L’ultima volta che siamo stati bambini – Fabio Bartolomei

8869639_3554232.jpg

Trama

Cosimo, Italo e Vanda sono bambini di appena dieci anni con i sogni, la voglia di scoprire il mondo e la spensieratezza dell’infanzia intrappolate dalla seconda guerra mondiale. Mentre l’intera nazione vacilla, i tre, di fronte alla scomparsa di un amico, non hanno dubbi: devono partire per una missione di soccorso. La loro fuga darà il via a una seconda, disperata missione di soccorso, quella di una suora e di un militare in convalescenza che subito si mettono sulle loro tracce. La speranza di raggiungere i piccoli fuggiaschi in poche ore si dimostra fin dall’inizio un imperdonabile errore di calcolo. Equipaggiati con l’incoscienza che è patrimonio di ogni bambino, un’amicizia che diventa più forte di giorno in giorno e una misteriosa mappa, Cosimo, Italo e Vanda portano avanti con caparbietà la loro missione, tra avventure spericolate e voglia di libertà pagata a caro prezzo.

Voce di Roberto Roganti

Recensione a cura di Adriana Rezzonico

Per la prima volta mi imbatto in un libro di Fabio Bartolomei: “L’ultima volta che siamo stati bambini”, la sua ultima fatica letteraria. È l’ingresso in un mondo che potrebbe, a primo acchito, sembrare scontato, invece niente è come sembra, poiché l’autore innesta la trama in un periodo storico complesso, duro, cruento e attualissimo.

Bartolomei racconta lo sguardo dei bambini, le loro voci angeliche, le menti plasmabili ma anche determinate, l’innocenza, la forza delle loro gambe esili che saltellano sopra le macerie.

“Cosa sta accadendo di preciso là fuori, Cosimo non lo sa”. È nell’età in cui le risposte si cercano nello sguardo dei genitori o, nel caso, del nonno. Ha solo nove anni e mezzo e non comprende perché non possa uscire da quel cortile.

L’autore è un vero stratega, riesce a far apparire tutto come fosse un gioco: alcuni dialoghi sembrano soffiare leggeri sull’anima però poi l’incendiano, la rendono viva. Le dita scorrono sulle pagine con delicatezza, quasi fossero di carta velina e le lacrime, a volte, scendono copiose. In alcuni capitoli è quasi come stare seduti tra di loro mentre si grattano le crosticine alle ginocchia, racchiuse contro il petto. L’autore si avvale di una scrittura che a tratti accarezza il lettore, ma sa anche schiaffeggiarlo per riportarlo alla spietata realtà.

Sono luoghi come “la panchina delle scuse” che mitigano la durezza della vita e spaccano il cuore… e poi ci sono Vanda e Suor Agnese, con la loro complicità e la loro fermezza. La bambina, seppur con un fisico sgraziato, poco femminile, è arguta, scaltra, quasi adulta e, confesso, ha fatto breccia nel mio cuore! E poi domande che mi rattristano che sono però il nucleo della storia: “Chi sono i ladri di amici e dove sono diretti quei treni?” O ancora frasi come: ”Dio a volte  nasconde la bellezza”.

Va detto che Dio, magari, non sempre si rende conto che si può piangere anche di fronte alla bellezza delle parole, quelle dense e sapientemente usate, quelle dettate da una potente carica umana.

In conclusione: Fabio Bartolomei ha scritto una storia davvero interessante… vi aspetta in libreria!

Dettagli

  • Genere: narrativa storica
  • Copertina flessibile:205 pagine
  • Editore: E/O (7 novembre 2018)
  • Collana:Dal mondo
  • Lingua:Italiano
  • ISBN-10:8833570053
  • ISBN-13:978-8833570051

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.