Oggi parliamo con… Antonella Polenta

A cura di Miriam Salladini

Buongiorno Antonella, eravamo in attesa di averti ospite nel nostro blog per conoscerti meglio e farti alcune domande sul tuo nuovo romanzo “Talvolta un libro”. Parto subito con la prima domanda:

1) Chi è Antonella Polenta oltre ad essere una scrittrice?

Non amo parlare di me. In ogni caso mi piacerebbe poter rispondere: è una scrittrice a tempo pieno, che della scrittura ha fatto la sua professione, invece ho un lavoro che mi assorbe molto, costringendomi a compiere delle imprese rocambolesche per trovare lo spazio da dedicare alla scrittura. Talvolta sono costretta ad alzarmi all’alba o a tirare fino a tardi finché gli occhi mi si chiudono e la testa mi ronza.

2) Quando è nata la tua passione per la scrittura?

Avevo 8 anni quando ho iniziato a scrivere poesie. In seguito mi sono cimentata con i racconti perché ho avvertito l’esigenza di passare a qualcosa di più strutturato, complesso, meno estemporaneo. Infine sono approdata ai romanzi.

3) Ci racconti l’emozione del tuo primo libro pubblicato?

Una forte emozione l’ho provata quando ho vinto un premio di una certa rilevanza per la poesia, con tanto di cerimonia nella sala del comune e l’offerta gratuita di un soggiorno per due persone nelle Langhe. E anche quando mi sono aggiudicata il primo posto per la sezione narrativa al Premio Internazionale Letterario “Anguillara Sabazia Città d’Arte”, ritenuto di prestigio. Sinceramente non ricordo di aver provato la stessa emozione per la pubblicazione del mio primo libro, forse perché si trattava di una silloge di poesie alla quale attribuivo un minor peso.

4) Adesso ci dici come scrivi e come scegli le storie dei tuoi libri?

A volte è sufficiente una frase o un’immagine per far nascere dentro di me il desiderio di scrivere una storia. Per “Talvolta un libro”, invece è stato diverso. Da quando mio nonno commissionò una ricerca araldica per risalire alle origini del mio cognome, la presumibile discendenza dalla nobile casata dei “da Polenta”, originari di Ravenna, mi ha colpito a tal punto da farmi pensare spesso al personaggio di Francesca, conosciuta dai più come Francesca da Rimini e non come Francesca da Polenta, che era il suo cognome da nubile.   

5) Esiste un libro che ha avuto una grande influenza nella tua vita? C’è uno scrittore che consideri il tuo mentore?

Sono molti i libri che ho letto con grande piacere. Uno di questi è “l’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, che ho letto per ben tre volte. Un altro, di genere completamente diverso, è “la storia infinita” di Michael Ende. Quest’ultimo mi ha spinto a scrivere una storia fantasy per ragazzi, non ancora pubblicata. Uno scrittore che ho molto apprezzato è Italo Calvino, di cui credo di aver letto tutta la produzione letteraria. Mi sarebbe piaciuto avere il suo stile e la sua ironia, forse potrei considerare lui come mio mentore.    

6) Può uno scrittore distinguere tra i suoi libri, quello preferito? Tu quale preferisci?

Credo di sì, anche se vale il detto “ogni creatura è bella a mamma sua”. A parte questa battuta, direi che dipende dal genere. Se mi si chiedesse qual è il tuo libro giallo preferito, risponderei “Murder. Omicidi a Natale”.  Invece per il genere storico “Talvolta un libro”. Nel caso delle sillogi di poesia, potrei rispondere che in ognuna c’è qualche componimento che amo più degli altri.

7) Com’è nata l’idea di scrivere “Talvolta un libro”?

Poiché mi piace sperimentare e cimentarmi in generi letterari diversi, dal noir al thriller, dal fantasy alla fantascienza, dal giallo all’horror, il romanzo storico non era ancora uscito dalla mia penna di scrittrice. E quale storia migliore da raccontare, se non quella vissuta da una mia antenata in un’epoca d’intrighi, potere e lotte intestine fra famiglie?

8) Il tuo nuovo romanzo è il frutto di un’accurata analisi storica. Hai impiegato molto tempo per scriverlo?

Ho impiegato molto tempo nella ricerca bibliografica necessaria per tratteggiare i personaggi storici e risalire alle loro vite. Mi sono recata nelle biblioteche e ho visitato Gradara, l’ameno borgo medievale situato nelle Marche, che fa da cornice alla vicenda narrata. Per la ricostruzione dell’epoca medievale ho letto e consultato svariati libri e visitato numerosi siti web. Una volta acquisita la documentazione, il passo per scriverlo è stato relativamente breve.

9) Quali sono state le difficoltà più grandi che hai incontrato nella promozione del tuo ultimo romanzo?

Più che altro mi aspettavo maggiore collaborazione da parte della casa editrice nel trovare recensori, invece le recensioni al libro le ho ottenute da sola. In ogni caso, per amor del vero, l’editrice sta partecipando a numerose fiere librarie, nelle quali propone tutte le opere da lei editate.   

10) Scegli tre aggettivi per definire il tuo libro.

Appassionato, coinvolgente, storico.

11) Perché un lettore dovrebbe comprare il tuo libro?

Perché è adatto a un folto pubblico, da colui che ama i romanzi storici a chi ama, invece, le atmosfere medievali o ancora chi apprezza le storie passionali.

12) Il blog ha una tradizione: l’intervista si conclude con la citazione e ricetta preferita dell’autore. Le tue quali sono? Grazie ancora per averci concesso questa bellissima intervista. Intanto consiglio la lettura di “Talvolta un libro” a tutti gli amici lettori.

Come ricetta consiglio l’oca arrosto, non tanto perché sia il mio piatto preferito, anche se non lo disdegno, piuttosto per rispettare la tradizione medioevale. 

Oca arrosto

Per preparare l’oca arrosto si devono mescolare 4 o 5 spicchi d’aglio schiacciati insieme a erbe tritate e bagnate con l’aceto: per la precisione, un mazzetto di prezzemolo, quattro foglie di alloro fresco, un rametto di salvia e uno di rosmarino. S’inserisce il ripieno all’interno di un’oca precedentemente svuotata. Una volta che è stata ricucita, si mette l’oca in una leccarda e si lascia arrostire in forno ben caldo (20 minuti per ogni mezzo chilogrammo). Quando è arrostita, si pone l’oca in una pirofila, si aggiungono 15 cl di acqua, una spremuta di 2 limoni e il sugo della leccarda, poi si mette sul fuoco e si porta a ebollizione, lasciando bollire il tutto ancora per un po’.

BUON APPETITO!

Citazione dal Canto V dell’Inferno di Dante, versi dedicati dal Sommo Poeta a Paolo e Francesca.

Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e senza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser  basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.                

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