Da qui ho un posto comodo – Andrea Magno

Dalla prefazione di Enrico Nascimbeni:

Ed ecco arrivare “Da qui ho un posto comodo”. Il titolo è molto bello. Il contenuto pure. Le tre S di Andrea sono a mio parere Solitudini, Sicilia e Sensualità. Dal primo libro il modo di scrittura è cambiato. In meglio. Il poeta per dire “culo” scrive “culo”. Perché di culi di donna si tratta. Concordo. E poi c’è il mare. Costante presenza nei versi che ho letto. Il mare è uno sguardo di felicità e tristezza. Come il culo. Come le lacrime. Protagoniste della poesia “La mafia siamo noi”. Un tema che sta molto a cuore ad Andrea. Lo schifo di Cosa nostra. Lo sdegno in versi di un siciliano di fronte a chi comanda. Perché comandano ancora. In ogni piega del nostro paese.

 

Recensione a cura di Stefania Ghelfi Tani

“Laetus deget cui licet in diem dixisse vixi”. Scomodo Quinto Orazio Flacco per introdurre i pensieri, le riflessioni, le emozioni che mi ha donato, ancora una volta, Andrea Magno con il suo secondo libro.

“È felice chi, giorno per giorno, può dire: ho vissuto!” Questo è il concetto che, secondo me, l’autore vuole trasmetterci, infonderci, invitarci a perseguire. Comunque vada, viviamo, assaporiamo l’attimo, mordiamo il momento e tratteniamolo per quanto ci è possibile.

Ancora una volta il protagonista è l’amore che si riversa su due isole bellissime e selvagge, passionali e tormentate: la Sicilia e Lei.

La terra tanto amata, arsa dal sole, con il suo mare, il suo cielo blu, il suo vento, pervasa dal mostro della Mafia incistato nel territorio e nell’animo come un cancro inespugnabile che si vuol combattere.

Lei dal corpo vivo che ama e ferisce, che si dona e fugge, che c’è intensamente e altrettanto fortemente è assente.

Magno trema di fronte ad entrambe che lo attraggono e lo invitano alla carezza, all’abbraccio, al bacio ma al contempo lo rifuggono, lo feriscono, si fanno desiderare.

Tra le pagine si avverte che ogni attimo di tempo è prezioso e rubato, effimero e intenso, l’attesa è insieme dolce e frustrante, l’aversi è il sogno che si avvera e che lascia cicatrici, la solitudine gioca a scacchi con l’unione, la sensualità e il desiderio incombono come rapaci pronti a ghermire corpo ed anima, il coraggio di amare è un tango tra la lontananza, il distacco e gli incontri fugaci come battiti d’ali di farfalla, meravigliosi, brucianti e in un attimo dissolti.

Ci sono parole che ricorrono sovente, come un leitmotiv, un fil rouge che lega ogni poesia: sangue, carezze, cielo, mare, pelle, corpo, bacio, anima, passione, silenzio, inchiostro, effimero, sogno, pioggia, dolore, vento, paura.

Voci che si rincorrono, si prendono a braccetto, si schiaffeggiano e che hanno il sapore dei sentimenti, il rumore del tempo, il profumo delle stagioni.

Molte le parole, ritrovabili soprattutto nei titoli ma anche all’interno dei testi, come ad esempio: “Persone mai (i)sole, / un (ab)braccio di mare” (da “Guardando dall’alto verso sud”), “(sci)volo nel piacere” (da “Indizi”), “(Dis)incanti”, “(D)esistiamo”, “La tentazione di(re)sistere”, che rivelano la scelta intrigante dell’autore di giocare con il duplice significato, a volte contrapposto, di un termine, regalando una lettura binaria di uno stato d’animo, di un pensiero, di un sentire.

La sofferenza, come nel primo libro “Sotto falso nome”, permea ogni pagina: “un massacro / senza via d’uscita” (da “Sete”); anche quando si assapora il piacere, si avverte sempre la non possibilità di vivere appieno ciò che si vorrebbe.

Ma c’è anche una sorta di rassegnazione nel poter vivere solo l’attimo che, proprio per questa sua fugacità e fragilità, diventa potente o nel ricordare la bellezza di una terra martoriata dal crimine: “è caos / nel desiderare qualcosa / senza avvertirne la mancanza” (da “Inaspettatamente”).

Non si dimentica la sensualità che in questa opera si fa più esplicita, mai velata e ci fa “vedere” e “toccare” amore e passione, come nelle poesie “Mani”, “Vivendo”, “Non solo una iperbole”.

Forte è anche la presenza, tra le righe, della “scrittura stessa” quando si arriva quasi a confondere il sangue con l’inchiostro, la pelle con un foglio, le mani con le parole, il dolore con l’alfabeto. Magno verga il suo respiro su carta ma anche sul corpo, nel cuore, nella mente.

Riprendo, mutandoli, due versi dell’autore: Siate commossi lettori dello spartito di Andrea Magno!

 

Dettagli

  • Genere: Poesia
  • Copertina flessibile: 160 pagine
  • Editore: Chiaredizioni (1 Giugno 2017)
  • Collana: Libero (il) pensiero
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8885561004
  • ISBN-13: 978-8885561007

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