Oggi parliamo con… Claudia Cocuzza

Intervista a cura di Marika Campeti

Oggi ho il piacere di intervistare la mia amica e “collega” Claudia Cocuzza, caporedattrice insieme alla sottoscritta della rivista letteraria Writers Magazine Italia, diretta da Franco Forte. Mi permetto di fare un piccolo approfondimento personale perché su Giallo e Cucina mi sento a casa: io e Claudia siamo amiche da poco, ma ci siamo trovate subito in sintonia, e abbiamo un legame in comune molto singolare: Claudia è la farmacista del paese siciliano d’origine dei miei nonni: Calatabiano.

Claudia, è appena uscito il tuo romanzo d’esordio “ La partita di Monopoli” vincitore del premio Garfagnana in Giallo. Ci vuoi raccontare cosa hai provato quando hai saputo di aver vinto?

Potrei cimentarmi nell’inventare una risposta fighissima, ma Marika ha imparato a conoscermi e sa che quello che sto per dire corrisponde alla verità: non l’ho capito, non ho afferrato immediatamente la portata di quello che è successo e sono rimasta stordita e incredula per ore. Intanto la cerimonia di premiazione delle varie categorie rappresentate al “Garfagnana in Giallo Barga noir” è stata molto lunga; iniziata alle 16 del 16 luglio con 40°C e due figlie al seguito, di cui una che a intervalli di mezz’ora aveva necessità fisiologiche impellenti (fame/pipì/fame/…), è giunta a termine alle 19 passate con il mio sistema nervoso a pezzi, ma la cosa fantastica è stata che, dopo aver assistito alla proclamazione dei vincitori nelle altre categorie, quando finalmente è giunto il momento di premiare il romanzo inedito, gli organizzatori, Fabio Mundadori e Andrea Giannasi, ci hanno salutati lasciando spiazzati noi finalisti. Quindi, mentre mi interrogavo insieme agli altri su quello che era successo, Fabio e Andrea si sono ricordati che mancava l’ultima categoria e mi hanno chiamata, ma io non ho sentito, perciò mio marito mi ha lanciata letteralmente sul palco al grido di : “Vai, hai vinto!”. Ecco, è andata così.

Come nasce l’idea di origine del tuo romanzo? Come ti è venuta l’ispirazione?

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OGGI PARLIAMO CON…Daniela E.

Intervista a cura di Gino Campaner

Ciao Daniela, benvenuta nello spazio interviste del blog Giallo e cucina. Grazie per aver accettato il nostro invito. Sono contento di poter fare un po’ di chiacchiere insieme a te. Di poterti conoscere meglio. Hai scritto già diversi romanzi, hai spaziato in molti generi. Durante questa chiacchierata parleremo più o meno di tutti ma mi soffermerò maggiormente su gli ultimi due. Ma andiamo con ordine.

Prima di tutto ti chiedo di farci sapere un po’ di te: di dove sei? Cosa fai nella vita oltre a scrivere e se si può scoprire cose c’è dietro quella E. Lo so sono un po’ impertinente…

Ciao Gino e grazie per avermi proposto questa intervista. Fortunatamente non mi ha chiesto l’età (tiro un sospiro di sollievo) sono nata a Napoli dove vivo attualmente con il mio cane Argon, dopo aver girovagato un po’ per il mondo e aver vissuto dieci anni a Pavia. Oltre a scrivere ho fatto diversi lavori nella vita, dall’animatrice turistica all’istruttrice di Zumba, e ora lavoro in un Caf. Per quanto riguarda la “E.” del mio cognome, come potrà essere facilmente intuibile ora che conosci le mie origini partenopee, sta semplicemente ad abbreviare Esposito; ho preferito mantenere solo la lettera iniziale perché è un cognome piuttosto diffuso a Napoli, ma allo stesso tempo non volevo abbandonare totalmente le mie origini. Forse è anche in onore di ciò che mi sono astenuta dal lasciarmi trasportare dalla reincarnazione di Malefica (Maleficent) che è in me e dal risponderti ironicamente con un aforisma di Oscar Wilde: “La gente ha un’insaziabile curiosità di conoscere tutto, tranne ciò che vale la pena sapere”.

Come mai e quando hai deciso di iniziare a scrivere?

Ho iniziato a leggere e scrivere piuttosto presto, a cinque anni, perché volevo leggere le fiabe e le favole per conto mio e da sola e la passione per la vera e propria scrittura è nata di pari passo a quella per i libri, come se fosse qualcosa di naturale e indispensabile, poi quando mi sono appassionata alla saga di Harry Potter ho iniziato a scrivere dei veri e propri racconti e ho capito che la scrittura sarebbe stata la mia passione principale e che sarebbe potuta diventare un vero e proprio mestiere.

Oltre a scrivere sei anche una lettrice? Hai un genere preferito? 

Chiaramente da scrittrice sono principalmente una lettrice, il mio genere preferito è certamente il thriller, seguito di pari passo dall’horror (in pratica i genere che amo scrivere) amo anche i libri di fantascienza e fantasy ma solo particolarmente severa nella scelta in questi due casi, mentre il più delle volte evito lo storico e il romantico (quello esclusivo)

Da dove nascono le tue storie? Elabori notizie che leggi o sono esclusivamente di fantasia? I personaggi dei tuoi libri sono stati ispirati da persone reali?

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OGGI PARLIAMO CON…Lilli Luini

Speciale Andremo a mietere il grano

Intervista a cura di Gino Campaner

Ciao Lilli, bentrovata e bentornata nello spazio interviste del blog Giallo e cucina. Grazie per aver accettato il nostro invito. Qualche tempo fa abbiamo già avuto modo chiacchierare approfonditamente dei tuoi libri e della tua scrittura. Per chi volesse leggerla trova l’intervista a questo link: https://gialloecucina.wordpress.com/2022/02/11/oggi-parliamo-con-lilli-luini/

Oggi invece parleremo (quasi) esclusivamente del tuo ultimo romanzo: Andremo a mietere il grano, uscito lo scorso mese di ottobre e pubblicato dalla casa editrice Il vento Antico. Partiamo senza altri indugi con la prima domanda.

La prima curiosità che ogni lettore che conosce i tuoi libri precedenti vuole soddisfare è sicuramente sapere perché questo tipo di romanzo. Mi spiego, Lilli Luini sia in coppia che singolarmente ha sempre scritto gialli, peraltro pregevolissimi. Adesso un libro di narrativa che parla di famiglia e di rapporti parentali. Come mai?

Questa è una storia che ho in mente da almeno dieci anni. Il raccontarla pian piano è diventata una necessità e sono contentissima di averlo fatto. Ma non significa che lascerò il poliziesco, tutt’altro, e non significa neppure che scriverò altri romanzi che parlano di rapporti familiari. Dipende da quel che si presenta nella mia testa. Del resto ho scritto anche due romance.

Raccontaci un po’ la trama del romanzo facci venir voglia di leggerlo.

Siamo in un piccolissimo paese del Varesotto (che ho inventato di sana pianta per evitare che qualcuno pensi di riconoscere questo o quello). Qui, dopo quarant’anni d’assenza, torna Mary – un tempo Maria Gabriella, detta Ella. Qui è cresciuta insieme alle sue sorelle Maria Pia e Maria Beatrice (la madre era monarchica e prendeva i nomi dai Savoia), in una famiglia di quella borghesia arricchita con un po’ di puzza sotto il naso. Qui sono arrivate molte famiglie dal Sud, alla ricerca di una vita migliore, trovando ostracismo e disprezzo. Quando Maria Pia si innamora di Michele, un bel ragazzo moro e lavoratore ma con l’imperdonabile colpa di essere calabrese, la vita prende una svolta da cui nessuno potrà tornare indietro. 
Non dico di più per non svelare…

Hai affrontato temi importanti e molto attuali anche se i fatti salienti che racconti appartengono alla metà degli anni sessanta. Purtroppo molti mal costumi dell’epoca non sembrano essere molto migliorati ai giorni nostri. Sono solo cambiati i destinatari di odiosi pregiudizi. Mi azzardo anche a dire che Andremo a mietere il grano è un romanzo in parte autobiografico non fosse per altro perché la protagonista è una fotografa come te. Raccontami la genesi di questa storia. Quando e come è nata?

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Oggi parliamo con… Thomas Melis

Intervista a cura di Dario Brunetti

DB – Diamo un caloroso benvenuto su Giallo e Cucina a Thomas Melis in libreria con il suo ultimo romanzo Milano il mondo non cambia, uscito per la Fratelli Frilli editori, partiamo subito con la prima domanda: Milano è la città dei due volti per eccellenza, quanto è cambiata, secondo te questa metropoli con il passare del tempo, diventandone il simbolo delle diseguaglianze abitative, la parte più ricca e lussuosa contrapposta alla periferia e al degrado?

Ti ringrazio per questa intervista, Dario, e ne approfitto per fare un grande saluto ai lettori del blog. Milano è cambiata molto nell’ultimo decennio, diventando una metropoli globale grazie anche al successo di Expo 2015 e alla realizzazione dei tanti progetti immobiliari che hanno preceduto e seguito quell’evento di rilevanza planetaria. Il problema è che queste fantastiche trasformazioni e innovazioni sono state accompagnate da un parallelo allargamento della forbice tra coloro che hanno ogni cosa che coloro che, invece, non hanno nulla. Ai grattacieli luccicanti del centro e dei quartieri riqualificati fanno da contraltare i palazzoni dell’ALER che cadono a pezzi in periferia, dove migliaia di appartamenti restano sfitti in una dinamica che favorisce la speculazione sul prezzo delle locazioni, e delle stesse abitazioni, ormai assestato livelli insostenibili, e condanna centinaia di famiglie all’occupazione o a cedere al racket dell’abusivismo. Tale situazione è raffigurata perfettamente da Piazzale Segesta, nel quartiere San Siro, una sorta di limes tra il nord delle ville di lusso e il sud delle case popolari degradate.

DB – A metà degli anni 90, precisamente nel 1994 è stato accertato l’insediamento delle più potenti cosche criminali appartenenti all’Ndrangheta sul territorio lombardo, tu ne fai un’eccellente ricostruzione in questo ottimo volume, che emozioni hai provato e come nasce questa opera letteraria?

Era una realtà impossibile da ignorare. Nonostante sia stata negata fino a tempi recentissimi, e tutt’oggi non riceva la giusta attenzione, era peraltro nota, a coloro che si occupano della criminalità organizzata, da almeno vent’anni prima del ’94. “Milano. Il mondo non cambia” però è un lavoro che cerca di affrontare principalmente un altro tipo di tematica. Quello della zona grigia, dei consulenti, avvocati, banchieri, broker, che permettono ai clan di riciclare e rinvestire il denaro nell’economia lecita. C’è una frase che tra gli addetti ai lavori si ripete spesso quando si parla di criminalità organizzata: la forza della mafia è fuori dalla mafia. Ecco, il mio romanzo vuole esplorare quel “fuori”.

DB – Ci descriveresti i protagonisti di Milano il mondo non cambia, nei loro aspetti, caratteristiche e peculiarità?

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Oggi parliamo con Jo Lancaster Reno e Gianfranco Nerozzi

Intervista a cura di Massimo Ghigi

Non capita spesso di poter intervistare un autore e il suo traduttore italiano! Capirete bene quindi come mi senta un privilegiato. In occasione dell’uscita nelle edicole del volume ‘Il Provocatore. Il nulla è per sempre’, pubblicato nella storica collana ‘Segretissimo’ dedicata alla narrativa di genere spy-action, ho avuto il grande piacere di scambiare due parole con il misterioso scrittore Jo Lancaster Reno e con il suo traduttore ufficiale Gianfranco Nerozzi, autore noto agli amici di GialloeCucina, avendolo già intervistato nel 2019, in occasione dell’uscita del suo romanzo medical-noir ‘Bloodyline’ edito da Ink Edizioni.

GeC: Cominciamo da te Jo e grazie ancora per la tua disponibilità! Per prima cosa ti chiedo di presentarti agli amici che seguono il blog anche se, chi come me, legge da tempo i romanzi della collana Segretissimo di Mondadori, ti conosce e ti apprezza dal lontano 2003, anno di uscita della prima avventura della serie ‘Hydra Crisis’! Quando lessi la tua biografia all’interno del primo libro che mi trovai tra le mani ti confesso che pensai subito: “Cavoli, quest’uomo non poteva fare altro che lo scrittore di romanzi di spionaggio!”

JLR: Beh… non  posso dire molto di quello che sono nella mia vita privata. Perché se lo facessi, perdonami questa battuta fin troppo abusata, dopo dovrei ucciderti! Pensandoci: dopo dovrei anche fare fuori tutti coloro che avranno letto l’intervista. Insomma, ne verrebbe fuori una bella strage! A parte gli scherzi: ci tengo alla mia riservatezza.  Solo da poco ho accettato di mostrare la mia faccia e già questo mi crea un certo disagio.  Ma per il resto: nella  mia biografia ufficiale si parla di una figura avvolta nel mistero e così dovrà rimanere. Per quanto riguarda invece quello che sento di essere come scrittore, potrei definirmi un  mescolatore e allo stesso tempo un agitatore, con buona pace dei cocktail Martini del buon James Bond. Un autore che ama  inserire  ed amalgamare nelle proprie ricette narrative  disparati ingredienti. Trame  di spy story e di action insaporite da  sapori e aromi  sorprendenti.  Un  pizzico di horror, tanto glamour, un buona dose di fantascienza (riferita più che altro a trovate tecnologiche non ancora esistenti o in procinto di esserlo…), sano e sfrenato erotismo. Ma anche  profonda introspezione e  meditazione filosofica. Iniezioni di adrenalina  allo stato puro e  carezze sul cuore (per non dire di peggio).  Tutto per coinvolgere il lettore al massimo. Agitarlo.

GeC: Esce proprio in questi giorni nelle edicole italiane il terzo volume della serie de ‘Il Provocatore’ alias Julian Bruce, agente dell’agenzia di sicurezza Homerus Security. La nuova avventura dal titolo ‘Il nulla è per sempre’ fa seguito ai precedenti due capitoli ‘Come il mondo vuole’ e ‘La morte non basta’. Vuoi presentarci tu Julian Bruce e parlarci della Homerus Security?

 JLR:  Figlio di un eroe di guerra, Julian Bruce, ha passato i primi vent’anni della sua vita a cercare  con fatica la sua personale strada del guerriero, per omaggiare il padre morto, ma non solo. Spinto da un retaggio genetico impossibile da ignorare, ha frequentato l’accademia  militare di West Point, lasciandola all’ultimo anno a causa di un incidente di percorso dovuto al suo carattere ribelle.  Indottrinato da un maestro di arti  marziali di razza Seminole, brother in arms di suo padre,  affina  profondamente la sua capacità di combattimento a mani nude, imparando tecniche  che pescano nella cultura guerriera dei pellerossa oltre che nelle discipline orientali. Una sorta di mix assolutamente letale di  art fighting che lo  plasma  profondamente nel corpo e nello spirito. Dopo aver fatto il mercenario per  diversi anni ,  durante una missione in Siria, perde la donna amata durante una sparatoria. Allora  decide di lasciare la strada delle armi. Si trasferisce in Francia  e, sfruttando la sue notevoli capacità amatorie, si mette a fare il gigolo d’alto bordo.  Frequenta il jet set, guida auto di lusso.  Fa una bella vita, vestendosi con abiti firmati, allenandosi in palestra,  giocando al casino. Ma il destino bussa alla sua porta e il passato che si era lasciato alle spalle torna a farsi sentire con voce da incubo.  Gli viene proposto di arruolarsi nell’Homerus security, una agenzia privata che fornisce agenti provocatori per  conto  dei servizi di intelligence della NATO.  E naturalmente, lui accetta.

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Oggi parliamo con… Luigi Calisi

Ho conosciuto Luigi Calisi di persona al Terracina Book Festival, abbiamo condiviso il palco del bellissimo teatro romano, e una chiacchiera tira laltra ne è nata un’intervista intorno al suo romanzo Il mondo finisce allorizzonte” per il blog Giallo e Cucina.

A cura di Marika Campeti

Il tuo romanzo è ambientato ai Caraibi, in unepoca lontana e spietata. Pirati, velieri, tesori e spargimenti di sangue. Come ti sei documentato per ricostruire luoghi e ambientazione storica?

Ho letto alcuni saggi che approfondivano il periodo storico di riferimento, in particolare l’epoca d’oro della pirateria e i conflitti coloniali del diciottesimo secolo.  Mi hanno aiutato anche alcuni dipinti d’epoca: mi è sempre utile avere dei riferimenti iconografici cui ispirarmi. Per i luoghi, invece, ho fatto ricorso persino a degli opuscoli turistici! Una curiosità: quando ho scritto il libro non ero ancora mai stato nei Caraibi, quindi ho ricostruito tutto a distanza. Un po’ come Salgari oltre un secolo fa, ma con l’aiuto fondamentale di Internet! In ogni caso, per i più curiosi, ho inserito un’appendice storico-geografica alla fine del libro per orientarsi tra ciò che è vero e ciò che è inventato.

Leggendo il tuo romanzo ho avuto limpressione di tornare indietro nel tempo, alle letture che facevo da ragazzina. Lisola misteriosa, I figli del capitano Grant, Lisola del tesoro, Il corsaro nero…Tutti romanzi che mi avevano appassionata tanti anni fa e che ho poi dimenticato in uno scaffale della libreria. Il tuo intento con Il mondo finisce allorizzonte” è farci tornare i sognatori che eravamo da bambini?

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Oggi parliamo con… Philip D. Kutnetsov

a cura di Dario Brunetti

Diamo un caloroso benvenuto su Giallo e Cucina a Philip D. Kutnetsov, in libreria col suo romanzo d’esordio The butcher. Il risveglio di Steven uscito per la Vallecchi editore di Firenze, ambientazione di questo action thriller, partiamo con la prima domanda come nasce l’idea di questa opera e cosa rappresenta per lei questa magnifica città madre del Rinascimento?

Un caro saluto a tutti. Ho abitato a lungo in Italia: Roma, Palermo, Milano… e  quando sei anni fa sono rientrato negli Stati Uniti mi sono riproposto di scrivere una storia ambientata in quello che considero il più bel paese del mondo. Volevo fare un esperimento: trapiantare un italoamericano molto particolare nel paesino di origine della sua famiglia, non lontano appunto da Firenze, patria indiscussa dell’arte.

Il protagonista è Steven Minnelli, italo americano di professione macellaio e con un passato da medico nell’esercito americano, come nasce questo personaggio?

Ho due cari amici: uno dei tempi del college, Bob, che poi ha intrapreso la carriera di medico militare proprio nel corpo dei Marines partecipando a operazioni militari in alcune zone “calde”. L’altro si chiama Fausto, abita ad Arezzo e fa il macellaio di quarta generazione. Dal punto di vista del carattere, Minelli è ispirato a loro, anzi direi che è una sorta di mix.

La storia tocca una tematica sociale di estrema attualità come la pedopornografia e il coinvolgimento addirittura di un politico, ad esempio l’Inghilterra ha fatto un passo decisamente importante sulla  l’operazione antipedopornografia denominata “Clean Feed“ e portata avanti da Internet Watch Foundation e sostenuta da British Telecom dove si è cercato di portare ad una netta diminuzione di siti di pornografia, quanto c’è ancora da fare su una problematica del genere e ritiene che ancora oggi altri paesi sono ancora indietro nell’intraprendere un’azione incisiva contro questi siti?

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Oggi parliamo con… Scilla Bonfiglioli

Intervista a cura di Massimo Ghigi

Siamo nuovamente in compagnia di una scrittrice che, personalmente, ammiro tantissimo, sto parlando di Scilla Bonfiglioli che avevamo lasciato non molto tempo fa alle prese con le gesta di Tullo Ostilio! Risale infatti al 2021 la pubblicazione del romanzo scritto insieme a Mina Alfieri e Franco Forte, facente parte della serie pubblicata da Mondadori e dedicata ai sette re di Roma. Scilla per prima cosa ti ringrazio ancora una volta per essere con noi di GialloeCucina a parlare di te, delle tue pubblicazioni e di tanto altro!

GeC: E’ appena uscito in tutte le edicole ‘Morte ad Ankara’ la nuova avventura di Nero & Zagara pubblicata nella collana Segretissimo dedicata alla narrativa spy-action. Questo è il secondo romanzo sulla lunga distanza dedicato alla coppia di mercenari protagonisti di ‘Fuoco su Baghdad’, romanzo trionfatore nel 2019 del Premio Altieri come miglior romanzo inedito di spionaggio. Vuoi presentarci questo letale e affiatatissimo duo? Cosa ti ha ispirato la nascita dei tuoi protagonisti?

SB: Ciao, Massimo! E un saluto a tutti i lettori di GialloeCucina, sono felice di essere di nuovo vostra ospite. Questo è un appuntamento che non vorrei perdermi per niente al mondo.

Vi presento i protagonisti della mia serie spy-action con immenso piacere, sperando che possano vivere nelle vostre fantasie come fanno nelle mie.

Nero e Zagara sono una coppia di mercenari. La più letale coppia di mercenari del Medioriente, almeno questo è quello che si dice di loro.

Nero è un uomo misterioso, silenzioso e letale, armato di due Heckler & Koch che sono diventate leggenda tra i suoi alleati come tra i suoi nemici. E’ uno stratega molto colto e con l’abitudine di comprare un libro di avventura all’inizio di ogni missione, magari in una libreria del Cairo o all’aeroporto di Tel Aviv. Ama leggerlo a Zagara nei momenti morti, quando i piani sono ormai tracciati e si tratta solo di aspettare l’attimo giusto per entrare in azione.

Ha amici scomodi in tutti i paesi mediorientali e nemici potenti annidati da Oriente a Occidente, tutte persone che pagherebbero oro per mettergli le mani addosso. E forse ce l’hanno fatta, perché l’ultima volta che lo abbiamo visto Nero era a terra, ferito mortalmente e lasciato a marcire in una strada di Istanbul.

Ma dicono di lui che abbia sette vite come i gatti, quindi non lo darei per spacciato.

Zagara era una bambina, costretta a prostituirsi in un bordello di Ankara, quando Nero l’ha trovata e l’ha presa con sé. Da quel momento è stata addestrata e preparata non solo per sopravvivere in un mondo di continui pericoli, ma per essere una delle migliori assassine sulla piazza.

Sono legati da un amore profondo e da una lealtà estrema, che li rende una coppia nel lavoro e nella vita: non c’è Nero senza Zagara e non c’è Zagara senza Nero.

E, senza di loro, probabilmente il Medioriente sarebbe una polveriera ben più esplosiva di quello che è.

Volete accompagnarli nella prossima avventura?

GeC: Te lo dico francamente, ho da poco finito di leggere ‘Morte ad Ankara’ ed ho una voglia selvaggia di spoilerare a destra e a manca! Sì perché questo romanzo è veramente ricchissimo di sorprese e colpi di scena! Ritroviamo la nostra Zagara alla ricerca di Nero, che crede ancora vivo dopo che è caduto sotto il fuoco nemico. E’ un percorso ricco di insidie ma che affronta con una tenacia e una determinazione feroci e, tra l’altro, non sarà neanche sola perché molte persone sono debitrici nei confronti di Nero. Cosa puoi raccontarci di questo nuovo libro?

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Oggi parliamo con… Alessandro Troisi

Diamo un caloroso benvenuto su Giallo e Cucina ad Alessandro Troisi; in libreria con il suo ultimo romanzo storico “La dinastia dei re”. Partiamo subito con la prima domanda:

– Ciao Alessandro, raccontaci come e quando è nata la tua passione per la scrittura.

Innanzitutto, grazie per lo spazio dedicatomi e per l’opportunità di essere presente su questo bel blog. Ho sempre sentito la passione per la scrittura, fin da quando ero molto piccolo, come se fosse qualcosa di connaturato. Da bambino amavo i libri, adoravo il profumo della carta, e l’esperienza immersiva che sapevano regalare.

– Da cosa nasce l’idea del tuo ultimo romanzo?

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Oggi parliamo con… Scarlett Phoenix

Abbiamo il piacere di avere con noi a GialloeCucina Claudia Zani, nome di battaglia Scarlett Phoenix, ed è quanto mai appropriato parlare di battaglia perché la nostra interlocutrice è la fresca vincitrice del ‘Premio Altieri’, il più importante riconoscimento per la letteratura di Spy-Action in Italia. Il suo esordio nella cosiddetta ‘Italian Legion’ si intitola ‘RED Reaper. Il gioco del diavolo’ ed è stato pubblicato nella prestigiosa collana ‘Segretissimo’ di Mondadori. Cerchiamo subito di conoscere meglio la protagonista della nostra intervista.

GeC: Claudia quando e come nasce il tuo alter-ego Scarlett Phoenix e a cosa è dovuta la scelta di un genere letterario, lo spionaggio d’azione, generalmente ad appannaggio degli uomini?

SP: Il placido fluire degli eventi non mi è mai interessato, ho sempre seguito l’attualità e in prima persona ho sperimentato come la vita sia un susseguirsi di situazioni che fanno parte di un enorme incastro frutto di fatalità e calcolo. Scarlett fa parte, a pieno titolo, di questo tipo di incastro. È ciò che potrei essere o, forse, ciò che sono stata in un’altra vita. 

Lo scrittore colombiano Gabriel García Márquez ebbe a dire che tutti gli esseri umani hanno tre vite: una pubblica, una privata e una segreta ma la scrittrice de ‘Il gioco del diavolo’ va ben oltre questa definizione. 

Scarlett può muoversi con agilità e sicurezza sul filo della lama, fa quelle cose che io non ammetterei mai di aver anche solo pensato. È la parte nascosta, quella sul lato in ombra della luna.  A volte la combatto ma spesso prende il sopravvento. Dove viva, cosa faccia, cosa pensi, onestamente non lo so nemmeno io. Assomiglia molto a quelle creature delle favole che sbucano al momento giusto, più spesso in quello sbagliato, fanno ciò che devono e poi svaniscono nel nulla. Questo nel presente, ma l’alter ego fine a sé stesso nasce da esigenze diverse. Per anni ho bazzicato il mondo dei giochi di ruolo, roba decisamente nerd, lo ammetto, che mi ha formata per quanto riguarda l’azione. Nel gioco di ruolo il world building è importante, soprattutto nelle ambientazioni fantascientifiche o post-apocalittiche. Nella creazione delle ambientazioni mi sono spesso lasciata ispirare dai mondi sull’orlo dell’Armageddon creati da Alan D. Altieri. La sua Gottshalk Yutani è l’emblema assoluto della corporazione mondiale che stringe la mano a dio e al diavolo. Non ti nego che il mio primo amore è stato lo spionaggio, ma, come costruttrice di trame so quanto possa essere divertente scagliare i propri personaggi nel fuoco dell’inferno per farli emergere forgiati di nuove caratteristiche e consapevolezze. Chi ha amato L’Ulisse o l’Odissea non può non apprezzare l’azione che, dal mio punto di vista, non è fatta solo di bossoli roventi che schizzano da ogni parte.  Agire significa pianificare, ideare strategie e metterle in atto.  Un magnifico cavallo di Troia che può cambiare il corso degli eventi.

GeC: Un giorno ti arriva una telefonata e ti comunicano che sei la nuova vincitrice del Premio Altieri… ci racconti com’è andata e cos’hai provato la sera della premiazione, al MystFest di Cattolica, quando hai visto in anteprima sul mega-schermo la copertina del tuo libro?

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