I coniugi Rovelli (Fabio De Luigi e Valentina Lodovini) sono in crisi; mentre lui ha perso da tempo il lavoro, lei, dopo anni trascorsi a fare la mamma, ha trovato una soddisfacente dimensione professionale. Ormai è Carlo a occuparsi a tempo pieno della famiglia: cucina, pulisce, accompagna i bambini a scuola, va alle recite scolastiche e cerca di confrontarsi, con esiti non sempre felici, con i tre figli. Sono soprattutto i difficili caratteri e le crisi esistenziali dei ragazzi a rendergli la vita difficile: mentre, da una parte, l’adolescente Camilla è in piena fase ecologista, il più giovane Tito è affascinato dall’ideologia neonazista. Solo la piccola e simpatica Bianca riesce a strappare un sorriso al frustrato papà. La situazione precipita quando Giulia riceve un’inaspettata e allettante proposta di avanzamento professionale che la allontanerebbe però dalla famiglia. L’incarico infatti è a Stoccolma; per riuscire a ottenerlo deve superare un colloquio che si svolgerà proprio lì il giorno prima di Natale. Nonostante la rabbia iniziale, Carlo decide di sostenere la moglie e le propone di andare a Stoccolma tutti insieme, sperando così di farle capire quanto la famiglia sente la sua mancanza. Nel tentativo di ricucire i rapporti ormai incrinati tra i membri della famiglia, Carlo per il viaggio riesuma il loro vecchio camper, mezzo con cui in passato hanno trascorso tante vacanze spensierate. Fin dal primo momento però le buone intenzioni si scontrano con la realtà: la vetustà del camper, unita al freddo, al nervosismo della moglie e ai bisogni dei ragazzi, sembrano compromettere il viaggio. Lungo la strada la famiglia fa un incontro particolare: involontariamente Carlo investe uno strampalato personaggio in strane vesti (Diego Abatantuono) che afferma di essere Babbo Natale. L’uomo sostiene di essersi perso e chiede insistentemente alla famiglia di dargli un “passaggio” visto che stanno andando verso i paesi nordici. Agli occhi dei Rovelli l’individuo appare fuori di testa e anche un po’ rimbambito ma sotto insistenza dei ragazzi decidono di portarlo con loro per accompagnarlo a casa. Il viaggio con questo ospite buffo e surreale diventata un viaggio alla scoperta del senso della famiglia: Babbo Natale (tale si rivelerà essere veramente) riesce tra mille peripezie a tornare dai suoi elfi e, una volta a casa, spiega ai coniugi che il suo era stato un incidente volontario messo in scena per esaudire il desiderio espresso da Tito nella letterina di Natale in cui chiedeva, come regalo, di far riappacificare i genitori. La capacità dimostrata dai Rovelli di credere ancora nei sogni consentirà alla famiglia di tornare a essere felici e uniti.
Pinocchio, diretto da Matteo Garrone, è una nuova trasposizione cinematografica della celebre favola di Carlo Collodi, pubblicata per la prima volta nel lontano 1881. Il film ripercorre le avventure (e disavventure) del celebre burattino dal naso lungo, con tutti i personaggi principali del romanzo di Collodi: Geppetto, la Fata Turchina, Mangiafuoco, il Grillo parlante, Lucignolo, il Gatto e la Volpe, fino all’Omino di burro, il Tonno e la Balena. Una storia, quella del burattino di legno e delle sue peripezie, che ha affascinato intere generazioni di sceneggiatori e registi ed infatti si contano ben oltre 30 film: amata è ancora oggi la versione televisiva diretta da Luigi Comencini e trasmessa per la prima volta dalla televisione italiana nell’aprile del 1972.
Francia, 1894. Il capitano dell’esercito francese Alfred Dreyfus (Louis Garrell) viene pubblicamente degradato e condannato a un durissimo esilio sull’Isola del Diavolo perché ritenuto colpevole di alto tradimento. Alcuni documenti sembrano dimostrare una sua particolare vicinanza all’esercito tedesco, a cui l’uomo avrebbe passato segreti militari. L’evento ha una risonanza importante, non solo perché ritenuto una spia, ma anche perché il capitano è di religione ebraica. L’ufficiale Georges Picquart (Jean Dujardin), ex superiore di Dreyfus, dopo un anno dalla condanna del suo sottoposto viene nominato capo dei servizi segreti militari. Si rende conto subito che il processo è stato condotto sommariamente, anzi sembra essere stato costruito ad arte proprio per far ricadere la colpa su Dreyfus. Infatti il documento che proverebbe la colpevolezza del militare, e quindi il suo legame con l’esercito tedesco, reca la grafia di un’altra persona: il maggiore Ferdinand Walsin Esterhazy. Vincendo i suoi sentimenti antisemiti, Picquart ormai certo che le (deboli) prove siano state falsificate, cerca di far aprire un nuovo processo, in modo da far arrestare e condannare la vera spia; ma i suoi superiori si oppongono. Dichiarare l’errore getterebbe un’onta sull’esercito francese e renderebbe manifesta la corruzione che regna sovrana; inoltre, essendo Dreyfus ebreo, è il perfetto capro espiatorio. Ma Picquart, nonostante venga destituito dall’incarico e inviato in missione lontano dalla capitale francese, continua nella sua lotta per la giustizia, coinvolgendo il suo amico avvocato Louis Leblois (Vincent Pérez) che lo mette in contatto con personalità di spicco della politica e della cultura francese, fra cui lo scrittore Emile Zola (Andrè Marcon). Per fermare Picquart, i militari decidono di arrestarlo, ma proprio nel momento in cui sta per essere condotto al carcere, l’ufficiale scopre che il quotidiano L’Aurore ha pubblicato un acceso editoriale di Zola, dove si mette veementemente a nudo l’irregolarità e l’illegalità dell’affaire Dreyfus. Una fortissima ondata antisemita investe la Francia, che si divide fra innocentisti e colpevolisti; Zola viene condannato a un anno di carcere. Nel frattempo, Picquart riesce a far dichiarare al principale accusatore di Dreyfus, il capitano Hubert Joseph Henry, che in realtà la sua fu una falsa testimonianza. L’uomo in seguito viene trovato morto, apparentemente suicida. Dopo aver trascorso anni terribili in esilio, Dreyfus viene rimpatriato per un secondo processo, mentre Picquart viene liberato; ma all’udienza decisiva il difensore della presunta “spia” viene assassinato e Dreyfus viene nuovamente condannato, sebbene con un esito più lieve. Dopo poco, il Presidente del Consiglio concede la grazia a Dreyfus; Picquart gli consiglia di continuare a battersi per una piena giustizia, ma l’uomo rifiuta. Dopo altri sette anni, in cassazione, il militare viene riconosciuto innocente e reintegrato nell’esercito. Dreyfus però non è soddisfatto e chiede un colloquio all’uomo che si è battuto per lui, Picquart, diventato ministro della guerra. Il capitano lamenta il non riconoscimento degli anni d’esilio la cui perdita non gli consente di progredire nella carriera militare. Il ministro gli consiglia di lasciar perdere perché il clima politico è nuovamente cambiato. Un freddo saluto dichiara mette la parola fine al loro rapporto: da quel momento non si vedranno mai più.
“Cerentola ll”da poco è diventata maggiorenne, infatti la prima uscita è stata nel 2002, il 23 febbraio negli Stati Uniti. Pochi rispetto all’ultra centenaria Cenerentola.
I Registi: John Kafka, Darrell Rooney hanno dato vita al sequel della storia amata dalle bambine e donne del piata Terr. Serie cinematografiche: Cinderella Film Series.
Gli anni più belli, il film diretto da Gabriele Muccino, è la storia di un gruppo di quattro amici, formato da Giulio (Pierfrancesco Favino), Gemma (Micaela Ramazzotti), Paolo (Kim Rossi Stuart) e Riccardo (ClaudioSantamaria). La loro amicizia dura da ben 40 anni, esattamente dal 1980 ad oggi, attraversando l’adolescenza fino all’età adulta. I tre uomini sono cresciuti insieme sin da giovanissimi per poi incontrare, durante gli anni del liceo, Gemma – unica donna del gruppo – di cui Paolo s’innamora immediatamente. La piccola comitiva ha affrontato cose belle, come speranze e successi, e momenti brutti, dovuti a delusioni e fallimenti. Ma al racconto di amicizia e di amore si intreccia inevitabilmente quella che è stata la storia d’Italia e di conseguenza degli Italiani in questi ultimi decenni. Le vicende di Giulio, Gemma, Paolo e Riccardo, ambientate in epoche diverse, diventano un modo per ricordare da dove veniamo, per dire chi siamo oggi e per intuire chi saranno i nostri figli; quello che rivela è che apparteniamo tutti a un cerchio della vita nel quale le dinamiche non fanno altro che ripetersi generazione dopo generazione. Riuniti dopo anni, nel corso dei quali hanno preso strade diverse, i quattro si ritrovano ancora una volta insieme per ricordare i momenti di gioia e quelli che hanno messo duramente alla prova la loro amicizia, come la delusione di Paolo o i rimpianti di Giulio.
È la frase del poeta austriaco Rilke (da cui nasce il film) che scorre sullo schermo alla fine della pellicola.
In sala ci sono molti bambini e ragazzi, gli adulti ritornano tali dopo essersi immedesimati nel piccolo (10 anni) protagonista del film.
Hanno appena vissuto con lui gli ultimi giorni della guerra nel villaggio dove vive con la madre.
Si ride, ci si commuove, si soffre e si assiste agli orrori con Jojo, bambino infarcito dalla propaganda nazista che pervade la società tedesca, al punto da fargli creare un amico (o nemico) immaginario che altro non è che Adolf Hitler (interpretato ottimamente dal regista e co-sceneggiatore del film), che lo sprona e gli dà sicurezza per fargli superare l’evidente debolezza (o forza) del suo animo gentile.
18 Regali, film diretto da Francesco Amato, è la storia di Elisa (Vittoria Puccini), che a 40 anni ha perso la vita a causa di un male incurabile, lasciando il marito e la figlioletta di solo un anno. Sapendo di non avere speranze di vita la donna, prima della sua dipartita, pensa a come restare vicino alla piccola dopo la sua morte. È così che ogni anno nel giorno del suo compleanno Anna (Benedetta Porcaroli) riceve un regalo da suo padre Alessio (Edoardo Leo) per conto della madre, fino alla maggiore età. Con questi diciotto regali Elisa dimostra a sua figlia che, nonostante un fato avverso, lei c’è e che le è accanto. Il giorno in cui compie 18 anni, alla ragazza viene consegnato l’ultimo dono, ma Anna invece di presenziare alla sua festa organizzatela dal padre, decide di fuggire. Un regalo non sembra poter colmare il vuoto lasciato dalla madre, un’assenza che l’ha spinta sempre a ribellarsi, anche il giorno del suo compleanno, decidendo di girovagare nella notte piuttosto che festeggiare. Giovane, piena di pensieri, triste e addolorata, Anna non si accorge che una macchina corre dritta verso di lei, investendola. Quando si risveglia dal suo incidente la giovane riceve il regalo che ha sempre voluto nella sua vita: sua madre è lì con lei. Finalmente le due donne possono confrontarsi, parlare e conoscersi.