Prossimamente al cinema: Il mangiatore di pietre

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di Dario Brunetti
Un interessante ibrido tra cinema di genere e attitudine documentaristica. Drammatico, Noir Italia 2018. Durata 109 Minuti.
Un film di Nicola Bellucci. Con Luigi Lo Cascio, Vincenzo Crea, Bruno Todeschini, Ursina Lardi, Leonardo Nigro Uscita 18 luglio 2019. Distribuzione Achab Film.
Un uomo cerca vendetta a tutti i costi ma deve fare i conti con la nascita di un forte sentimento.

Cesare è un passeur, uno dei più bravi in circolazione. Per la conoscenza dell’antica arte di chi attraversa le impervie vallate alpine è cercato da criminali, che ne richiedono le prestazioni, ed è ricercato dalla legge, sempre sulle sue tracce. Quando esce di galera, dopo essersi rifiutato di parlare, trova il cadavere dell’amico e rivale Fausto ed è fermamente intenzionato a scoprire cosa sia successo.

 

Invisibile – Ursula Poznanski, Arno Strobel

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Recensione a cura di Gianluca Morozzi

I libri scritti a quattro mani possono essere una trappola mortale, se una delle mani prende il sopravvento sull’altra. Se invece si usa il doppio stile come un arricchimento stilistico e contenutistico e non come un duello di ego, allora nasce questo intelligente doppio punto di vista sulla storia, quello di Nina e quello di Daniel, al secondo romanzo da coprotagonisti. Un romanzo che parte con tre omicidi in cui non c’è nulla da indagare: i colpevoli vengono catturati facilmente, senza sforzo.

Ovviamente, ci dev’essere qualcosa dietro. E il segreto che si cela dietro la trama più strettamente legata al noir è molto ma molto inquietante, per come gioca sul libero arbitrio e sulla manipolazione. Quanto crediamo di essere liberi, noi che magari andiamo a votare bombardati da meme e fake news? E se la cosa si spingesse un po’ oltre?

Potrebbe essere un episodio di Black Mirror, di quando Black Mirror era bello, ambientato nella Amburgo di oggi. Aspettiamo il terzo capitolo della saga di Nina e Daniel, allora.

Trama

Un paziente trafitto a morte dal bisturi del chirurgo durante un’operazione a cuore aperto. Un agente immobiliare ucciso con ventiquattro coltellate sulla soglia di casa. Un ragazzo massacrato con una mazza da baseball per strada, davanti a decine di testimoni. Un assurdo bagno di sangue travolge la città di Amburgo, ma la cosa più singolare è la facilità con cui i commissari Daniel Buchholz e Nina Salomon riescono a catturare i colpevoli. Eppure il movente rimane incomprensibile: nessuno di loro sembrava conoscere davvero la vittima. L’ unico elemento in comune è una rabbia feroce cresciuta a dismisura, fino a diventare inarrestabile. Una rabbia che non lascia immuni nemmeno gli investigatori: mentre l’indagine si fa sempre più tesa, Nina stenta a riconoscere il suo partner. Come è possibile che Daniel, di solito così controllato e padrone di sé, stia diventando ogni giorno più aggressivo e irrazionale? Intanto, un dubbio comincia a insinuarsi in lei: e se gli assassini fossero stati manipolati? Ma da chi? E soprattutto: come?

Dettagli

  • Genere:Giallo / Thriller
  • Copertina rigida: 360 pagine
  • Editore: Giunti
  • Collana: M
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8809818938
  • ISBN-13: 978-8809818934

Il mistero del collegio abbandonato – Massimo Binarelli

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Recensione a cura di Gino Campaner (Ginodeilibri)

Il mistero del collegio abbandonato è un giallo scritto da Massimo Binarelli. L’autore, classe ’44, è al suo primo romanzo. Il racconto è ambientato a Roma negli anni della ricostruzione post bellica.

All’interno di un pozzo, nei pressi di un vecchio collegio, viene ritrovato un cadavere mummificato. Si pensa si possa trattare di una giovane ospite del convitto, ora in stato di abbandono e chiuso molti anni prima. Si credeva che la giovane fosse scappata per amore nel lontano ‘43, quando il regime fascista di Mussolini stava ingloriosamente terminando.

A indagare su quel ritrovamento viene chiamato il commissario Trevi il quale chiede aiuto al brigadiere, ora in pensione, Antonio Piccillo: memoria storica della Garbatella e protagonista delle precedenti, infruttuose indagini. Insieme riusciranno a dare un nome a quel corpo, alla triste vicenda che si porta dietro e a formulare un’ipotesi su come potrebbero essersi svolti i fatti. Ipotesi fin troppo verosimile ma a qualcuno dà parecchio fastidio che alcuni fatti possano riemergere…

Questo romanzo di Massimo Binarelli è stato una piacevole sorpresa. Si tratta di un giallo classico, senza troppa suspense, ma scritto in maniera ammirevole. Personaggi e atmosfere sono ricchi di mistero e fascino. Il suo punto forte a mio avviso è, oltre a una trama molto coinvolgente e ad un intreccio narrativo ben condotto e sempre chiaro, con flashback che chiariscono bene i contorni della storia, una capacità descrittiva molto incisiva che spesso ti immerge a tal punto nell’ambiente descritto che sembra di essere presenti. A parole non è facile rendere chiara questa sensazione ma vi assicuro che è un’esperienza di lettura piacevolissima e coinvolgente. La storia è assolutamente verosimile, anzi ritengo che molte vicende all’epoca del fascismo e all’interno dei convitti, in quegli anni, si siano svolte in modo molto simile. Il finale, se pur amaro, è coerente e rispecchia ciò che è realmente avvenuto nel nostro paese dove in certi ambienti omertà, tradimenti e compromessi l’hanno fatta da padroni. Un romanzo scritto veramente bene, un libro che si legge con interesse, un giallo intenso e originale che consiglio.

 

Trama

Roma. Quartiere Garbatella, 1959. Antonio Piccillo, un brigadiere in pensione, assiste al ritrovamento di un corpo dentro al pozzo di un convitto abbandonato. Il cadavere è mummificato e avvolto in un lenzuolo. I capelli rossi spiccano sul panno bianco. Di fronte a quell’immagine, la memoria di Piccillo torna indietro nel tempo, a un caso irrisolto che lo ha personalmente coinvolto: Marta Vincenzi, una ragazzina di tredici anni, scomparsa nel 1943 dal collegio che la ospitava. All’epoca l’ipotesi più accreditata era stata la fuga d’amore, ma Piccillo non ne era mai stato convinto. Gli interrogatori delle compagne di Marta e della direttrice del convitto erano stati condotti senza il rigore necessario. Per la polizia, il caso della mummia riemersa dal pozzo è un bel grattacapo ed è per questo che il commissario che segue le indagini chiede aiuto al vecchio Piccillo: lui conosce tutto del quartiere, ricorda fatti, storie e volti di persone legati agli anni in cui la ragazzina sparì. Muovendosi in una Roma piena di misteri, scavando negli anni in cui il regime fascista era in pieno declino, il giovane commissario e il brigadiere in pensione scopriranno una verità a lungo occultata…

 

Dettagli

  • Genere: Giallo
  • Copertina flessibile: 219 pagine
  • Editore: Newton Compton (30 maggio 2019)
  • Collana: Nuova narrativa Newton
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8822729609
  • ISBN-13: 978-8822729606

 

 

La seduzione del male – James Patterson Maxine Paetro

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Recensione  a cura di Rino Casazza

James Patterson è uno degli autori di thriller più famosi al mondo. Poiché è indiscutibilmente il più prolifico ha venduto e guadagnato più di tutti gli altri. La sua formula stilistica si può riassumere in: scorrevolezza, ritmo e capitoli brevi.

In una lontana intervista Patterson spiegò che la vocazione a scrivere gli era venuta frequentando i treni della metropolitana. Lì aveva notato quanta gente passava il tempo, breve, tra la stazione di partenza e quella di arrivo leggendo un libro durante il traballamento della corsa. Così aveva pensato di rivolgersi a questa categoria di lettori con una scrittura che permettesse loro di appassionarsi a una storia, arrivando a un punto fermo senza dover interrompere la lettura per l’urgenza di scendere.

Andava da sé che il genere prescelto, per mantenere vivo quell’interesse così continuamente disturbato, doveva essere il thriller. Centro perfetto.

Tra i numerosi cicli cui Patterson ha dato vita, il più conosciuto dei quali è dedicato al detective Alex Cross, occupa invece un posto particolare quello delle “donne del club omicidi”, cui appartiene il recente “La seduzione del male”.

Da un po’ di anni, per ragioni non del tutto chiare e probabilmente per avere un aiuto nel serrato ritmo delle nuove uscite, Patterson scrive in coppia con altri scrittori, anche se le storie rimangono sue sia nel contenuto che nello stile.

La serie delle “donne del club omicidi” iniziata con quattro romanzi, parto del solo Patterson, è poi proseguita con altri sedici titoli scritti a quattro mani con la meno nota autrice poliziesca Maxine Paetro.

Protagonista principale è Lindsay Boxer, detective donna della Polizia di San Francisco.

Si tratta, se così si può dire, della “quota rosa” nella produzione pattersoniana. Infatti alla Boxer si affiancano nelle indagini criminali quattro amiche impegnate a titolo diverso: magistrato, medico legale, avvocato e giornalista di nera.

La formula è riuscita soprattutto poiché il racconto fornisce l’occasione per narrare le vicissitudini personali di queste cinque “donne in carriera”, toste e professionali ma pur sempre donne con tutto il bagaglio di sensibilità, debolezze (poche invero perché il genere femminile ha una grande forza intrinseca) e traversie sentimentali e famigliari.

Un bel quadro della condizione femminile, per fortuna lavorativamente e socialmente evoluta nell’America dei nostri giorni.

Non fa eccezione “La seduzione del male” in cui la Boxer è alle prese, tra folli attentati e crudeli omicidi, con ben due pericolosi e soprattutto astuti serial killer, uno dei quali si prende addirittura gioco di lei confessandole un crimine e poi ritrattando con la giustificazione insidiosa che la Boxer avrebbe equivocato le sue parole e persino, forse, voluto incastrarlo.

Come accade assai spesso nella narrativa di Patterson, la storia privilegia la fluidità della narrazione e la ricerca sistematica del colpo di scena, a parziale discapito della coerenza e plausibilità del plot.

Ma il romanzo è assolutamente consigliabile per la piacevole leggibilità, un meritorio marchio di fabbrica dello scrittore americano e la simpatia che ispirano le “donne del club omicidi”.

 

Trama

Solo quindici mesi fa la vita della detective Lindsay Boxer sembrava perfetta: una figlia meravigliosa e un marito attento, Joe, che l’ha aiutata a catturare il terrorista autore di un terribile attacco nel centro di San Francisco in cui sono morte venticinque persone. Ma Joe non era chi diceva di essere e Lindsay sta ancora facendo i conti con le conseguenze delle sue menzogne quando in città si verifica una serie di morti, tutte a causa di improvvisi, e forse non accidentali, arresti cardiaci. Come se non bastasse, il processo del criminale catturato con l’aiuto di suo marito sta per iniziare e la difesa sembra intenzionata a diffondere terribili sospetti sulle indagini che hanno portato Lindsay e Joe alla cattura. Ormai priva di ogni certezza, Lindsay potrà fare affidamento solo sulle sue forze per venire a capo di un letale intreccio ordito ai suoi danni da una mente criminale geniale che potrebbe farla finire sul banco degli imputati.

Dettagli

  • Genere: Thriller
  • Copertina rigida:317 pagine
  • Editore: Longanesi (4 aprile 2019)
  • Collana:La Gaja scienza
  • Lingua:Italiano
  • ISBN-10:883045205X
  • ISBN-13:978-8830452053

 

L’angolo di dolce Pentolina – Crostoni di scarola

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Crostoni con scarola per 4 persone

  • 4 fette di pane toscano o simile
  • 1 spicchio d’aglio, olio EVO, peperoncino
  • 1 cespo di scarola
  • 4 carciofi (anche surgelati)
  • 80 gr di pancetta a cubetti
  • semi di sesamo

Pulire accuratamente la verdura se fresca e tagliarla a juilienne. In una padella unire lo spiccio d’aglio, il peperoncino, l’olio e soffriggere poi unire la verdura e cuocere la scarola per 5 min , per i carciofi ne basteranno 15.Unire la pancetta e i semi di sesamo.

Spalmare la verdura su i crostoni caldi e a piacimento spolverare con poco peperoncino

 

La scelta del caporale – Angelo Marenzana

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Recensione a cura di Dario Brunetti

Marenzana accantona i suoi personaggi Bendicò e Maida, protagonisti assoluti dei suoi gialli storici e si ripresenta con un noir ambientato nel periodo brigatista.

Siamo a Genova, agli inizi degli anni ’70 e si lotta per contrastare il terrorismo che sembra voler destabilizzare il paese, ma c’è anche la malavita organizzata che imperversa e un killer spietato pare aver scelto le sue vittime sul proprio cammino: senza alcuna pietà non darà loro via di scampo.

Questo killer feroce, che viene chiamato da tutti Il Caporale, è affiancato dal suo stretto amico Rocco e da una prostituta messicana di nome Isabel.

Un omicidio efferato vedrà la presenza, sul luogo del delitto, di un testimone che, per i suoi occhi innocenti non avrebbe mai dovuto assistere: si tratta del figlio della vittima.

Il Caporale non troverà più terreno fertile e sarà costretto a rivedere i suoi piani.

Marenzana è chiamato a diversificare completamente lo stile narrativo adattandolo a questo noir, con un protagonista come Il Caporale, che non fa sconti a nessuno: freddo, lucido e determinato sembra muoversi come un automa, rivelandosi un vero esecutore, proprio come il primo Terminator di Arnold Schwarzenegger.

Ma qui non siamo in un film di fantascienza, non siamo tra robot, qui c’è una Genova che combatte e deve difendersi da gruppi eversivi; il 1974 è l’anno in cui, in città come Brescia in piazza della Loggia e in provincia di Bologna, a San Benedetto del Sambro, avvenivano attentati di matrice terroristica, è l’anno in cui i Rolling Stones si affermavano con brani come Satisfaction, l’anno in cui prendeva piede l’anima rock e ribelle di molti giovani che andavano assimilando la musica dei Led Zeppelin, come rimarca nel romanzo il buon Marenzana.  E poi c’è lui: il Caporale che conosce solo un unico linguaggio, quello delle armi e ha intenzione di spargere altro sangue mettendo definitivamente a tappeto una città già in ginocchio.

La cifra stilistica de Il caporale è quella del noir della miglior tradizione, apprezzabile per la sua scrittura essenziale e chirurgica proprio come il genere richiede, l’autore è in grado di offrire un romanzo all’altezza delle aspettative, ripercorrendo un’altra tappa fondamentale che ha scritto la storia del nostro paese.

 

Trama

Genova 1974, una città stretta tra malavita, terrorismo e il fallimento di un importante istituto bancario. In questo contesto Il Caporale si occupa di eliminare individui della cui scomparsa nessuno avrà mai di che lagnarsi. Tutto fila liscio fino a quando il figlio dell’ultima vittima sarà scomodo testimone dell’uccisione del padre. Il terreno intorno al Caporale comincia a scottare, tanto che il killer decide di preparare un piano di fuga, insieme all’inseparabile Rocco e Isabel, una prostituta messicana. L’incontro con un misterioso sacerdote e l’abboccamento con l’enigmatico Prisco arrivano a ostacolare i progetti dei tre personaggi.

 

Dettagli

 

  • Genere: Noir
  • Copertina flessibile:180 pagine
  • Editore:Edizioni della Goccia (10 febbraio 2017)
  • Collana:Nero inchiostro
  • Lingua:Italiano
  • ISBN-10:8898916221
  • ISBN-13:978-8898916221

 

 

Ultimo tango all’Ortica – Rosa Teruzzi

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Recensione a cura di Achille Maccapani

Giunto al quarto episodio del ciclo seriale della ‘fioraia di Giambellino”, “Ultimo tango all’Ortica” si contraddistingue per la riconferma del disegno narrativo complessivo sviluppato da Rosa Teruzzi, finalizzato a raccontare la Milano contemporanea, nel segno di un giro di pagina decisivo tra le origini di tradizione meneghina e gli squarci di uno sviluppo sempre più internazionale e multietnico.

Una Milano profondamente diversa, rispetto a quella della quadrilogia incompiuta di Duca Lamberti, ma non per questo meno affascinante, e per più ragioni. Forgiata dal sommo maestro Giorgio Scerbanenco negli ultimi anni della sua esistenza terrena.

Anzitutto va posta in rilievo l’angolazione narrativa (in terza persona) volutamente al femminile, e che vede coinvolta la figura di Libera Cairati (toh, un cognome non casuale: un probabile omaggio a Sveva Casati Modignani – il suo vero cognome è proprio quello della fioraia –, doverosamente ricambiato con la frase di lancio firmata e ben riportata in copertina), titolare di un negozio di fiori, madre attualmente single di una poliziotta alle prese con le indagini di cronaca nera.

L’attività investigativa sviluppata dalla fioraia e dal suo gruppo di amiche solidali e un po’ pazzerelle, si svolge in parallelo con quella delle forze dell’ordine, ma con una cifra particolare, con racconti, verifiche, ricostruzioni fatte alla buona, e con una capacità analitica che va oltre i metodi scientifici in perfetto stile “Cold Case”, e che invece si pone in continuità con i vecchi, tradizionali e intramontabili metodi investigativi basati sull’intelligenza e una buona dose di fiuto.

In realtà, la struttura del giallo, che si dipana attraverso un delitto consumato ai margini di un tradizionale evento da ballo in un locale pubblico all’Ortica, rappresenta lo scenario dell’ambiente delle periferie milanesi con tutte le sue inquietudini quotidiane, i chiaroscuri, le ambiguità tenute ben celate il più possibile. Uomini e donne maturi alle prese con la ricerca di un momento di svago e di nuovi capitoli esistenziali, a breve e medio termine, finalizzati a combattere la solitudine urbana a malapena lenita dal vorticoso ritmo milanese (“Chi va piano non è di Milano”).

Ed è proprio questo humus territoriale composto dalla città meneghina, alla provincia brianzola, fino ai confini con la Svizzera, a rappresentare lo scenario di questo macrocosmo contemporaneo all’interno del quale si dispiegano le avventure della fioraia e delle sue amiche investigatrici, smaliziate quanto basta, e capaci di riuscire a raggiungere con la sola analisi intuitiva, e qualche colpo di fortuna propizio (anche con la collaborazione del quotidiano del pomeriggio “La Città”, forse un omaggio indiretto dell’autrice a ciò che rappresentò per Milano e i milanesi nei decenni scorsi della vita reale il quotidiano “La Notte”), la tanto agognata soluzione del caso.

Uno scenario, questo, arricchito dalla profonda conoscenza del territorio, dei suoi elementi umani e sociologici, frutto evidente dell’esperienza giornalistica dell’autrice, impegnata a tutto campo in una trasmissione tv di cronaca giudiziaria (“Quarto grado”), e che ci fa pensare ad un parallelismo a distanza con quel contesto da cui attingeva a piene mani il già citato Scerbanenco, alle prese ogni giorno con i fatti di cronaca nera, con la quotidianità dei crimini a Milano, e da cui traeva spunto per la mole impressionante di romanzi e racconti neri.

Rosa Teruzzi sviluppa dunque un percorso analogo a quello svolto a suo tempo da Scerbanenco, ma con un’ottica differente, coerente con l’epoca vissuta di questi ultimi anni, soprattutto al femminile, e non nasconde il suo umile e, nel contempo, determinato obiettivo di disegnare un quadro credibile e realistico della città di Milano e del suo hinterland di questi ultimi anni. Un impegno portato avanti con uno stile e una capacità descrittiva tale da lasciarmi piacevolmente stupito, sia per la gestione dei percorsi narrativi, sia per quella delle informazioni disseminate e collegate tra loro, sia infine per la qualità della struttura complessiva, dalla quale emerge un attento lavoro di preventiva progettazione antecedente la stesura di questo romanzo.

Denso come le gemme che compongono un diamante, “Ultimo tango all’Ortica” si segnala pertanto per le qualità sopra esposte e per i valori di testimonianza di una città in continuo movimento: ma sono proprio questi i requisiti di un buon romanzo noir, che sia in grado di coinvolgerci, intrattenerci e nel contempo i raccontarci un territorio, con tutti i suoi pregi e difetti, nella maniera più veritiera possibile. Perché è vero che il noir è un prodotto di finzione: ma non è forse vero che, dietro queste fantasie, si nascondono le più sconvolgenti verità che non saremmo in grado di ammettere nemmeno di fronte al migliore dei nostri amici? Ebbene, “Ultimo tango all’Ortica” ce lo dimostra fino in fondo.

Trama

È una sera umida di fine agosto, nella periferia di Milano. Sotto le luci intermittenti della balera dell’Ortica, tutti gli sguardi sono puntati sul corpo sinuoso di Katy, che danza un tango allacciata al suo cavaliere e che poi, appena la musica finisce, fugge via. Quella notte, fuori dal locale, viene trovato il cadavere di un giovane uomo, assassinato a colpi di pistola: era un ex di Katy, geloso e molesto, che la pedinava e la perseguitava. Chi l’ha ucciso? Forse la stessa Katy? Forse un altro spasimante? Per il delitto, la polizia arresta in realtà un personaggio insospettabile, il maggiordomo di una dama dell’alta società milanese. Le prove contro quell’uomo taciturno e devoto paiono schiaccianti. Sarà proprio la ricca signora ad assoldare Libera – la fioraia detective -, e la sua eccentrica madre Iole, perché trovino il vero colpevole dimostrando l’innocenza dello sventurato maggiordomo. Inizia così la quarta indagine delle Miss Marple del Giambellino, le stravaganti investigatrici dilettanti, questa volta impegnate a risolvere un caso che le riguarda molto da vicino e che le metterà addirittura in competizione con le forze di polizia. Sullo sfondo di una Milano contemporanea che conserva il sapore di quella di un tempo, la romantica fioraia Libera e l’eterna hippie Iole riescono ancora una volta a sorprendere il lettore con le loro indagini, accompagnandoci in un giallo tenero e duro, dove ognuno ha un segreto e insieme un buon motivo per mentire.

 

Dettagli prodotto

  • Copertina flessibile: 141 pagine
  • Genere : Giallo
  • Editore: Sonzogno (9 maggio 2019)
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8845400611
  • ISBN-13: 978-8845400612

Prossimamente al cinema – Domino

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di Dario Brunetti

Se l’omicida è un infiltrato della CIA?.

Thriller

Danimarca, Francia, Spagna, Belgio 2019. Durata 89 Minuti.

Un film di Brian De Palma. Con Nikolaj Coster-Waldau, Carice van Houten, Guy Pearce, Paprika Steen, Thomas W. Gabrielsson Uscita 11 luglio 2019. Distribuzione Eagle Pictures.
Un uomo cerca di vendicare la morte di un amico ma scopre che il presunto omicida è un infiltrato della CIA.

Un poliziotto danese vuole vendicarsi dell’omicidio di un suo amico e collega e cerca l’appoggio dell’amante dell’amico deceduto, anche lei poliziotta. L’uomo cui i due danno la caccia è però un infiltrato della CIA che sta cercando di sgominare una cellula dell’ISIS.

 

Il mistero della casa sul lago – Rachel Caine

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Recensione a cura di Rino Gambardella

Rachel Caine, pseudonimo di Roxanne Longstreet Conrad, è una scrittrice statunitense di successo. Il New York Times l’ha inserita nella lista degli autori bestsellers. Nella sua attività ha scritto oltre cinquanta libri tra i quali le famose serie “The Morganville Vampires” e “Great Library”. La sua scrittura spazia dal genere horror a quello fantasy, dal paranormale al thriller e alla fantascienza.

Il mistero della casa sul lago, uscito in America nel 2017 con il titolo di Stillhouse Lake e ora edito anche in Italia per i tipi della Newton Compton, è il primo di una serie di tre romanzi (Killman Creek – Stillhouse Lake Book 2 e Wolfhunter River – Stillhouse Lake Book 3, questi due non ancora tradotti in italiano) che racconta le vicende di una casalinga, Gina Royal, alias Gwen Proctor, che, accidentalmente, un giorno scopre che quello che lei aveva sempre creduto essere un marito e un padre amorevole, in realtà non è altro che uno spaventoso serial killer di giovani donne.

Le rapisce, le porta nel garage di casa, le sottopone a terribili torture e poi le uccide.

Questo è l’inizio di una storia adrenalinica e avvincente che terrà incollato il lettore fino all’ultima pagina. Il finale, con il classico colpo di scena, è chiaramente sospeso, per permettere la continuazione degli avvenimenti che si svilupperanno negli altri due romanzi.

Il mistero della casa sul lago è un libro scritto molto bene, con una ottima spiegazione degli aspetti psicologici dei vari personaggi. Il punto di vista soggettivo scelto dall’autrice, per cui è la stessa protagonista che narra le vicende della sua storia, è particolarmente indovinato, in quanto permette al lettore di “entrare”, se così si può dire, nei pensieri di Gina Royal, alias Gwen Proctor, permettendogli di vivere in prima persona le vicende e i continui colpi di scena che si susseguono. Ottimo l’impianto drammaturgico del libro. I manuali di scrittura spiegano che affinché ci sia il totale coinvolgimento del lettore, un romanzo o un racconto deve essere strutturato, in linea di massima, in tre momenti: l’introduzione; la complicazione; la risoluzione finale. Il testo della Caine ricalca esattamente questo schema e il risultato, come già detto, è un thriller avvincente che ti cattura dalla prima all’ultima pagina.

Due considerazioni finali. La prima: fermo restando il giudizio nettamente positivo sul libro, ho trovato eccessiva la lunghezza dello stesso (346 pagine) che, in alcuni momenti, ne appesantisce la lettura. La seconda: ottima l’idea dell’autrice di suggerire al lettore alcuni brani musicali da ascoltare per rendere ancora più interessante e coinvolgente l’esperienza della lettura.

 

Trama

Gina Royal ha una vita assolutamente normale: è una timida e riservata casalinga del Midwest con un matrimonio felice e due bambini. Ma quando un incidente di macchina rivela la doppia vita di suo marito, tutto cambia. Mel, l’adorabile Mel, è un serial killer. Ha torturato e ucciso varie donne nel garage di casa. Sconvolta, Gina è costretta a crearsi una nuova identità dopo l’altra: anche se è stata scagionata dalle accuse di complicità, l’opinione pubblica la considera ancora un’assassina. Ed è così che si trasferisce nella località remota di Stillhouse Lake, con il nuovo nome di Gwen Proctor. Nonostante sia ancora bersaglio degli attacchi spietati degli stalker su internet, spera di aver trovato finalmente un posto in cui i suoi figli possano crescere sereni. Ma si sbaglia di grosso. Un corpo rinvenuto nel lago e alcune inquietanti lettere riportano a galla l’incubo da cui tentava di mettersi in salvo. Gwen dovrà cercare di proteggere coloro che ama da un pericolo strisciante e nascosto. E anche questa volta dovrà difendersi da sola.

 

Dettagli

  • Genere: Thriller
  • Copertina flessibile:346 pagine
  • Editore: Newton Compton (21 marzo 2019)
  • Collana: Nuova narrativa Newton
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10:8822726022
  • ISBN-13:978-8822726025

 

MY MYSTERY DRIVE-IN (Re)Visioni in Salsa Giallo-Noir: SHERLOCK HOLMES – NOTTI DI TERRORE (“A STUDY IN TERROR”)

Rubrica a cura di Giuseppe Cozzolino

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SHERLOCK HOLMES – NOTTI DI TERRORE (“A STUDY IN TERROR”)

Soggetto:  Adrian Conan Doyle (dal suo racconto “Fog”), Derek Ford, Donald Ford.

Sceneggiatura: Derek Ford, Donald Ford

Regia: James Hill

Interpreti: Georgia Brown, Adrienne Corri, Judi Dench, Frank Finlay, John Fraser, Donald Houston, Barry Jones, John Neville, Cecil Parker, Charles Régnier, Anthony Quayle, Barbara Windsor

Durata: 94 Min

Nazionalità:  Gran Bretagna, 1965

Genere:  Giallo,  Thriller, Horror.

 

Anni  Sessanta, gli Anni del Pop più sfrenato e dei primi crossover cinematografici più sfrenati.

Maciste contro Zorro, King Kong contro Godzilla, Batman contro Superman (scontro già ricorrente nei fumetti dell’epoca). E perché non Jack lo Squartatore contro Sherlock Holmes? Questo si saranno chiesti gli autori di “Sherlock Holmes: Notti di Terrore” (1965) diretto dal televisivo ma professionale James Hill. E in particolare l’autore del soggetto: Adrian Conan Doyle, figlio di Arthur, ideatore del celebre detective.

Il più celebre caso criminale della Londra vittoriana/edoardiana contro il più celebre detective immaginario della letteratura british, nato dalla fantasia di un energico medico scozzese. Impossibile non approfittarne ed ecco che la pellicola si apre nel modo più tradizionale possibile, con l’efferato omicidio di una prostituta nella nebbiosa Londra del 1888. In seguito lo spettatore fa la conoscenza del Dottor Watson (Donald Houston), che apprende dai giornali della barbara uccisione di alcune prostitute nel malfamato quartiere di Whitechapel, e del detective più famoso dello schermo – qui interpretato da un bravo ma non trascendentale John Neville (noi siamo del partito “Peter Cushing è il miglior Holmes degli Anni 60-70”) a cui viene recapitato un pacco contenente un importante indizio per scoprire la vera identità del killer. Ha così inizio la caccia attraverso un intreccio di sordidi vicoli e locali malfamati, che però condurrà anche ai piani alti della più prestigiosa e inattaccabile nobiltà inglese.

Altro non aggiungo se non la citazione di alcuni prestigiosi interpreti del sontuoso cast: il mai abbastanza rimpianto Anthony Quayle, il pacioso e impagabile Robert Morley, la Judy Dench futura M dei film di 007 . E l’invito a recuperare questo piccolo cult in grado di rendere in modo efficace – ottimo mix tra scenografie e fotografia – le atmosfere cupe e decadenti della Londra di fine Diciannovesimo Secolo, con l’aggiunta di qualche sequenza genuinamente scioccante  e sanguinaria. La pellicola conoscerà poi una ‘novellizzazione’ firmata da Ellery Queen (“Uno Studio in Nero”, 1966)

Il medesimo tema, arricchito di una componente ‘complottista’ che coinvolge la Massoneria e la Corona stessa, verrà poi recuperato nell’altrettanto valido “Assassinio su Commissione” (1979) di Bob Clark, con Christopher Plummer e James Mason nel ruolo di Holmes e Watson, e ne “La Vera Storia di Jack lo Squartatore” (2001), dei fratelli Hughes, tratto da un fumetto di Alan Moore – “From Hell” – con Sherlock sostituito dall’ispettore Freddie Abberline, in realtà abbastanza affine nei metodi, ed interpretato da Johnny Deep.