In silenzio si uccide – Arnaldur Indriđason

Trama

Il cadavere nudo di una ragazza con il viso truccato vistosamente e una lettera J tatuata sulla natica viene ritrovato sulla tomba di Jón Sigurðsson, eroe nazionale islandese. A un primo esame l’omicidio sembra avvenuto per strangolamento. L’autopsia, che pare confermare l’ipotesi, fornisce altre risposte: la vittima era anoressica e faceva uso di droghe, su tutto il corpo ci sono chiari segni di violenza. Come mai l’assassino ha deciso di lasciare il cadavere in un luogo così simbolico? Vuole lanciare un messaggio? Le indagini, affidate a Erlendur Sveinsson e Sigurður Óli, si prospettano lunghe e complicate, ma i due investigatori possono contare sull’aiuto di Eva Lind, la figlia di Erlendur, che frequenta le stesse brutte compagnie della vittima. In breve tempo riescono così a risalire all’identità della ragazza, Birta, che aveva solo ventidue anni. Tutte le piste conducono al sottobosco della droga e della prostituzione, un mondo in cui uomini ricchi e spietati si comportano da padroni, senza rispetto per la vita degli altri. L’assassino, però, potrebbe essere qualcuno di insospettabile… In questa sua seconda indagine, l’ispettore Erlendur, poliziotto in perenne lotta con i fantasmi del passato e con la sua inadeguatezza di padre, dovrà scavare nelle perversioni più torbide dell’animo umano, e si scontrerà con le promesse tradite di una intera generazione di giovani alla deriva, in un paese che ha sacrificato la propria identità e i propri valori.

Recensione a cura di Manuela Baldi

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Anatomia di una rapina – Maurizio Blini

Trama

Ogni rapinatore che si rispetti ambisce alla perfezione, al colpo perfetto. Un’impresa quasi impossibile. Ma questa volta Mirko e alcuni amici d’infanzia hanno un asso nella manica, una «dritta» in grado di cambiare la loro vita per sempre. L’obiettivo è clamoroso: il centro commerciale del Lingotto, a Torino. Non possono sbagliare. Nel frattempo, in via Sospello, gli agenti di una volante vengono barbaramente uccisi durante il controllo a un furgone sospetto. Un’indagine aspra, complessa, che segna il grande ritorno dei fratelli Stelvio, già protagonisti dei precedenti I cattivi ragazzi e La congiura del geco. Un romanzo che lega in maniera indissolubile storie diverse e malate, in una città che sta cambiando pelle come un serpente. Droga, nuove criminalità. Ma anche la rivalsa e la rabbia che schiuma dalle periferie. Da chi si sente tradito, abbandonato, escluso. Tutta la seduzione di una Torino noir che non risparmia nessuno.

Recensione a cura di Dario Brunetti

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Oggi parliamo con… Éric Fouassier

Intervista a cura di Marianna Di Felice

Ringrazio tantissimo l’autore Éric Fouassier che ha concesso un’intervista per Giallo e Cucina dopo pochi mesi dall’uscita del suo primo libro in Italia. Professore universitario, membro dell’Accademia Nazionale di Farmacia e Cavaliere della Legion d’Onore Éric Fouassier, in libreria con “L’ufficio degli affari occulti” edito Neri Pozza,  svelerà qualche curiosità riguardo il primo romanzo di una serie che ha come protagonista l’ispettore Valentin Verne.
Un romanzo ricco di tematiche importanti e interessanti come ad esempio il problema dei bambini e dei ragazzini figli di nessuno che vengono rapiti e iniziati al commercio del corpo. Le perversioni non erano nuove, ma sembra che tra l’Ottocento e il Novecento si siano scoperte al mondo. Nel suo romanzo Valentin si scontra con quel mondo mentre insegue qualcuno che sembra un’ombra. Perché ha scelto proprio questo argomento?

La monarchia di luglio corrisponde all’arrivo al potere dell’alta finanza. I primi due capi di governo di Luigi Filippo saranno grandi banchieri. È un momento di rottura tra il grande capitale e il mondo del lavoro. L’inizio della rivoluzione industriale e la meccanizzazione di un certo numero di mansioni porterà all’impoverimento degli operai e dei piccoli artigiani, il che spiega le numerose rivolte che segnano l’inizio del regno. Molti lavoratori non possono più sfamare le loro famiglie ei bambini sono spesso lasciati a se stessi per strada. Si pensi al celebre Gavroche di Victor Hugo, il cui romanzo “I miserabili” è ambientato proprio in questo periodo. Questi bambini abbandonati erano facili prede per i predatori sessuali. È questo particolare contesto che ha ispirato una delle due trame di “Office of Occult Affairs”.

Nella narrazione c’è come protagonista la figura poco empatica, quasi ambigua di Valentin, personaggio che sarà una sorpresa per il lettore, che muovendosi per le sue indagini si imbatte nei problemi causati dalla Rivoluzione di Luglio che pone sul trono Luigi Filippo d’Orléans e depone Carlo X attraverso la rivoluzione e le barricate. Perché ha scelto proprio questa base storica per il suo romanzo?

Non credo che Valentin sia del tutto antipatico. È piuttosto ambiguo. Fa della lotta contro il Male una vera e propria ricerca che persegue da solo, un po’ come un monaco-soldato. All’improvviso, per raggiungere i suoi obiettivi, è pronto a tutto, anche ad andare oltre il rigoroso rispetto della legge e a mostrare lui stesso la violenza. Se ho scelto di situare l’azione del romanzo in questo momento, è perché corrisponde a una svolta nella storia della polizia. Si va dalla polizia delle confessioni e del flagranza del reato incarnata dal famoso Vidocq alla polizia delle prove incarnata da Valentin. Ciò è reso possibile dai numerosi progressi scientifici dell’epoca. Ecco un’altra cosa che mi ha attratto: l’inizio del XIX secolo è stato caratterizzato sia da sorprendenti progressi scientifici, ma anche, paradossalmente, da uno spiccato gusto per l’occulto e l’irrazionale (spiritismo, paradisi artificiali, orientalismo…). E poi è anche un’epoca che ha molte somiglianze con la nostra e che può parlare a un lettore contemporaneo: violenza di strada, instabilità politica, crisi sociali, sviluppo del femminismo in Francia…

Ne L’ufficio degli affari occulti ci si imbatte nel grave problema della follia o comunque dei problemi mentali, lievi e non, che alcuni soggetti mostrano di avere. Scorrendo le pagine del libro si possono leggere le varie teorie usate per curare le persone o per tentare di farlo, tra queste c’è quella del padre dell’ipnosi, James Braid, prima dell’arrivo di Freud! Anche questo era un problema spinoso e nel libro si spiegano i vari metodi usati per tentare di curarlo. Questo argomento vuole essere una critica alla superficialità e agli interessi che erano più importanti delle condizioni dei pazienti?

Tutti gli amanti dei romanzi storici non cercano solo una buona trama, ma vogliono anche saperne di più sul passato. Uno degli obiettivi che mi sono prefissato è educarli divertendoli. Trovo interessante vedere come certe malattie sono state affrontate in passato. Inoltre, ho appena finito di scrivere la terza inchiesta di Valentin che si svolge durante la grande epidemia di colera che ha devastato Parigi nel 1832 e i lettori di questo nuovo romanzo saranno senza dubbio sorpresi nel vedere quanto questo episodio presenti somiglianze con la pandemia di COVID che abbiamo vissuto negli ultimi anni… eppure sono passati più di due secoli da allora!

Lei è membro dell’Accademia Nazionale di Farmacia, L’ispirazione per l’interesse di Valentin nei confronti della farmacia e l’ideazione del personaggio di Joseph Pellettier son venute dal fatto che lei è membro dell’Accademia Nazionale di Farmacia? Ha come preso posto nel suo romanzo sotto le spoglie di Pellettier?

Inevitabilmente troviamo in quasi tutti i miei thriller storici riferimenti alla storia della medicina e della farmacia. Ma in verità, quello che metto di me stesso nei miei personaggi mi sfugge un po’. Questo accade senza che me ne renda conto. In realtà, è stato uno dei primi lettori de “L’ufficio degli affari occulti” a farmi notare che avevo dato a Valentin un percorso universitario identico al mio, dato che aveva studiato farmacia prima di laurearsi in giurisprudenza (io stesso ho conseguito successivamente un dottorato in entrambe le sue due discipline). Beh, per quanto incredibile possa sembrare, non me ne sono nemmeno reso conto finché non me l’ha fatto notare!

Come ho già detto Valentin è un personaggio decisamente complesso, quasi ostico, ma che conquista il cuore del lettore. Come può descriverlo senza svelare nulla della trama del suo romanzo? Cosa rappresenta il suo personaggio?

Valentin è puro, intelligente, colto, ma anche torturato dai suoi demoni interiori. Lo vedo un po’ come uno Sherlock Holmes dal sangue caldo. Si lascia guidare tanto dai suoi sentimenti e dalle sue emozioni quanto dalla sua ragione, anche se l’eroe di Conan Doyle mi appare soprattutto come un cerebrale, quasi disincarnato.

Le ragazze del bosco delle Ninfe – F. Giorgi & I. Schiavetta

Trama

Due balordi rapinano il “Liguria Market” di Savona, nel quartiere della Villetta. Durante la fuga in moto perdono per strada una sacca contenente ossa umane e strani mazzetti di fiori. Si apre così lo scenario inquietante della nuova indagine che vede coinvolti il Sostituto Ludovica Sperinelli e il suo storico collaboratore Francesco Mancini. Pian piano emergerà una realtà penosa: un giro di prostituzione minorile e ricatti sessuali, orchestrati con perversa maestria da un oscuro Stregone. Per salvarsi dalla giustizia, l’uomo non esiterà a mettere in atto spietate esecuzioni. La squadra di investigatori dovrà impegnarsi al massimo nelle indagini, mentre le vicende personali di ognuno continueranno a occupare i loro pensieri: Mancini è alle prese con le turbolenze della crescita dei figli, e la vita sentimentale di Ludovica prende una piega inaspettata.

Recensione a cura di Alessandra Rinaldi

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Le linee storte di Dio – Torcuato Luca de Tena

Trama

Alicia, un investigatore privato, entra in un ospedale psichiatrico simulando la paranoia, al fine di raccogliere prove per il caso su cui sta lavorando. La realtà che dovrà affrontare durante la reclusione supererà ogni sua aspettativa. Un mondo sconosciuto ed emozionante apparirà davanti ai suoi occhi. Il corso che prenderanno gli eventi la vedrà passare da detective a sospettata in un gioco di indizi intrecciati con sorprendente maestria.

Recensione a cura di Manuela Baldi

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Una vacanza perfetta di Laure Van Rensburg

Trama

Ellie è una giovane, bellissima e inesperta studentessa della New York University. Si sta preparando per trascorrere un weekend romantico con il suo fidanzato, un uomo molto più grande, Steven, affascinante professore in un esclusivo liceo di Manhattan. Eccitati dall’idea di conoscersi meglio lontano da occhi indiscreti, fuggono in una baita remota nella baia di Chesapeake. Ma quando una tempesta di neve li blocca, diventa evidente che entrambi hanno oscuri e letali segreti, e che solo uno di loro uscirà vivo da quella vacanza. Un romanzo che gioca abilmente con i luoghi comuni del crimine – una casa isolata, una tempesta di neve, nessun segnale telefonico – ma creando al contempo qualcosa di veramente inaspettato, che tocca tematiche profonde per esempio come affrontiamo l’idea del vittimismo e il punto di vista dei “predatori”.

Recensione di Mary Basirico’

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LE OMBRE DEGLI UOMINI – ABIR MUKHERJEE

TRAMA

Calcutta, 1923. Quando un teologo indù viene trovato assassinato nella sua casa, la città è sull’orlo di una guerra religiosa che avrebbe conseguenze disastrose. Il capitano della polizia imperiale   Sam Wyndham e il sergente Banerjee riusciranno a rintracciare i responsabili in tempo per fermare un bagno di sangue? Ambientato in un momento di crescente tensione politica, che inizia nella suggestiva Calcutta e porta gli investigatori fino alla vivace Bombay, l’ultimo episodio di questa serie presenta a Wyndham e Banerjee una sfida senza precedenti.e il sergente Banerjee riusciranno a rintracciare i responsabili in tempo per fermare un bagno di sangue? Ambientato in un momento di crescente tensione politica, che inizia nella suggestiva Calcutta e porta gli investigatori fino alla vivace Bombay, l’ultimo episodio di questa serie presenta a Wyndham e Banerjee una sfida senza precedenti.

RECENSIONE a cura di Edoardo Todaro:

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AA. VV. Quei sorrisi noir. Antologia curata da Armando D’amaro con prefazione di Dario Vergassola

Trama

Raramente, nei noir, la malvagità o la follia che portano a compiere azioni deprecabili inducono all’ilarità. Ma non c’è umorismo come quello cinico, spietato nel virare al comico gli istinti peggiori dell’uomo, che proprio perché cinico riesce a divertire il lettore che, spiazzato, talvolta si riconosce nella bizzarria di certi personaggi o rivive situazioni paradossalmente veritiere. Ecco il tema di questa carrellata allegramente (ma non sempre) feroce: il contrasto tra i toni leggeri dei racconti e le spietate azioni dei protagonisti danno all’insieme una visione della vita che, sfiorando il disprezzo per le convenzioni e i principi morali, rappresenta con scientifica crudeltà il lato comico di comportamenti mostruosi: avete presente la scena dove, al cimitero, il Sassaroli (Adolfo Celi) prende di mira il giovane vedovo (Alessandro Haber)? La cattiveria cara a Mario Monicelli risulta esilarante nella sua ferocia. Nei cinquantasei racconti di questa antologia gli autori rilanciano ed esagerano portando personaggi o frangenti a conseguenze estreme e, tirando fuori idee malate frutto degli istinti di aggressività o sopravvivenza più bassi, spesso usano un’insolita comicità farcita da un’impudenza spesso inedita ai loro romanzi: la quantità di ironia con cui il delitto è pensato e promosso raggiunge punte di satira tra il doloroso e il necessario. La grandezza della raccolta è tutta qui: ciò che è anomalo e bizzarro, oltre a essere vitale, è anche divertente. L’intento è dimostrare che la normalità è noiosa, ma soprattutto non esiste. Per finire: a Marco, che fa capolino qua e là tra le righe, questo zibaldone sarà piaciuto? Sì, senza alcun dubbio: se tendete bene le orecchie sentirete l’eco della sua roca risata. Prefazione di Dario Vergassola.

Recensione a cura di Dario Brunetti

Ogni anno la casa editrice Fratelli Frilli editori propone ai suoi più fedeli lettori di genere noir  un’antologia in memoria dell’editore Marco Frilli, nato a Firenze nel 1948, ma genovese d’adozione che ha avuto il grandissimo merito di aver scovato nel corso degli anni, tanti autori di talento: Bruno Morchio, Cristina Rava, Dario Crapanzano per citarne qualcuno.

Dopo la sua scomparsa, i figli Carlo e Giacomo hanno portano avanti la casa editrice genovese, diventata ormai una delle più prestigiose dedicate al genere giallo, noir.

Nell’ottobre 2022 hanno realizzato la sesta antologia noir dal titolo Quei sorrisi noir curata dall’autore Armando D’amaro e porta la prefazione del comico e cabarettista Dario Vergassola.

Ogni antologia presenta un tema specifico e questa volta si è voluto alzare davvero l’asticella, perché il livello di difficoltà a mio avviso è davvero elevato.

Si è voluto creare un connubio atipico, ma nella fattispecie molto originale, il noir e l’ironia legata alla comicità e quindi alla risata, con dei racconti che si tingono di mistero e che al tempo stesso regalano un sorriso al lettore dando quel tono di leggerezza alle storie, forse per i tempi che corrono ne abbiamo tutti quanti davvero bisogno.

Eppure è più facile far piangere che ridere e uno dei più grandi comici del calibro del principe Antonio De Curtis in arte Totò lo rimarcavano con insistenza, ancora oggi ci provano davvero in tanti ma i risultati scarseggiano.

In questo caso anche un’antologia ha il necessario compito di dover fare ridere? Ne siamo proprio sicuri?

La risata si presenta sotto mille sfaccettature, ricordiamo che esiste anche il ghigno del male, i Padri della Chiesa consideravano il riso un fenomeno diabolico, non scorderò mai nel Nome della rosa quando il venerabile Jorge da Burgos, interpretato da Feodor Challapplin Jr sbatte il bastone al suolo più volte riprendendo i frati che stavano ridendo e diceva “ Il riso è un vento diabolico che deforma il volto e rende gli uomini simili alle scimmie, appartiene all’uomo proprio come il peccato e Gesù Cristo non rideva mai”. “ La futilità non va glorificata”.

Qualche autore in questa antologia rimarca in maniera alquanto decorosa questa propensione di colui il quale compie un crimine.

Ma non c’è per fortuna solo il riso diabolico ad accompagnare quest’antologia, ci sono tante piccole storie che deliziano i lettori di quella giusta e sana ironia.

Mi sento di affermare che è sempre molto difficile riuscire nell’impresa, ci sono degli autori che sono stati davvero all’altezza della situazione e mi piacerebbe davvero citarli tutti, ho apprezzato la scelta di inserire in diverse storie proprio Marco Frilli, che è diventato nel corso del tempo sia l’editore di riferimento che l’amico di tutti con il quale prendere un buon caffè al solito bar, farsi una chiacchierata senza far mancare una risata che fa bene al corpo e allo spirito.

Cito tutti gli autori che hanno partecipato all’antologia in ordine alfabetico:

M. Ansaldo, M. Bellini, M. Bellucci, E. Bezzon, M. Biagini, M. Bonini, F. Borgio, R. Casazza, R. Castelli, M.L.Chieffo, A. d’Amaro; S. De Bastiani-D. Cambiaso, E. Delmiglio, D. Domenici, E. Esposito, M. Fagnoni, M. Fellegara, L. Ferrari, C. Forlani, M. Gatti, A. Grandicelli, D. Ippolito, F. Livoti, S. Lombardo, E. Luceri, V. Lusetti, A. Maccapani, G. Maimone, F. Marchetti, N. Marchetti, P. Marengo, A. Marenzana, M. Masella, R. Mistretta, M. Monaco, S. Monleone, G. Morozzi, R. Negro, I. Nicora, A. Novelli, A. Orrù, G. Ottonello, M. Paini, E. Prestinari, M. R. Pugliese, A. Reali-L. Malusà, N. Retteghieri, G. Rizzo, B. Squassino, M. Sommacampagna, G. Trebeschi, M.T. Valle, P. Varalli, N. Verde, L. Veroni, G. Villavecchia.

Buona lettura!

Dettagli prodotto

  • Editore ‏ : ‎ Frilli; Edizione standard (9 novembre 2022)
  • Genere: Noir – Grottesco
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 288 pagine
  • ISBN-10 ‏ : ‎ 886943642X
  • ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8869436420

Oggi parliamo con… Carmelo Pecora

Intervista di Manuela Baldi

Un caloroso benvenuto su Giallo e Cucina a Carmelo Pecora.

Sono due le più recenti uscite in ordine cronologico sono: “Che pacchia ragazzi, storie dis-umane” per Damster ed. e “Interroghiamo il sospettato” scritto a quattro mani con Andrea Cotti per Laurana Editore.

1.MaBal – Carmelo iniziamo dagli esordi, racconti di fatti reali, vere e proprie denunce sociali, che ben si prestano a recital, cosa ti porta a quel tipo di scrittura? Cos’era scattato in te?

C.P. Se solo 20 anni fa mi avessero predetto che sarei diventato un autore, avrei consigliato a colui che faceva questa affermazione di cambiare mestiere perché come preveggente non avrebbe avuto futuro. Io non nasco “scrittore” e non credo lo sarò mai nell’accezione più alta del termine. Mi piace definirmi un “narratore” questo sì. La mia è una scrittura “semplice” senza tanti paroloni e termini incomprensibili, il tutto perché mi piace arrivare ai giovani che, alle prime esperienze di lettura, cercano un linguaggio scorrevole per non annoiarsi. Cos’era scattato in me? La curiosità e il mettermi in gioco, spinto dalle parole di Andrea Cotti che un giorno mi disse: “Tu le storie le hai vissute, non hai necessità di inventare nulla…” Ed io le storie con la S maiuscola le avevo davvero vissute: Iniziai con raccontare di una mia  “fuga” per andare in America ad appena 12 anni (tra qualche mese uscirà un cortometraggio tratto da quello che è stato il mio primo libro) per poi, da Poliziotto, passare al ritrovamento del corpo dell’Onorevole Aldo Moro quel 9 maggio del 78, al fatto di aver ascoltato quello stesso giorno la notizia della morte di Peppino Impastato, all’abbattimento dell’aereo di Ustica, allo scoppio della bomba alla Stazione di Bologna, alla vicenda della Uno Bianca. Insomma, con il tempo avevo immagazzinato tante emozioni e le tenevo in un angolo della mia mente, mai avrei immaginato di poterle raccontare ai lettori.

2. MaBAl –  So che per questo tipo di scritti ti sei documentato minuziosamente, hai scoperto cose che non sapevi? Hai mai avuto la voglia di mollare tutto, magari sopraffatto da quanto leggevi/scoprivi?

C.P. E’ vero, le storie che ho raccontato, oltre che da fatti realmente vissuti in prima persona, si sono basate su ricerche molto attente. Per i fatti più eclatanti  ho chiesto sempre l’autorizzazione e la consulenza delle Associazioni che rappresentavano i familiari delle vittime e, in diverse occasioni, sono andato personalmente ad ascoltare i parenti. Insomma “ho letto le carte” e questo molte volte mi ha portato ad una sofferenza umana che nemmeno immaginavo. Due esempi: raccontare la storia di Antonino Greco, mio collega, amico e siciliano come me, che si trovava a bordo dell’aereo esploso sopra il cielo di Ustica, attraverso la famiglia che mi ha ospitato nella sua casa di Palermo, mettendo a mia disposizione la loro vita e quella di “Tonino”  è stato  un momento emotivo davvero forte. Entrare poi nella storia della Uno Bianca, attraverso i documenti letti con meticolosità, dopo che anni prima avevo avuto la delusione più grande che un Poliziotto potesse provare, quella di  scoprire che la Banda era composta nella quasi totalità dai propri “colleghi” e che tra le varie attività compiute, essendo alla Scientifica, prendere le impronte a qualcuno che consideravi un “amico”, è stato come vivere due volte quel dramma. La lettura che, di giorno in giorno metteva in evidenza la violenza del gruppo, e che, in tanti, sembrava non vedessero (o non volessero vedere) insieme ad una conclusione della storia non conforme alle “dichiarazioni ufficiali” mi hanno convinto che quelle storie andavano raccontate senza tentennamenti.

3.MaBal  Prosegui per un po’ con lo stesso genere perché diciamocelo, in Italia non mancano gli spunti, diventi un personaggio letterario nei libri che Andrea Cotti scrive con protagonista Luca Wu, poi però scatta qualcosa, o meglio, omaggi i tuoi compagni della squadra di calcio nella quale giochi, con un giallo che li vede coinvolti, ti aspettavi che piacesse anche agli altri lettori?

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