La commedia umana – William Saroyan

Trama

Homer è un ragazzino di quattordici anni pieno di entusiasmo. La famiglia Macauley, da cui proviene, è modesta: il babbo è morto e il fratello maggiore è partito per la Seconda guerra mondiale; eppure tutti si dedicano con energia a quel che va fatto: la mamma alle galline come all’arpa, la sorella agli studi e al pianoforte, e Ulysses è il fratellino più curioso del mondo. Homer, che di giorno frequenta il liceo, la sera si tuffa in bicicletta alla volta dell’ufficio del telegrafo, dove lavora come portalettere. Pochi giorni, e già si rivela come il messaggero più veloce della West-Coast. Entra così nel mondo degli adulti: il suo segreto è prendere sul serio le cose e i sogni per diventare qualcuno, anzi, capire di esserlo già.

Recensione a cura di Paola Varalli

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…che Dio perdona a tutti – Pif 

Trama

Arturo è un trentacinquenne, non ha ancora una fidanzata e fa l’agente immobiliare. Il suo principale obiettivo nella vita è mantenere immutato lo stato delle cose. Ha poche passioni che, con scarso successo, cerca di condividere con gli amici di calcetto. La più importante e irrinunciabile sono i dolci, in particolare quelli con la ricotta. Almeno fino a quando entra in scena lei, Flora: la figlia del proprietario della pasticceria che fa gli sciù più buoni di Palermo, il dolce preferito di Arturo. E in un istante diventa la donna dei suoi sogni. Sveglia, intraprendente, ma anche molto cattolica, Flora sulla religione ha la stessa pignoleria di Arturo sui dolci, ed è proprio così che lui la conquista, interpretando Gesù durante una Via Crucis. Quel giorno è per Arturo un vero calvario, perché durante il tragitto si accorge di aver dimenticato i più semplici insegnamenti cattolici e sbaglia tutto, dando vita a una rappresentazione ai limiti del blasfemo. Ciò nonostante, Flora s’innamora e per un periodo felice i due stanno insieme, senza che lei si accorga della sua indifferenza religiosa e, naturalmente, senza che Arturo la confessi. Un precario equilibrio, fatto di sotterfugi e risposte liturgiche bofonchiate a mezza voce, che non può durare. Quando lei se ne accorge, Arturo, un po’ per sfinimento e un po’ per provocazione, reagisce con insolita fermezza: seguirà alla lettera la parola di Dio. Per tre settimane. Una rivoluzione che cambierà la sua vita, rivelando a lui, ma anche a Flora e a tutti coloro che li conoscono, amici e colleghi compresi, una verità molto scomoda. Pif esordisce nel romanzo con un’opera che ci costringe a riconsiderare i rapporti che ci legano gli uni agli altri e il senso profondo delle parole solidarietà, uguaglianza, verità.

Recensione a cura di Elio Freda

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Detective’s drink – Bevendo si indaga #10 – Gennaio 2023

di Manuela Baldi

Numero dieci per questa rubrica che ha come intento quello di strappare un sorriso leggendo delle abitudini dei personaggi letterari. Questa volta mi occuperò di una bevanda alcolica che, lo dico subito, è fra le mie preferite. Non sono molti i personaggi che ne dichiarano il consumo. È tipicamente italiana, consumata generalmente liscia. Scrivo di grappa.

IDENTIKIT DELLA BEVANDA:

È un superalcolico, acquavite di vinaccia, ottenuta da distillazione o dai succhi ottenuti dalla torchiatura delle stesse vinacce. È protetta da indicazione geografica con relativa scheda tecnica che stabilisce alcuni parametri fra i quali alcune caratteristiche specifiche come: liquido trasparente e brillante; incolore  e  cristallino,  o  con  sfumature  di  colore vivacità  ed  ampiezza  aromatica,  sensazioni  olfattive e retro nasali.

La distillazione delle vinacce è la prima fase di  lavorazione della grappa, possono essere fermentate o semi fermentate, avviene direttamente mediante vapore acqueo, oppure dopo l’aggiunta di acqua nell’alambicco  insieme alle vinacce in impianti di distillazione  di  tipo continuo o discontinuo. Non sono ammesse addizioni di alcol etilico, la riduzione del grado alcolico è ottenuta per diluizione con acqua. 

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YOUTHLESS  FIORI  DI  STRADA – MASSIMO  CARLOTTO, PATRIZIA  RINALDI, ALESSANDRA  ACCIAI, PASQUALE  RUJU, MASSIMO TORRE

TRAMA:
Veneto, una cascina tra le verdi colline coltivate a prosecco, ospita sette ragazzine. Sono tutte minorenni e in fuga. Dalla famiglia, dalla polizia, dalla vita. Anna e Claudia Veneto, una cascina tra le verdi colline coltivate a prosecco ospita un gruppo di ragazze. Sono tutte minorenni e in fuga. Dalla famiglia, dalla polizia, da se stesse. Anna ha sedici anni ed è incinta, e assieme a sua sorella Claudia nasconde un terribile segreto. Domitilla è una bellissima diciassettenne dal cognome nobile che non l’ha salvata, anzi: la ragazza dipende dall’eroina e dalla chimica che riesce a trovare. Léa è una ragazza francese che sta per compiere diciotto anni, attivista dei centri sociali, ricercata per aver ferito un poliziotto durante scontri di piazza. Rachida è una giovane senegalese. Cerca la madre e una vita più sopportabile, lontano dal sistema di valori inaccettabile del suo clan. Teresa è una sedicenne calabrese dallo sguardo feroce: figlia di ’ndrangheta, scappa dalla propria famiglia che le ha ucciso la madre. Infine c’è Stella: di lei non si sa quasi nulla, appena arrivata è scomparsa. Viene trovata morta e le ragazze nel panico decidono di cambiare zona. Ma prima che possano farlo irrompono nella cascina due poliziotti, il sovrintendente Cristoforo Marino e il vicecommissario Giustina Rebellin, che le catturano. Riescono a liberarsi, ma a caro prezzo. Inizia la loro Odissea, un viaggio che le porta lontano dal passato verso un futuro che sembra impossibile da raggiungere, dal Veneto verso la Calabria, inseguite da Giustina, implacabile, perversa e crudele, mentre il superiore di lei, il commissario capo Valerio Pavan, comincia a capire che le zone d’ombra della vicenda sono molte.

RECENSIONE a cura di Edoardo Todaro

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Il taglio freddo della luna – Piera Carlomagno

Trama

Gli ultimi istanti di quiete, l’ultimo lampo di spensieratezza: è l’inizio del pranzo di fine estate che Marina Pietrofesa Cortese, matriarca ottantenne, ha imbandito per la famiglia, in uno degli eleganti lidi della costa ionica lucana. Certo è strano che Wlady, nipote prediletto di Marina, non sia arrivato, ma la sua assenza è solo un’increspatura nell’atmosfera dorata che avvolge quella famiglia di antichi latifondisti. Ben diversa la giornata di Viola Guarino, chiamata ad analizzare una scena del crimine che sembra una quinta teatrale: il professor Vittorio Ambroselli ucciso come Marat nella vasca da bagno della sua casa ricca di opere d’arte. Uno come Ambroselli, riflettono gli inquirenti, tra cui l’affascinante sostituto procuratore Loris Ferrara, poteva avere molti nemici: era il fisico della Fossa Irreversibile in cui, a pochi chilometri da lì, negli anni Cinquanta, erano state nascoste le scorie nucleari americane. E quando viene a galla la relazione di sua figlia diciassettenne, Ginevra, con il giovane Wlady – la cui assenza comincia ad assumere i contorni di una scomparsa – i due casi appaiono inequivocabilmente collegati. La soluzione si trova solo nel presente o in un passato che, come le scorie nucleari, è sepolto nelle profondità della colpa? L’ultima estate dell’innocenza: un evento, un’esperienza, un topos che per i protagonisti di questa storia torna e si ripete come una maledizione. Piera Carlomagno tesse in questo nuovo noir una trama di ombre in cui stavolta anche l’indomita Viola Guarino, anatomopatologa e un po’ strega, faticherà a non restare invischiata.

Recensione a cura di Dario Brunetti

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Oggi parliamo con… Paola Varalli

Intervista a cura di Dario Brunetti

Diamo un caloroso benvenuto all’autrice Paola Varalli, in libreria col suo ultimo romanzo Giallo al Cimitero Maggioreuscito un anno fa per la Fratelli Frilli Editori, partiamo subito con la prima domanda: DB come nasce l’idea di questo divertente romanzo che vede le inseparabili squinzie svolgere un’indagine privata addirittura in un cimitero, ispirandoti una trama davvero originale?

PV La genesi è un po’ buffa. Ogni natale vado a Gallarate dai miei cugini che sono miei grandi lettori. Passiamo una buona parte del pranzo a discutere di intrecci gialli e di solito nasce un abbozzo di trama che poi sviluppo nel corso dell’anno. Mi piaceva molto l’idea che Anita (una delle mie “squinzie”) camminando al cimitero si ritrovasse a soccorrere una donna di cui era sicura aver visto la tomba pochi vialetti prima. “Ma come”, si è detta, “se questa è viva chi è sepolto nella tomba che porta il suo nome e la sua foto?”

DB Partiamo dal tuo romanzo di esordio Incroci obbligati che vede per la prima volta queste due strampalate e improvvisate investigatrici che vanno in giro con il loro furgoncino. Chi sono Anita Valli e Mirella Bonetti e che emozione hai provato nella consegna del tuo primo testo che poi si è rivelato convincente proprio perché hai brillantemente abbinato il giallo alla commedia?

PV Ho scritto il primo romanzo giallo “Incroci obbligati” quasi per gioco, per mettermi alla prova dopo un corso di scrittura creativa che frequentai nel 2004. Inviatolo a un concorso letterario vinsi il primo premio e me lo pubblicarono, ma senza distribuzione, quasi una dimensione casalinga. La gioia di vedere la mia opera stampata fu comunque grande, ma il romanzo rimase nel cassetto fino al 2016, anno in cui, per un caso fortuito, lo inviai all’editore Frilli di Genova che decise di pubblicarlo. Non vi dico l’emozione di trovarlo negli scaffali di tante librerie in tutta Italia e nella vetrina di Amazon, di IBS, in e-book e cartaceo. Adesso so che Frilli, ha accordi con una società partner per la produzione di audiolibri. Spero che prima o poi tocchi anche ai miei romanzi!

DB Paola Varalli a chi somiglia di più caratterialmente, ad Anita o a Mirella?

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Palato da detective #22. AGATHA RAISIN E LA “COTTAGE COOKING”

Articolo di Giusy Giulianini

La cucina britannica, nessuno si offenda, non vanta molti ammiratori tra i palati più raffinati. Multietnica sì, perché da sempre ha dato spazio a tutte le cucine del mondo, ma non troppo apprezzata nei suoi piatti tipici. Fish and chips in primis, per non parlare di Yorkshire pudding (pastella riempita con carne, verdure e salse) e di jacked potato (patata al forno, servita aperta a metà e riempita con burro o formaggio). Piatti tutti, come si evince dal pur breve elenco, che semmai ricordano la pronta fruibilità dello street food, mentre la dicono lunga sull’attenzione che gli inglesi dedicano al cibo e alla sua preparazione.

British, in tal senso e fino al midollo, è l’irresistibile “detective per caso” Agatha Raisin, scaturita dalla penna di Marion Chesney (alias M.C. Beaton) nel 1992 e accompagnata da uno stuolo di fedeli lettori, dal suo esordio e per tutte le trentadue indagini che compongono la serie (Fig.1 – I libri di Agatha Raisin).

Ironica, goffa, facile preda di amori infelici, ma accompagnata da un’inspiegabile fortuna investigativa, la nostra detective inciampa nella soluzione dei crimini, più per fatalità che per ferrea deduzione.

Nata a Birmingham in una famiglia di scarsi mezzi e disfunzionale, mal maritata e presto divorziata, Agatha sbarca a Londra, frequenta una scuola serale per segretarie e inizia a lavorare in un’agenzia di pubbliche relazioni. È l’inizio del suo riscatto: inviata a gestire un cliente scomodo nell’esclusiva Mayfair, si ritrova coinvolta in un delitto di cui è sospettato proprio quel cliente e a dimostrarne addirittura l’innocenza. La riconoscenza tangibile dell’uomo arriva sotto forma di un bel gruzzolo, sufficiente ad Agatha per aprire una sua società di PR. Brillante, cinica, ripulita nell’immagine e nell’accento, la nostra eroina miete anni di folgoranti successi nella pur competitiva Londra ma, alla soglia dei cinquanta, comprende di volere una vita diversa.

Rapporti affettivi sinceri, un ritmo più rilassato, un panorama di idillio bucolico, questi i suoi obiettivi. E dove realizzarli se non tra le dolci colline delle Cotswolds, prati verdissimi e cottage incantevoli? Agatha se ne era innamorata già ai tempi di una gita scolastica e ora non esita a sconfessare i suoi rampanti anni londinesi per un nuovo, bucolico inizio (Fig.2 – I luoghi di Agatha).

Inutile dire che troverà tutto questo, ma anche una lunga serie di morti ammazzati, crimini che lei riuscirà puntualmente a risolvere e che la convinceranno ad aprire una nuova agenzia, questa volta però di investigazioni private.

Caschetto curatissimo di lucidi capelli castani, occhi ursini e gambe slanciate, sempre attenta all’eleganza come nei suoi anni londinesi, Agatha si innamora di continuo, si risposa anche, ma non è e non sarà mai una casalinga. Idilio campestre o no, si nutre di surgelati e cibi precotti, dedita più all’alcol (gin tonic, soprattutto) che alla buona cucina.

Salvo qualche occasione in cui il corteggiatore di turno la invita in un ristorante gourmet, Agatha è soprattutto una frequentatrice di pub (il Red Lion, in particolare), dove il vertice delle prelibatezze culinarie è rappresentato da fry-up (uova sbattute, bacon, pomodori grigliati e funghi), fish and chips o da cottage pie (pasticcio di carne e verdure ricoperto da una crosta di patate).

Non sembrerebbe difficile nemmeno cucinarli in casa, ma Agatha neppure ci pensa. Anzi, quando prova a partecipare a una gara culinaria portando una torta salata acquistata in rosticceria (Agatha Raisin e la quiche letale), il giudice del concorso muore avvelenato.

E non le va meglio neppure quando partecipa a una grigliata in casa di amici (Agatha Raisin. Amore, bugie e liquori), perché lei “odia i barbecue. I barbecue vanno bene per gli americani, gli australiani, i polinesiani, o qualunque altro popolo omaggiato da un clima favorevole. Gli inglesi, lo sa per esperienza personale, adorano le carni malcotte, servite su piatti di carta in un giardino infestato dagli insetti”. Tant’è vero che le pare che il padrone di casa stia “cuocendo cadaveri sul barbecue” e che, tagliando un pezzo di pollo, coli sul piatto un vero fiotto di sangue. Così, non le resta che fuggire a gambe levate e rifugiarsi in macchina a mangiare hamburger e patatine fritte, perché ”non c’è niente di meglio del cibo spazzatura, quando sei a terra”.

E che dire quando si trova a promuovere una festa parrocchiale in cui muoiono avvelenati alcuni assaggiatori di una gara di marmellate e lei stessa finisce tra i sospettati? O quando si reca a una fiera paesana dove a sfrigolare sullo spiedo, al posto del maiale, c’è il cadavere di un uomo con la testa tagliata (Agatha Raisin e il maiale allo spiedo)?

La gola uccide, questa è la sacrosanta verità e mai appare evidente come nei gialli di Marion Chesney. È innegabile del resto che il connubio cibo-morte riscuota da tempo grande successo nel panorama della narrativa crime, a rappresentare l’inossidabile contrapposizione tra piacere e paura. Tanto da farne scaturire un particolare sottogenere, quello dei culinary misteries, che negli Stati Uniti sono ormai popolarissimi e riempiono pagine e pagine di riviste specializzate con i piatti proposti, soprannominati food noir. La serie di Gourmet detective di Peter King, solo per fare un esempio, ha riscosso un tale successo da essere ben presto trasposta in una fiction televisiva.

Sia come sia, i gialli di Marion Chesney e la sua irresistibile Agatha Raisin appartengono di diritto al genere cosy crime, un dilettevole (come suggerisce il termine inglese) connubio tra mistero e divertimento.

 Curioso comunque che Agatha, che non a caso porta il nome dell’indimenticata Dame Christie, assommi in sé la curiosità della più celebre investigatrice del crime village, Jane Marple, e le pessime inclinazioni dei detective dell’hard boiled: fumo, alcol e cibo spazzatura.

L’autrice

MARION CHESNEY è nata a Glasgow in Scozia nel 1936 e là si è spenta nel 2019. Nella sua intensa vita è stata libraia e giornalista di moda e di cronaca nera, per poi dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Autrice amatissima dal pubblico, sotto diversi pseudonimi ha pubblicato centosessanta romanzi, di genere storico, romance e crime, e ha venduto nel mondo oltre venti milioni di copie.  La sua consacrazione come scrittrice è arrivata con i romanzi crime aventi come protagonisti Hamish Macbeth, il poliziotto delle Highlands, e Agatha Raisin, l’ex PR divenuta detective dopo essersi trasferita nelle fiabesche Cotswolds. firmate come M.C. Beaton e pubblicate entrambe in italiano da Astoria. Entrambe le serie hanno avuto riduzioni radiofoniche e televisive. Dalla serie su Agatha Raisin nel 2016 è stata tratta una fiction televisiva britannica, andata in onda anche in Italia.

Il buio e il miele – Giovanni Arpino

Trama

Il capitano Fausto, protagonista del libro, l’ufficiale che per un incidente di pace e non di guerra ha perso la vista e una mano, è un Achab senza Balena Bianca, prigioniero di un mondo nero, un Ulisse senza Iliade, al quale resta la possibilità di una piccola Odissea (una settimana, cinque più due come si dice nel gergo delle caserme), tra Genova e Roma, con tappa conclusiva Napoli dove lo attende (proprio a Napoli, la città del sole) un appuntamento con la morte. Lo strano destino di questo romanzo è di essere più famoso con il suo nome di battaglia cinematografico, “Profumo di donna”, che con il suo titolo originale. “Il buio e il miele” ha ispirato memorabili interpretazioni a due grandissimi attori come Vittorio Gassman (1974) e Al Pacino (1992).

Recensione a cura di Elio Freda

Esce nel 1969 a firma di Giovanni Arpino, Il buio e il miele, romanzo che ispirerà due pellicole, una italiana – Profumo di donna – per la regia di Dino Risi (con Vittorio Gassman nei panni del capitano in pensione Fausto Consolo) il successivo remake americano Scent of a Woman con protagonista Al Pacino.  

La trama del romanzo ruota attorno alla figura del protagonista, Il capitano dell’esercito Fausto G., cieco e privo di una mano a causa a causa di una bomba esplosa durante un’esercitazione nella quale . anche il tenente Vincenzo V. ha perso la vista. Fausto, ha deciso di partire da Torino per recarsi a Napoli a fare visita all’amico e a fargli compagnia sarà un giovane studente che sta svolgendo il servizio militare. I due protagonisti hanno una diversa posizione gerarchica e il capitano cerca in ogni modo di mettere in difficoltà il ragazzo sfruttando la sua posizione di potere. Un carattere burbero e altezzoso quello del capitano, piuttosto remissivo e rispettoso, ma anche deciso e risoluto quello della giovane recluta. Fausto, ad esempio, quando incontra il giovane che lo deve accompagnare, non vuole neanche conoscere il suo nome, ma anzi decide che lo chiamerà Ciccio, lo stesso nome che usava con i precedenti assistenti. Le vicende del romanzo sono narrate in prima persona dallo stesso Ciccio. Sarà proprio Ciccio a narrare, in prima persona, le vicende di un romanzo in cui i contrasti e le contrapposizioni risultano essere l’elemento comune ai fatti della storia. Il Viaggio reale, da Torino a Napoli, fa in realtà da sfondo, è il pretesto per il vero viaggio, quello interiore, che i due protagonisti, copieranno, ricco di spunti e riflessioni circa le prove che la vita pone durante il suo corso. Ad una Torino nebbiosa, che sembra accentuare le asperità tra i due compagni di viaggio, con Fausto risoluto nel voler denigrare Ciccio fa da contraltare il sole di Napoli, che accoglierà due personaggi completamente trasformati dalla loro esperienza alla fine del viaggio. Il titolo è indicativo di un altro forte contrasto: il buio è la condizione in cui versa Fausto da nove anni in seguito ad un incidente ma è anche il suo stato mentale, la sua attitudine alla vita, un rifugio che sta inaridendo l’esistenza del capitano; il miele, l’amore nella in una forma pura, essenziale, offerto a Fausto dalla giovane Sara. Il tutto sotto gli occhi attenti del protagonista cui questa esperienza cambierà il suo approccio alla vita che lo attende. C’è tanto degrado nelle pagine di questo romanzo su cui incombe un’atmosfera malinconica, grigia; ma c’è anche l’altro lato della medaglia, le emozioni che sbocciano, sentimenti puri e forti come l’amore e l’amicizia. Una prosa semplice solo all’apparenza, che regala immagini nitide e affascinanti; un ritmo scandito non tanto dagli eventi quanto piuttosto da una lenta e inesorabile trasformazione che prende per mano il lettore e lo trascina, pagina dopo pagina verso un finale sorprendente, considerate le premesse. 

Giovanni Arpino, nato a Pola nel 1927 da genitori piemontesi e morto a Torino nel 1987, ha scritto romanzi, libri per ragazzi ed è stato giornalista sportivo. Tra i suoi libri: Sei stato feliceGiovanni (1952); Gli anni del giudizio (1958); La suora giovane (1959); Un delitto d’onore (1961); Una nuvola d’ira (1962); L’ombra delle colline (1964, premio Strega); Il buio e il miele (1969); Randagio è l’eroe (1972); Domingo il favoloso (1975); Il primo quarto di luna (1976); Azzurro tenebra (1977); Il fratello italiano (1980, premio Campiello); La sposa segreta (1983). Passo d’addio, uscito per la prima volta nel 1986, è il suo ultimo romanzo. 

Dettagli

  • Editore ‏ : ‎ Baldini + Castoldi (14 marzo 2014)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 148 pagine
  • ISBN-10 ‏ : ‎ 8868520230
  • ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8868520236
  • Genere : Narrativa

LA RAGAZZA CHE VIENE DAL BUIO – MICHAEL ROBOTHAM

TRAMA:
Chi è Evie, la ragazza senza passato? Da cosa fugge? Da bambina è stata trovata nascosta in una stanza segreta all’indomani di un terribile delitto avvenuto proprio sotto i suoi occhi. Grazie alla dote che la contraddistingue, un’istintiva abilità nel capire quando qualcuno sta mentendo, ha aiutato Cyrus a risolvere un caso apparentemente impenetrabile. Ora per lo psicologo è il momento di sciogliere l’enigma più complesso di tutti e fare luce sul passato di Evie. Prende così il via una lunga e angosciante indagine, durante la quale, passo dopo passo, il velo di mistero si squarcia e si compone il quadro della vera identità della ragazza. Ma più Cyrus si avvicina alla verità, più espone Evie al pericolo, non lasciandole altra scelta che scappare. Entrambi si troveranno di fronte a un’amara verità: a volte è meglio che alcuni segreti rimangano sepolti e alcuni mostri non vengano evocati.

RECENSIONE a cura di Edoardo Todaro

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