Alla ricerca del libro perduto: Diceria dell’untore – Gesualdo Bufalino

Trama

Il libro rivisita l’esperienza, vissuta in prima persona dall’Autore, di una degenza in un sanatorio vicino Palermo- la “Rocca” nell’estate del 1946. L’io narrante, reduce dalla guerra, protagonista-testimone di disperazioni e speranze di compagni di malattia, supera l’iniziale desiderio di isolamento e solitudine ed entra in “colluttazione” con gli altri ospiti del ricovero; soprattutto Marta, leggiadra e sfuggente ballerina del Nord dall’ambiguo passato, con cui intreccerà una sofferta storia d’amore; il Gran Magro, mefistofelico medico e regista della vita alla Rocca; Padre Vittorio con la sua inquieta religiosità. Sarà il protagonista l’unico a ricominciare, guarito, la vita di tutti i giorni, infrangendo il tacito e reciproco patto di non sopravviversi.

Recensione a cura di Dario Brunetti

Gesualdo Bufalino è uno scrittore, poeta e aforista siciliano, nato a Comiso nel 1920. Deve interrompere gli studi universitari nel 1942 perché viene richiamato alle armi, diventando sottotenente in Friuli, catturato dai tedeschi riesce a fuggire e a raggiungere i suoi compagni in Emilia.

Viene ricoverato all’ospedale di Scandiano dopo essersi ammalato di tisi, e, a guerra ormai conclusa, è trasferito in un sanatorio di Palermo. Porterà a termine gli studi e ritornerà al suo paese natio per diventare professore fino all’età della pensione.

La sua esperienza nel sanatorio lo porterà a iniziare nel 1950 la sua opera prima dal titolo Diceria dell’untore, per riprenderla dopo ben 21 anni e precisamente nel 1971, per vederla pubblicata per la prima volta dalla casa editrice Sellerio nel 1981.

Dopo aver raggiunto il grande consenso della critica letteraria, nello stesso anno di pubblicazione Gesualdo Bufalino vinse il prestigioso Premio Campiello.

L’opera è uscita in due diverse edizioni, sia con Sellerio che con Bompiani dove è contenuta una preziosa intervista allo scrittore Leonardo Sciascia.

Diceria dell’untore è uno dei capolavori assoluti della narrativa italiana, scritto attraverso un linguaggio ricercato e complesso, Bufalino ricorre molto spesso a continue metafore che saranno definite “il cibo della sua prosa” con dei richiami a quell’architettura barocca della sua Sicilia.

Nei luoghi dove si alternano luci ed ombre, è sempre più sottile il confine tra la vita e la morte, l’autore tratta l’argomento nella sua complessità e i protagonisti di quest’opera vivranno l’avvicinarsi della loro morte dandone ciascuno un’impronta diversa, solo per una persona avverrà in maniera quasi improvvisa e inaspettata, proprio per colei la quale aveva una spasmodica gioia di vivere, ma lasciamo che il lettore rispolveri questa preziosa opera perdendosi nell’incantevole prosa bufaliniana.

La tubercolosi porta loro a una lentissima agonia e nel sanatorio avranno modo di interagire e anche di innamorarsi come nel caso dell’io narrante (l’autore) di Marta.

La morte di ogni personaggio assume dei contorni differenti, così gli ospiti della Rocca vivono la loro lenta agonia sospesi tra spazio e tempo.

Bufalino rappresenta gli avvenimenti reali in chiave autobiografica e antropologica, dedita a liberare l’anima definitivamente sciogliendo i nodi esistenziali che caratterizzano ogni essere umano.

La malattia e la morte vengono raffigurate come l’essenza della condizione umana trovando tra di loro quasi una simbiosi perfetta.

Dall’opera verrà tratto un film nel 1990 per la regia di Beppe Cino con un cast eccezionale che vedrà protagonisti Remo Girone (Sebastiano), Lucrezia Lante della Rovere (Marta), Vanessa Redgrave (Suor Crocifissa), Fernando Rey (Il Gran Magro).

Dettagli

  • Editore ‏ : ‎ Bompiani; 21° edizione (31 marzo 2016)
  • Genere : Narrativa
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 222 pagine
  • ISBN-10 ‏ : ‎ 8845281698
  • ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8845281693

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