L’arte di non scrivere… Fabio Mundadori : Concorsi letterari e collane di genere

Rubrica a cura di Roberto Gassi.

Biglietto da visita

Fabio Mundadori è nato a Bologna nel 1966 e vive a Latina dove si occupa di sicurezza informatica.

Colpito in tenera età dal Morbo di Asimov, scrive giallo, thriller, fantascienza e horror dando più volte prova di amare la contaminazione tra generi.

Dal 2019 è presidente della web radio Radio 4zero3 – www.radio4zero3.it –  per la quale conduce il programma di presentazioni letterarie Antivirus.

Nel 2008 vince il premio “Giallolatino” e nel 2011 il “Garfagnana in giallo”.

Condirettore del premio letterario Garfagnana in giallo, direttore artistico di NeRoma Noir Festival è curatore di [ZERO] la collana “di sole storie nere” di Bacchilega Editore.

Nel 2020, in occasione dei 40 anni della strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, ha riportato in libreria per Bacchilega editore in una nuova edizione il thriller “L’altra metà della notte. Bologna non uccide”, la prima avventura del commissario Cesare Naldi.

Altri romanzi pubblicati “Occhi Viola” (Ego e Bacchilega editore), “Dove scorre il male” (Damster) e “Ombre di vetro” (Damster) oltre a più di 40 racconti in varie antologie.

Fabio,

grazie di avere accettato il nostro invito e di averci concesso l’intervista che segue. L’intento di questa rubrica è scoraggiare chi ha un romanzo nel cassetto a tirarlo fuori per pubblicarlo, anzi, non solo consigliamo di tenerlo lì dov’è ma di chiudere a chiave il cassetto. Perché? Perché prima di pubblicare un proprio testo è importante conoscere cosa c’è dietro, i rischi nei quali si può incorrere, ma soprattutto perché quasi mai la scrittura viene associata alla parola lavoro. Ebbene sì, scrivere è un lavoro come tanti che comporta impegno, disciplina, sudore, concentrazione, passione e che coinvolge diverse figure professionali: case editrici, agenti letterari, editor, grafici, uffici stampa, blogger. Per questo ottavo articolo abbiamo deciso di informare i possibili scrittori-avventori della bottega editoria sull’importanza dei concorsi letterari, delle collane di genere.

Grazie a te, Roberto è un piacere poter condividere con voi e i vostri lettori la mia passione per le storie.

Il concorso letterario Garfagnana in giallo, del quale sei condirettore con il vulcanico Andrea Giannasi, è giunto alla sua quattordicesima edizione quest’anno dedicata ad Andrea G. Pinketts, ma partiamo dal principio… Come nasce un concorso letterario di genere? Perché il titolo: Garfagnana in giallo?

Non c’è una genesi particolare per un concorso di genere, per quanto riguarda il Garfagnana in giallo, questo festival nasce come premio letterario per racconti dedicato agli appassionati di quello che è stato il progenitore di tutte le storie mistery (o crime come si preferisce dire oggi), ovvero il giallo che in quegli anni iniziava il lento ma inesorabile percorso che lo ha liberato dalla fastidiosa etichetta di genere di “serie B” conquistandosi, al pari di noir e thriller, le vetrine più prestigiose.

A suo tempo – nel lontano 2008 – Andrea Giannasi ebbe l’intuizione, poi ripresa da molti altri premi, di legare la manifestazione al territorio, nello specifico la Garfagnana che in quegli anni era decisamente poco conosciuta e fuori dalle rotte classiche del turismo, di qui il nome.

Hanno vinto questo premio nel 2014 Antonio Fusco, nel 2015 Paolo Roversi (Georges Simenon), nel 2016 Piergiorgio Pulixi nel 2017 Barbara Baraldi, nel 2018 Francesca Bertuzzi, nel 2019 Piernicola Silvis e Serena Venditto, nel 2020 Paola Barbato, nel 2021 Piera Carlomagno e Letizia Vicidomini. Quanto e perché è importante per uno scrittore esordiente o affermato partecipare a un concorso come il Garfagnana?

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