a cura di Paola Varalli.
È noto: parecchi tra gli investigatori letterari sono degli inguaribili epicurei.
Vien da pensare che sublimino con la buona tavola quel loro starsene in mezzo a crimini, furti e delinquenza in genere. E forse è proprio così. Prendiamo ad esempio Nero Wolfe, così raffinato da competere con il suo cuoco in una gara di ricette all’ultima forchetta. E che dire della moglie del commissario Kostas Charìtos, creato dalla penna di Petros Markaris? I Gemistà della signora Adriana pare siano un’apoteosi! Per non parlare di Manuel Vázquez Montalbán e delle sue Ricette Immorali o ancora dei manicaretti della signora Maigret che profumano di Alsazia e di spezie della campagna francese.
Insomma la lista è lunga e pian piano vedremo di darle un’occhiata insieme.
Seguitemi che oggi andiamo in Terra Sabauda. Ma… più che di ricette golose vi parlerò di golosità compulsive. Infatti nel primo libro della fortunata serie di Davide Longo (Il caso Bramard – Einaudi) il commissario Corso Bramard divora compulsivamente un sucai dietro l’altro. Però, lo confesso, la prima volta che l’ho letto mi sono detta: “Ma cosa diavolo sono questi sucai?” Come ogni volta san Google ci viene incontro: trattasi di caramelle morbide, gommose pare buonissime che, a quanto pare, danno dipendenza, altrimenti non si spiegherebbe la cosa. Leggenda vuole che traggano il loro nome dal Suk, il mercato arabo per il sentore di aromi e spezie, liquerizia e arancio.

Quindi eccoci con Bramard, giovane e brillante commissario torinese, a cui ammazzano moglie e figlia. L’uomo si ritira e dopo vent’anni lo ritroviamo in montagna, fa l’insegnante e arrampica da solo, sperando forse di perdere un appiglio e andarsene al creatore a raggiungere l’amata consorte. Ma l’adrenalina della caccia al serial killer, tal Autunnale, colui che gli ha decimato la famiglia, lo terrà in vita. Il suo allievo Arcadipane ha preso il suo posto di commissario e il sodalizio tra i due è forte nonostante Bramard non sia più della partita, ufficialmente.
Col procedere della saga (Le bestie giovani, Una rabbia semplice, La vita paga al sabato, sempre per i tipi di Einaudi) troviamo Arcadipane contagiato da questa faccenda dei sucai, scrive Crosetti su Repubblica:
«Quanto è mentale Bramard, tanto è corporeo Arcadipane che in saccoccia tiene un mucchio di sucai da estrarre compulsivamente e ingoiare insieme ai pelucchi che stanno sul fondo delle tasche. Due così non li dimentichi» – Maurizio Crosetti, la Repubblica
Continua a leggere