
Ho conosciuto Luigi Calisi di persona al Terracina Book Festival, abbiamo condiviso il palco del bellissimo teatro romano, e una chiacchiera tira l’altra ne è nata un’intervista intorno al suo romanzo “Il mondo finisce all’orizzonte” per il blog Giallo e Cucina.
A cura di Marika Campeti
Il tuo romanzo è ambientato ai Caraibi, in un’epoca lontana e spietata. Pirati, velieri, tesori e spargimenti di sangue. Come ti sei documentato per ricostruire luoghi e ambientazione storica?
Ho letto alcuni saggi che approfondivano il periodo storico di riferimento, in particolare l’epoca d’oro della pirateria e i conflitti coloniali del diciottesimo secolo. Mi hanno aiutato anche alcuni dipinti d’epoca: mi è sempre utile avere dei riferimenti iconografici cui ispirarmi. Per i luoghi, invece, ho fatto ricorso persino a degli opuscoli turistici! Una curiosità: quando ho scritto il libro non ero ancora mai stato nei Caraibi, quindi ho ricostruito tutto a distanza. Un po’ come Salgari oltre un secolo fa, ma con l’aiuto fondamentale di Internet! In ogni caso, per i più curiosi, ho inserito un’appendice storico-geografica alla fine del libro per orientarsi tra ciò che è vero e ciò che è inventato.
Leggendo il tuo romanzo ho avuto l’impressione di tornare indietro nel tempo, alle letture che facevo da ragazzina. L’isola misteriosa, I figli del capitano Grant, L’isola del tesoro, Il corsaro nero…Tutti romanzi che mi avevano appassionata tanti anni fa e che ho poi dimenticato in uno scaffale della libreria. Il tuo intento con “Il mondo finisce all’orizzonte” è farci tornare i sognatori che eravamo da bambini?
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