A dieci anni Thomas Bishop viene internato in una clinica psichiatrica dopo aver ucciso la madre che lo seviziava da sempre. Quindici anni dopo, evade dall’istituto e dà inizio a una fuga sanguinaria sul cui cammino sono ancora le donne a cadere. Un omicidio, due, poi saranno decine; Bishop tortura e uccide spostandosi da Las Vegas a Chicago, a New York. Un personaggio infero ma straordinariamente umano, del quale Shane Stevens è cronista implacabile raccontandone nel dettaglio l’infanzia e gli anni di reclusione, le quotidiane strategie di sopravvivenza e la ferocia omicida. Ne emerge un indimenticabile ritratto della follia, di quel concatenarsi di storie, incontri o mancati incontri che conducono un uomo a cedere alla violenza, all’orrore, alla distruzione dell’altro e di sé. E accanto a questa ombra che ferisce a morte le grandi metropoli del continente, emerge il volto oscuro dell’America degli anni Settanta, restituito attraverso il racconto di una caccia all’uomo che coinvolgerà tutti, poliziotti e giudici, politici e giornalisti, beffati dall’astuzia dell’assassino e incatenati, loro malgrado, alla sua testarda, deviata umanità.
Sono così tanti i Commissari che si fa fatica a seguirne le gesta. Ne sono così tanti che ad aggiungerne uno forse non lo noterebbe nessuno. Nel dubbio, questo libro di commissari ne propone 7, così sceglierete voi quello che più vi aggrada. Occhipinti, Fabozzi, Molinari, Basile, Beltrami, Martinelli, Carotenuto: sette detective tutti diversi l’uno d’altro, tutti pronti ad affrontare i casi più disparati, tutti agguerriti, tutti preparati… meno uno, tutti speranzosi e frementi di poter essere inseriti a pieno titolo nella Inarrestabile Carica dei Commissari di Polizia che è in atto. Cari assassini, aprite bene gli occhi, attenti ai passi falsi, non lasciate tracce in giro: i sette Commissari di Lello Marangio sono arrivati, anzi sono già fra voi e vi daranno filo da torcere. Forse.
Siamo nuovamente in compagnia di una scrittrice che, personalmente, ammiro tantissimo, sto parlando di Scilla Bonfiglioli che avevamo lasciato non molto tempo fa alle prese con le gesta di Tullo Ostilio! Risale infatti al 2021 la pubblicazione del romanzo scritto insieme a Mina Alfieri e Franco Forte, facente parte della serie pubblicata da Mondadori e dedicata ai sette re di Roma. Scilla per prima cosa ti ringrazio ancora una volta per essere con noi di GialloeCucina a parlare di te, delle tue pubblicazioni e di tanto altro!
GeC: E’ appena uscito in tutte le edicole ‘Morte ad Ankara’ la nuova avventura di Nero & Zagara pubblicata nella collana Segretissimo dedicata alla narrativa spy-action. Questo è il secondo romanzo sulla lunga distanza dedicato alla coppia di mercenari protagonisti di ‘Fuoco su Baghdad’, romanzo trionfatore nel 2019 del Premio Altieri come miglior romanzo inedito di spionaggio. Vuoi presentarci questo letale e affiatatissimo duo? Cosa ti ha ispirato la nascita dei tuoi protagonisti?
SB: Ciao, Massimo! E un saluto a tutti i lettori di GialloeCucina, sono felice di essere di nuovo vostra ospite. Questo è un appuntamento che non vorrei perdermi per niente al mondo.
Vi presento i protagonisti della mia serie spy-action con immenso piacere, sperando che possano vivere nelle vostre fantasie come fanno nelle mie.
Nero e Zagara sono una coppia di mercenari. La più letale coppia di mercenari del Medioriente, almeno questo è quello che si dice di loro.
Nero è un uomo misterioso, silenzioso e letale, armato di due Heckler & Koch che sono diventate leggenda tra i suoi alleati come tra i suoi nemici. E’ uno stratega molto colto e con l’abitudine di comprare un libro di avventura all’inizio di ogni missione, magari in una libreria del Cairo o all’aeroporto di Tel Aviv. Ama leggerlo a Zagara nei momenti morti, quando i piani sono ormai tracciati e si tratta solo di aspettare l’attimo giusto per entrare in azione.
Ha amici scomodi in tutti i paesi mediorientali e nemici potenti annidati da Oriente a Occidente, tutte persone che pagherebbero oro per mettergli le mani addosso. E forse ce l’hanno fatta, perché l’ultima volta che lo abbiamo visto Nero era a terra, ferito mortalmente e lasciato a marcire in una strada di Istanbul.
Ma dicono di lui che abbia sette vite come i gatti, quindi non lo darei per spacciato.
Zagara era una bambina, costretta a prostituirsi in un bordello di Ankara, quando Nero l’ha trovata e l’ha presa con sé. Da quel momento è stata addestrata e preparata non solo per sopravvivere in un mondo di continui pericoli, ma per essere una delle migliori assassine sulla piazza.
Sono legati da un amore profondo e da una lealtà estrema, che li rende una coppia nel lavoro e nella vita: non c’è Nero senza Zagara e non c’è Zagara senza Nero.
E, senza di loro, probabilmente il Medioriente sarebbe una polveriera ben più esplosiva di quello che è.
Volete accompagnarli nella prossima avventura?
GeC: Te lo dico francamente, ho da poco finito di leggere ‘Morte ad Ankara’ ed ho una voglia selvaggia di spoilerare a destra e a manca! Sì perché questo romanzo è veramente ricchissimo di sorprese e colpi di scena! Ritroviamo la nostra Zagara alla ricerca di Nero, che crede ancora vivo dopo che è caduto sotto il fuoco nemico. E’ un percorso ricco di insidie ma che affronta con una tenacia e una determinazione feroci e, tra l’altro, non sarà neanche sola perché molte persone sono debitrici nei confronti di Nero. Cosa puoi raccontarci di questo nuovo libro?
«Spero che tu non ti sia già dimenticata di me. Giochiamo?».
Quando Antonia Scott riceve questo messaggio, sa benissimo chi glielo ha inviato. Sa anche che questa partita è quasi impossibile da vincere. Ma ad Antonia perdere non piace e, se perde questa battaglia, le avrà perse tutte. È il momento della resa dei conti, dello scontro faccia a faccia con il suo nemico numero uno. E sarà uno scontro spietato, un ballo diabolico a un ritmo convulso, una crudele caccia al tesoro costellata di trappole mortali in cui ogni tappa è più pericolosa della precedente. I fili, come sempre, verranno mossi dall’alto: la regina è la figura più potente della scacchiera, ma un pezzo degli scacchi non deve mai dimenticare che c’è sempre una mano che lo dirige. Anche questo, però, è tutto da vedere.
Le mani di Fortunata sono magiche. Sanno prendersi cura di uomini e donne, con dolcezza e premura. Lavano, vestono, abbelliscono e rasserenano, passano delicate sulla pelle e sul viso. C’è solo un problema: i corpi cui Fortunata provvede sono quelli dei defunti. Lei è infatti l’ultima discendente di una stirpe di becchini, la più antica di Chioggia. Per questo suo padre, un uomo congelato nel dolore per la morte della moglie, vorrebbe che lei ereditasse l’impresa di famiglia. Per questo Fortunata è fin dall’adolescenza vittima dell’ignoranza e della superstizione dei suoi paesani. Il suo sogno sarebbe quello di diventare pasticciera, e mettere le sue mani così abili al servizio della gioia e della festa e non del lutto. L’occasione le si presenta quando viene assunta per uno stage nel catering dei fratelli Mengolin, famosi ristoratori veneziani. Per Fortunata potrebbe iniziare una nuova vita, ma il primo giorno di lavoro, durante lo sfarzoso matrimonio della figlia della famiglia Boscolo, il padre della sposa muore in circostanze poco chiare, e i sospetti sembrano convergere proprio sulla giovane tanatoesteta. Così Fortunata, per salvarsi, dovrà improvvisarsi investigatrice. E nel suo cammino così difficile il destino le offrirà uno strano alleato, un uomo misterioso quanto affascinante…Un romanzo giallo che intreccia sorrisi e dolori, con una protagonista piena di voglia di vivere e di amare che fa i conti con la malvagità e l’avidità del mondo, sullo sfondo magico di Chioggia, città magnifica che a volte sembra vivere di vita propria.
…allora la situazione è davvero complicata, verrebbe da pensare. Già, perché il ranger creato da Giovanni Luigi Bonelli e realizzato graficamente dal grande disegnatore Aurelio Galleppini (in arte Galep) non è tagliato per le indagini che seguano i canoni delle polizie più evolute della sua epoca, ma applica un metodo molto più concreto e spiccio: pugni, Colt 45 fumanti, poche parole ma abbastanza incisive da spingere anche il più incallito furfante a collaborare, spiattellando senza tergiversare tutto quello che sa. Questo dipende anche dal fatto che il nostro eroe ha quasi sempre a che fare con loschi contrabbandieri, assassini di mezza tacca al soldo di padroni apparentemente rispettabili e in realtà assai più corrotti, che usano il denaro per prezzolare chi si sporcherà le mani al loro posto. Quasi sempre, abbiamo detto, perché l’universo narrativo creato dalla fantasia di Bonelli, padre di Sergio, a sua volta abile sceneggiatore nonché già titolare della casa editrice che porta il loro cognome, è talmente vasto che vi trovano posto personaggi e situazioni decisamente trasversali rispetto alla tradizione più convenzionale del western. Chissà se si deve proprio alla fama di lettore e spettatore onnivoro di opere di qualsiasi genere, purché contaminate dal virus benefico dell’avventura, l’incentivo che rese Giovanni Luigi Bonelli artefice di una numerosa serie di saghe che rappresentano un filone non certo secondario nella storia di Tex Willer, un fumetto tuttora amatissimo dal pubblico italiano, a oltre settant’anni dalla sua nascita. Un fenomeno di costume che si tramanda da una generazione all’altra e anche in periodi di feroce contestazione ha rappresentato uno dei pochi elementi in grado di accomunare padri e figli, giovani e meno giovani, intellettuali e semplici lavoratori, senza distinzioni sociali, in virtù di un messaggio elementare senza essere banale: quello della giustizia che non tiene conto né dei pregiudizi né del colore della pelle ma viene fatta rispettare a ogni costo, anche infrangendo delle leggi senza per questo sollevare polveroni nell’opinione pubblica più garantista.
Un viaggio nelle ragioni, nelle coordinate del male, nelle sue inquiete correnti alternate, nel suo oceano di contraddizioni e circostanze, là dove possedere una bussola è arbitrario, perché parliamo e trattiamo di complessità… Questo lavoro intende indagare, in una prospettiva integrata che intreccia i saperi propri del servizio sociale penitenziario, della criminologia forense e della pedagogia della devianza, quelle che sono le ragioni e, appunto, le coordinate dell’azione dissociale e criminale. L’analisi parte da quella che è una introduzione sull’eziologia del male e criminogenesi, per poi passare a quello che è il fondamento rieducativo nel nostro ordinamento penitenziario, partendo dalla base costituzionale rappresentata dall’art. 27. Le prospettive e possibilità che interessano una pedagogia costruttiva riferita al campo della devianza, con riferimento peculiare al segmento degli aggressori sessuali, vero banco di prova arduo rispetto ad una azione riabilitativa sia sul piano sociale che educativo. L’indagine sul male passa anche attraverso concreti esempi ricavati dalla cronaca nera recente, come l’omicidio di Lecce e il caso di Luca Varani, per poter corredare la ricerca con dati empirici e un riferimento al presente: l’abisso del male è quello specchio in cui temiamo di riconoscerci, ma che rimane parte e riflesso dell’uomo nella sua complessità. Prefazione di Antonio Maria La Scala.
Malacarne è stato pubblicato per la prima volta venticinque anni fa, e rimane, ancora oggi, un romanzo fulminante. Con la fredda lucidità di un esame radiografico attraversa storie riconoscibili, personaggi familiari, per rivelare il corpo tumefatto, malato delle nostre società. Sembrano mutati i sintomi ma la patologia è la stessa. Stupisce la scrittura fluviale, lingua magmatica che prende in ostaggio, trascinando il lettore in un’avventura senza tregua, senza fiato, dove si fondono e si confondono poesia e trivialità, fantascienza e mattinali della questura, fumetto e verismo, ironia e disperazione, delirio e verità della condizione umana nel Meridione: «il nostro mondo preistorico nel cuore della modernità» dove la vita segue «il destino naturale di morte violenta». È la visionaria confessione – a tratti profetica – di un sicario che vittima dopo vittima, massacro dopo massacro, ricostruisce l’epopea raccapricciante e prodigiosa della città senza nome, forse Palermo: dalla centenaria marginalità dei quartieri popolari alla centralità miliardaria del traffico internazionale di stupefacenti. Protagonisti, la voce di un killer che conosce il prima e il dopo, il suo giudice muto e la violenza: unica forma di comunicazione, esclusiva rappresentazione del mondo. Nella spirale della ricchezza ottenuta con le pallottole i criminali hanno movenze settecentesche e le esecuzioni vengono decise con i numeri della tombola di Natale. Tra vicoli e mercati, tra piazze e lungomare, tra sgabuzzini della latitanza e camere della morte, carnefici e vittime s’inseguono in un girotondo macabro e surreale: un grottesco girone infernale dove Dio non riesce a trovare le anime di chi è stato sciolto nell’acido. Nella postfazione originale che arricchisce questa edizione, Giosuè Calaciura torna indietro con la memoria all’esperienza che è stata l’origine di questo libro e – forse – della sua scrittura.
Lorenzo Padovani è un promettente rampollo della Milano bene, dal curriculum accademico ineccepibile. Ricevere un incarico come docente nel prestigioso Liceo privato Modigliani, la scuola che forma l’élite della futura classe dirigente, è dunque il coronamento di un sogno, la possibilità di essere «tra i predestinati ad avere il meglio». Eppure, dietro la facciata di eccellenza, al Modigliani le cose non sono affatto come sembrano. Bullismo, vessazioni, disagio adolescenziale, a cui non danno alcuna risposta un corpo docente arrivista e una dirigenza quantomeno ambigua. Il suicidio di una studentessa, dietro al quale si celano molte zone d’ombra, sarà l’elemento decisivo affinché il protagonista decida di schierarsi dalla parte della verità, rischiando tutto in prima persona. La volontà di vederci chiaro sulla morte della ragazza, infatti, lo condurrà ad affrontare pericoli inattesi e i conflitti di coscienza che si creano quando si viene chiamati a scegliere tra etica e interessi personali.
Diamo un caloroso benvenuto su Giallo e Cucina ad Alessandro Troisi; in libreria con il suo ultimo romanzo storico “La dinastia dei re”. Partiamo subito con la prima domanda:
– Ciao Alessandro, raccontaci come e quando è nata la tua passione per la scrittura.
Innanzitutto, grazie per lo spazio dedicatomi e per l’opportunità di essere presente su questo bel blog. Ho sempre sentito la passione per la scrittura, fin da quando ero molto piccolo, come se fosse qualcosa di connaturato. Da bambino amavo i libri, adoravo il profumo della carta, e l’esperienza immersiva che sapevano regalare.