PRATO ALL’INGLESE – FREDERIC DARD

TRAMA: Sole e spiagge dorate, l’incontro fortuito tra un uomo e una donna, ecco il raggiante preludio a questa storia nera. Jean-Marie Valaise e Marjorie Faulks sono in vacanza a Juan-les-Pins. Lui è un ordinario agente di commercio, lei un’inglese di una bellezza discreta, un velo di tristezza nello sguardo. Due sconosciuti, finché una mattina un bizzarro equivoco li avvicina. Quella stessa sera si ritrovano al casinò, di nuovo per caso, e, tra un bicchiere di champagne e l’altro, l’uomo è presto vinto dal fascino dell’elegante interlocutrice. Entrambi hanno a casa qualcuno che li aspetta, ma ora sono in Costa Azzurra e il senso di libertà e la bellezza spingono le persone oltre la soglia di ciò che è lecito dire o non dire. Così, quando la donna riparte per Londra, si lasciano con la promessa di scriversi. ‘Adesso so che il Paese in cui vivo è un’isola, e che sono in esilio. In esilio da lei!’, si legge nella lettera appassionata con cui Marjorie invita Jean-Marie a raggiungerla a Edimburgo, dove sta per recarsi. Arrivato in Scozia, mentre vaga per la città avvolto dalla nebbia e dal grigiore, l’uomo si ritrova in atmosfere e circostanze molto diverse dal previsto. Marjorie è un’ombra: introvabile prima, poi inafferrabile. Fino a quando, del tutto inaspettata, dalla donna giunge la proposta di un incontro, ai giardini di Princes Street, in un pomeriggio affollato. Sarà qui che l’incubo assumerà i contorni definiti della realtà, e che l’uomo si troverà stretto nella rete di un piano machiavellico tanto folle quanto perfetto.

RECENSIONE a cura di Edoardo Todaro

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La villa dei cadaveri. Ferie piemontesi per il Commissario Aurelio Baldanzi – Luisa Ferrari

Trama

In una tranquilla domenica sera dell’estate torinese del 2019 il quieto vivere del Commissario Aurelio Baldanzi viene sconvolto dall’improvvisa scomparsa della fascinosa Ornella, con la quale trascina da anni una storia fatta di contrasti e incomprensioni. Negli stessi giorni una mano sconosciuta inizia a seminare morte tra le mura dell’Istituto di Anatomia Patologica di Torino e di nuovo il Museo con i suoi barattoli dall’inquietante contenuto tornano involontari protagonisti, forse legati proprio al mistero che si cela dietro quella scomparsa che assume nei giorni toni sempre più complessi. Un filo sottile sembra legare le vittime torinesi ad antiche atrocità commesse da un eccentrico collezionista detto il Barone di Rocca D’Arazzo insieme al suo Preparatore Anatomico; fatti così irreali nel loro orrore da far dubitare lo stesso Baldanzi dell’evidenza che si presenta ogni giorno più tragica. E mentre altri personaggi si affacciano sulla scena, come l’inossidabile Achille Donati, la volubile Amalia, la professionale Giulietta Ottolenghi e il fedele amico Gerardo, Baldanzi si trova coinvolto in vicende sempre più irreali senza nemmeno l’aiuto del buon Di Gennaro, diventato felicemente papà. Tra il culto della misteriosa Signora vegliata dalle fedeli Custodi e il segreto dei preparati museali della contrada del Gelso, i fili sempre più annodati trovano alla fine la loro trama componendo un arazzo che nessuno avrebbe potuto immaginare.

Recensione a cura di Dario Brunetti

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Oggi parliamo con… Scarlett Phoenix

Abbiamo il piacere di avere con noi a GialloeCucina Claudia Zani, nome di battaglia Scarlett Phoenix, ed è quanto mai appropriato parlare di battaglia perché la nostra interlocutrice è la fresca vincitrice del ‘Premio Altieri’, il più importante riconoscimento per la letteratura di Spy-Action in Italia. Il suo esordio nella cosiddetta ‘Italian Legion’ si intitola ‘RED Reaper. Il gioco del diavolo’ ed è stato pubblicato nella prestigiosa collana ‘Segretissimo’ di Mondadori. Cerchiamo subito di conoscere meglio la protagonista della nostra intervista.

GeC: Claudia quando e come nasce il tuo alter-ego Scarlett Phoenix e a cosa è dovuta la scelta di un genere letterario, lo spionaggio d’azione, generalmente ad appannaggio degli uomini?

SP: Il placido fluire degli eventi non mi è mai interessato, ho sempre seguito l’attualità e in prima persona ho sperimentato come la vita sia un susseguirsi di situazioni che fanno parte di un enorme incastro frutto di fatalità e calcolo. Scarlett fa parte, a pieno titolo, di questo tipo di incastro. È ciò che potrei essere o, forse, ciò che sono stata in un’altra vita. 

Lo scrittore colombiano Gabriel García Márquez ebbe a dire che tutti gli esseri umani hanno tre vite: una pubblica, una privata e una segreta ma la scrittrice de ‘Il gioco del diavolo’ va ben oltre questa definizione. 

Scarlett può muoversi con agilità e sicurezza sul filo della lama, fa quelle cose che io non ammetterei mai di aver anche solo pensato. È la parte nascosta, quella sul lato in ombra della luna.  A volte la combatto ma spesso prende il sopravvento. Dove viva, cosa faccia, cosa pensi, onestamente non lo so nemmeno io. Assomiglia molto a quelle creature delle favole che sbucano al momento giusto, più spesso in quello sbagliato, fanno ciò che devono e poi svaniscono nel nulla. Questo nel presente, ma l’alter ego fine a sé stesso nasce da esigenze diverse. Per anni ho bazzicato il mondo dei giochi di ruolo, roba decisamente nerd, lo ammetto, che mi ha formata per quanto riguarda l’azione. Nel gioco di ruolo il world building è importante, soprattutto nelle ambientazioni fantascientifiche o post-apocalittiche. Nella creazione delle ambientazioni mi sono spesso lasciata ispirare dai mondi sull’orlo dell’Armageddon creati da Alan D. Altieri. La sua Gottshalk Yutani è l’emblema assoluto della corporazione mondiale che stringe la mano a dio e al diavolo. Non ti nego che il mio primo amore è stato lo spionaggio, ma, come costruttrice di trame so quanto possa essere divertente scagliare i propri personaggi nel fuoco dell’inferno per farli emergere forgiati di nuove caratteristiche e consapevolezze. Chi ha amato L’Ulisse o l’Odissea non può non apprezzare l’azione che, dal mio punto di vista, non è fatta solo di bossoli roventi che schizzano da ogni parte.  Agire significa pianificare, ideare strategie e metterle in atto.  Un magnifico cavallo di Troia che può cambiare il corso degli eventi.

GeC: Un giorno ti arriva una telefonata e ti comunicano che sei la nuova vincitrice del Premio Altieri… ci racconti com’è andata e cos’hai provato la sera della premiazione, al MystFest di Cattolica, quando hai visto in anteprima sul mega-schermo la copertina del tuo libro?

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The Revelation di Bentley Little

Trama

In una piccola cittadina del nord dell’Arizona una chiesa episcopale viene profanata e scompaiono il prete e la sua famiglia. Altre chiese sono contaminate con oscenità scritte con sangue di capra. Due allevatori vengono uccisi e mutilati dopo che i loro greggi sono stati distrutti. Un ragazzino racconta allo sceriffo Jim Weldon di un sogno in cui ha visto la morte della famiglia del prete per mano dei demoni. Nel frattempo, il giovane scrittore in difficoltà Gordon Lewis teme che sua moglie Marina, da poco incinta, soccomba nell’epidemia di aborti come altre donne della comunità. Mentre gli eventi malvagi si intensificano, il misterioso predicatore itinerante fratello Elias rivela allo sceriffo Weldon, a Gordon e al nuovo prete episcopale, il sensitivo padre Donald Andrews, che solo loro possono salvare la città e il mondo dall’avvento di Satana.

Recensione a cura di Emanuela Di Matteo

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Interroghiamo il sospettato. Guida per evitare errori per scrittori meticolosi di storie crime e per lettori e spettatori curiosi – Andrea Cotti e Carmelo Pecora

Sinossi

I segreti di una vera indagine di polizia, dalla scena del crimine all’interrogatorio del pubblico ministero, passando per il gergo utilizzato dalle forze dell’ordine fino al rapporto tra gli investigatori e i magistrati. Tutti gli errori da evitare quando si scrive una storia crime, le inesattezze più frequenti, con la spiegazione di come funziona invece nella realtà un’inchiesta in tutti i suoi aspetti, e con il racconto del lavoro sul campo di chi indaga.

Recensione a cura di Achille Maccapani

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L’arte di non scrivere: Professione libraia, Clorinda Attianese

Rubrica a cura di Roberto Gassi.

Biglietto da visita

Sono cresciuta in un piccolo paesino di tremila anime, ho scoperto da subito che i libri mi avrebbero portato in altri posti. Ho seguito strade diverse, da interprete e traduttrice ho studiato per diventare libraia. Nel 2016 è nata Libramente, una piccola libreria indipendente affezionata al territorio, con la sola voglia di raccontarlo e tirar fuori le sue energie nascoste.

Clorinda,

grazie di avere accettato il nostro invito e di averci concesso l’intervista che segue. L’intento di questa rubrica è scoraggiare chi ha un romanzo nel cassetto a tirarlo fuori per pubblicarlo, anzi, non solo consigliamo di tenerlo lì dov’è ma di chiudere a chiave il cassetto. Perché? Perché prima di pubblicare un proprio testo è importante conoscere cosa c’è dietro, i rischi nei quali si può incorrere, ma soprattutto perché quasi mai la scrittura viene associata alla parola lavoro. Ebbene sì, scrivere è un lavoro come tanti che comporta impegno, disciplina, sudore, concentrazione, passione e che coinvolge diverse figure professionali: case editrici, agenti letterari, editor, grafici, uffici stampa, blogger. Per questo secondo articolo abbiamo deciso di informare i possibili scrittori-avventori della bottega editoria sul lavoro delle librerie indipendenti.

La tua storia? Perché hai deciso di aprire una libreria indipendente? Te ne sei mai pentita?

Leggere è sempre stata la mia grande passione, lavorare tra i libri e con i libri mi sembrava una prospettiva affascinante e coinvolgente. Certo, prima che questa passione diventasse una professione ignoravo le difficoltà – soprattutto burocratiche, che avrei dovuto affrontare. Il cammino che mi ha portato ad aprire il Libramente Caffè Letterario è stato lungo e per niente lineare, tanto che per anni ho lavorato in tutt’altri settori. In un momento, però, in cui la mia vita è profondamente cambiata ho pensato di poter trasformare la passione in lavoro: a quel punto in poco meno di un mese dalla decisione, ho aperto la mia libreria. Una cosa un po’ folle, a pensarci adesso! Se me ne sono pentita? Ogni volta che sono costretta a confrontarmi con una burocrazia ottusa, con clienti che mi dicono che solitamente ordinano su Amazon. Per fortuna, però, in questi anni ho incontrato tanti clienti diventati amici, sostenitori entusiasti delle iniziative che portiamo avanti, delle collaborazioni che arricchiscono l’offerta del Libramente.

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Alla ricerca del libro perduto: Noi che ci vogliamo così bene di Marcela Serrano

Proseguo con le mie proposte per questa rubrica che divido con Dario Brunetti. Non c’è un filo logico o cronologico nelle mie scelte, sono libri che mi sono cari, che hanno un significato profondo nella mia storia di lettrice. Il libro che propongo oggi fa parte del filone latinoamericano, quello che mi ha fatto conoscere moltə autrici e autori che mi sono entratə nel cuore. Di Marcela Serrano ho scelto il primo libro “ Noi che ci vogliamo così bene”, non lo ritengo il migliore, ma è quello che me l’ha fatta conoscere, apprezzare e che mi ha fatto scegliere di continuare a leggerla, conscia che la sua scrittura lenta, così attenta al mondo femminile mi avrebbe catturata.

Trama

Nell’estate del 1990 Ana, Maria, Isabel e Sara, quattro amiche, decidono di fare una vacanza insieme, riunendosi nella casa di Ana sul lago. Lontano dai figli, dai mariti, dal lavoro, le amiche si raccontano, senza inibizioni, le proprie personali esperienze. Nasce così una moltitudine di racconti il cui universo comune è fatto di dolore, amore, humour, vita privata e pubblica. La casa sul lago diventa un autentico contenitore di parole, emozioni, ricordi e rabbia, l’occasione per fermare l’attimo e fare un bilancio che non vuole essere solo privato ma anche sociale.

Recensione a cura di Manuela Baldi

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L’ELEGANZA DEL KILLER – PAOLO ROVERSI

TRAMA: L’omicidio del titolare di un locale alla moda nella zona della movida di corso Como è il primo di una serie di delitti che insanguineranno Milano: a indagare saranno chiamati il giornalista hacker Enrico Radeschi, in sella alla sua inseparabile Vespa gialla, e il vicequestore Loris Sebastiani, il brillante capo della squadra Mobile dal sigaro perennemente spento fra le labbra. Radeschi si farà anche coinvolgere dal Danese – il suo amico greco con l’animo da bandito e il cuore buono che porta sempre con sé un’iguana nascosta sotto i vestiti – in una pericolosa missione al servizio della mafia russa, per ripagare un vecchio debito che richiederà a entrambi di spingersi dove non avrebbero mai osato. Una storia dal ritmo incalzante che si svolge in un febbraio milanese dalle temperature polari fra partite di droga, fiumi di vodka, gioco d’azzardo, sparatorie per il controllo del narcotraffico e una sequenza di misteriosi omicidi compiuti con perizia e professionalità da un inafferrabile sicario che prima uccide e poi svanisce nel nulla per nascondersi nel cuore nero della metropoli. Unico indizio in mano agli inquirenti: il killer quando spara alle sue vittime è sempre vestito in maniera impeccabile. Basterà per catturarlo?

RECENSIONE a cura di Edoardo Todaro.

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La donna del sabato sera – Danilo Balestra

Trama

Luglio 1996. Patrizia e Renato si incontrano in un locale notturno e poco dopo salgono sull’Audi bianca della donna per raggiungere il luogo in cui si consumerà il loro destino. Estate 2019. Giugno sta per finire e la Riviera brulica di vacanzieri. Sara Magistri ha da poco salutato Milano per trasferirsi a Borgo Foce, una delle zone più suggestive di Imperia. Dalla sua finestra vista mare, lavora per una nuova testata giornalistica. Abituata a occuparsi di storie criminali, non è facile curare un progetto sulle maggiori attrattive turistiche della zona. È un sabato mattina quando Giorgio le propone di accompagnarlo al Colle di Nava. Lui, barista con velleità da fotografo, lavora alla locanda Miramonti dove, più di vent’anni prima, si è consumato un duplice delitto rimasto irrisolto. La vicenda stuzzica la curiosità di Sara, decisa a saperne di più. Chi era la bella Patrizia? L’obiettivo dell’assassino era proprio lei? Ma soprattutto, qual è il collegamento fra la tragica vicenda e il furto di due miliardi di vecchie lire avvenuto a Torino nel giugno del 1996? Toccherà all’intraprendente giornalista cercare le risposte a queste domande tra ricerche d’archivio, interviste, attentati e scoperte più o meno casuali che inchioderanno il lettore fino all’ultima pagina.

Recensione a cura di Dario Brunetti

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Oggi parliamo con… Jason Hunter

Intervista a cura di Massimo Ghigi

E’ con noi oggi a GialloeCucina Jason Hunter, nome di battaglia dello scrittore Franco Luparia, uno degli ultimi acquisti della ‘Italian Legion’ della spy story, proprio in questi giorni in edicola nella collana Segretissimo di Mondadori con il nuovo romanzo ‘Agente Roachford – Dossier al-Siddīq’. Questa è la seconda avventura con il medesimo protagonista, seguito di ‘Agente Roachford – Caccia all’Incubo’ che valse all’autore nel 2020 l’ambito Premio Altieri per la narrativa di spionaggio. Per prima cosa ringraziamo tanto Jason per aver accettato il nostro invito e partiamo subito a raffica con le domande per cercare di conoscere meglio questo misterioso avventuriero!

GeC: Come nasce lo scrittore Jason Hunter e perché hai optato per questo pseudonimo?

JH: Innanzitutto grazie a te per la splendida opportunità di dialogo e a tutti i partecipanti al blog che dedicheranno un po’ del loro tempo al sottoscritto. Lo scrittore nasce tardi, da una costola dell’accanito lettore che ero e che rimango. Sono cresciuto alimentandomi principalmente (ma non solo) con romanzi di avventura, classici e moderni, e con film e serie tv trattanti lo stesso argomento. Nomi a caso per quanto riguarda la letteratura: Jules Verne, Alexandre Dumas, Emilio Salgari, Louis L’amour, Gordon D Shirreffs, Elmore Leonard, Tom Clancy, Ken Follet, Eric Van Lustbader. Tornare a leggere Segretissimo una dozzina di anni dopo l’ultimo volume acquistato mi ha aperto un nuovo mondo. Che magnifico sense of wonder hanno suscitato le storie narrate dai suoi autori italiani che si presentano al pubblico con affascinanti nickname esterofili . Facile citare Stefano Di Marino, Andrea Carlo Cappi e Alan D Altieri. In realtà dietro ci sono molti altri nomi, spesso altrettanto celebri, che mi hanno indirizzato in via definitiva alla narrativa di spionaggio ricca di azione, tipica di una corrente pulp specifica del Bel Paese. E perché non poterne fare parte? Mi sono detto un giorno. Avevo sopito la voglia di scrivere più di una ventina di anni prima, giovanotto assorbito dalla saga a forte connotazione ninjitsu elaborata proprio da Van Lustbader. Quel desiderio, placato dalla convinzione di non essere in grado di elaborare simili scritti e da un forte impegno profuso nell’acquisizione di importanti obiettivi sotto il profilo lavorativo, si è quindi riaffacciato con prepotenza e da lì si è sviluppato tutto un nuovo percorso, condiviso fin dall’inizio con Franco Forte che è stato prodigo di consigli e indicazioni. Con lui si è anche discusso di come un nome italiano potesse precludere visibilità a un autore di spy action. Così, prima ancora di pubblicare con Mondadori, scelsi questo nick che spunta per incanto dopo una serie immane di tentativi poco convincenti.

GeC: Domanda inevitabile per chi, come te, ha vinto uno dei premi più prestigiosi legati alla narrativa di genere italiana qual’è il Premio Altieri: ci racconti la telefonata di Franco Forte che ti annunciava la vittoria? E ancora, ricordi le tue sensazioni alla premiazione durante il MystFest di Cattolica?

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