I MAESTRI DEL GIALLO – PERCIVAL WILDE

a cura di Luigi Guicciardi

Il giallista che presentiamo stavolta è uno di quelli maggiormente caduti nell’oblio, essendo stato pubblicato dall’immancabile Mondadori nel 1940 con due titoli, e ristampato poi alla fine degli anni ’50 (insieme a un terzo titolo per Garzanti), ma non più riproposto ai lettori italiani, nonostante i tentativi – una decina d’anni fa – di qualche editor illuminato come Mauro Boncompagni, impedito da problemi legali di diritti e di eredi introvabili. Peccato, perché Percival Wilde, americano ma di fatto uno degli scrittori più “inglesi” della storia della letteratura poliziesca, per il valore dello stile e delle trame meriterebbe di certo una rivalutazione critica, o quantomeno una rilettura aggiornata.

Nato a New York City il 1° marzo 1887, e ivi morto il 19 settembre 1953 all’età di 66 anni, Wilde si laureò giovanissimo nel 1906 alla Columbia University. Prima del 1912, anno di pubblicazione del suo primo racconto, svolse un’intensa attività come giornalista e recensore di libri, ma ben presto si dedicò a scrivere in proprio, specializzandosi nella produzione di commedie satirico-brillanti di breve respiro, secondo la voga del tempo, per lo più della durata di un solo atto e destinate a essere rappresentate negli spettacoli di varietà che allora andavano di moda nella maggioranza delle principali città statunitensi (il cosiddetto fenomeno del Little Theatre, fatto di compagnie spesso anche amatoriali). Alcune fra le oltre cento commedie che Wilde scrisse furono anche utilizzate a Hollywood, dove lo scrittore lavorò per qualche tempo negli anni Quaranta e Cinquanta.

Come giallista – e questa è una sua prima peculiarità – Wilde fu apprezzato dalla critica contemporanea soprattutto per i suoi racconti brevi (o short stories), che lui stesso raccolse e pubblicò in due volumi, a distanza di anni, intitolati Rogues in Clover (1929) e P. Moran Operative (1947) e mai tradotti in italiano. Peccato, perché – a quanto affermano critici di vaglia come Howard Haycraft, Franco Fossati e Roberto Di Vanni – la prerogativa più inconfondibile e determinante dello stile di Wilde è uno humour fulminante e a tratti anche caricaturale che si impone ai lettori con elegante virtuosismo, pur nel limite di trame brevi più enigmistiche che strettamente poliziesche.

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