Per questo appuntamento con la rubrica Alla ricerca del libro perduto allargo gli orizzonti ed esco dall’Italia, proponendo “Il paradiso degli orchi” (Au bonheur des ogres) di Daniel Pennac uscito in Francia per Gallimard nel 1985 e pubblicato in Italia per la prima volta nel gennaio del 1991 da Feltrinelli, tradotto da Yasmina Melaouah e arrivato alla 54°edizione. È il primo libro di una fortunata serie che ha come protagonista Benjamin Malaussène, che di lavoro fa il “capro espiatorio”. Facciamo conoscenza con una famiglia sgangherata ma proprio per questo interessante, irreale ma allo stesso tempo vera e immaginabile. Daniel Pennac fa uso dell’umorismo come un’arma e si legge nel libro: ”l’umorismo, irriducibile espressione dell’etica”. Benjamin è il “capofamiglia”, suo malgrado, è il fratello maggiore di una schiera di sorelle e fratellli che la madre scodella e lascia a casa correndo dietro al nuovo amore di turno. La famiglia Malaussène abita a Parigi nel quartiere di Belleville, quartiere multietnico molto vivace, in un edificio al cui piano terra vi era una ferramenta, mentre Benjamin ha la sua stanza al quinto piano e comunica con i fratelli con un interfono. Della famiglia fa parte anche Julius un cane grosso e sporco fedelissimo al suo padrone. Dal libro è stato tratto un film uscito in Francia nel 2013 diretto da Nicolas Bary, con Raphël Personnaz nei panni di Benjamin e Emir Kusturica che impersona Stojil, il guardiano notturno del grande magazzino.

Trama
“Un eroe, Malaussène, che come lavoro fa il “capro espiatorio”. Una famiglia disneyana, senza mamme e babbi, con fratellini geniali, sorelle sensitive, una “zia” maschio protettrice di vecchietti, ladri e travestiti brasiliani, una “zia” femmina super-sexy, ritratto irresistibile del giornalismo alla “Actuel”, una misteriosa guardia notturna serba, un cane epilettico. Questa esilarante banda di personaggi indaga su una serie di oscuri attentati, sull’orrore nascosto nel Tempio del benessere, un Grande Magazzino dove scoppiano bombe tra i giocattoli e un Babbo Natale assassino aspetta la prossima vittima. Un’altalena tra divertimento e suspence, tra una Parigi da Misteri di Sue e una Parigi post-moderna dove proliferano i piccoli e grandi “orchi” che qualcuno crede estinti. Degli orchi si può ridere o si può tremare. Uno scrittore d’invenzione, un talento fuori delle scuole come Pennac, non ha certo paura di affrontarli con l’arma che lui stesso così definisce nel libro: ‘l’umorismo, irriducibile espressione dell’etica’.” (Stefano Benni)
Recensione a cura di Manuela Baldi
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