L’arte di non scrivere… Alessio Rega, professione Editore.

Rubrica a cura di Roberto Gassi.

Biglietto da visita

Esperto in comunicazione, giornalista e scrittore. Laureato in Scienze della Comunicazione Sociale Istituzionale e Politica all’Università degli Studi di Bari. È autore del romanzo Giro Di Vita. Ha collaborato e collabora con varie testate giornalistiche e ha preso parte a vari progetti di comunicazione per enti e imprese. Ha fondato le case editrici Les Flâneurs Edizioni, Dots Edizioni, Latte di Nanna Edizioni e Fides Edizioni.

Alessio,

grazie di avere accettato il nostro invito e di averci concesso l’intervista che segue. L’intento di questa rubrica è scoraggiare chi ha un romanzo nel cassetto a tirarlo fuori per pubblicarlo, anzi, non solo consigliamo di tenerlo lì dov’è ma di chiudere a chiave il cassetto. Perché? Perché prima di pubblicare un proprio testo è importante conoscere cosa c’è dietro, i rischi nei quali si può incorrere, ma soprattutto perché quasi mai la scrittura viene associata alla parola lavoro. Ebbene sì, scrivere è un lavoro come tanti che comporta impegno, disciplina, sudore, concentrazione, passione e che coinvolge diverse figure professionali: case editrici, agenti letterari, editor, grafici, uffici stampa, blogger. Per questo terzo articolo abbiamo deciso di informare i possibili scrittori-avventori della bottega editoria sul lavoro degli editori. Non mi nascondo dietro un dito: tu sei il mio editore e ho scelto di coinvolgerti non per entrare nelle tue grazie come autore o per salamelecchi ma perché condivido alcuni (bada bene, ho scritto alcuni…) tuoi modi di pensare in merito alla professione dello scrittore, dell’editoria in generale.

Perché hai deciso di aprire una casa editrice? Qual è la tua visione?

Sono riuscito a trasformare la mia passione per i libri e per la scrittura in una professione. Oggi sono contento del mio lavoro, la mia società è florida, in continua crescita nonostante le difficoltà innegabili che  ci sono nel mondo dell’editoria e nella mancanza di lettori. La mia visione? È sempre un bene che ci siano tante case editrici perché concorrono alla bibliodiversità.

Come si apre una casa editrice? Budget minimo iniziale, strumenti necessari?

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Alla ricerca del libro perduto: Il Paradiso degli orchi – Daniel Pennac

Per questo appuntamento con la rubrica Alla ricerca del libro perduto allargo gli orizzonti ed esco dall’Italia, proponendo “Il paradiso degli orchi” (Au bonheur des ogres) di Daniel Pennac uscito in Francia per Gallimard nel 1985 e pubblicato in Italia per la prima volta nel gennaio del 1991 da Feltrinelli, tradotto da Yasmina Melaouah e arrivato alla 54°edizione. È il primo libro di una fortunata serie che ha come protagonista Benjamin Malaussène, che di lavoro fa il “capro espiatorio”. Facciamo conoscenza con una famiglia sgangherata ma proprio per questo interessante, irreale ma allo stesso tempo vera e immaginabile. Daniel Pennac fa uso dell’umorismo come un’arma e si legge nel libro: ”l’umorismo, irriducibile espressione dell’etica”.  Benjamin è il “capofamiglia”, suo malgrado, è il fratello maggiore di una schiera di sorelle e fratellli che la madre scodella e lascia a casa correndo dietro al nuovo amore di turno. La famiglia Malaussène abita a Parigi nel quartiere di Belleville, quartiere multietnico molto vivace, in un edificio al cui piano terra vi era una ferramenta, mentre Benjamin ha la sua stanza al quinto piano e comunica con i fratelli con un interfono. Della famiglia fa parte anche Julius un cane grosso e sporco fedelissimo al suo padrone. Dal libro è stato tratto un film uscito in Francia nel 2013 diretto da Nicolas Bary, con Raphël Personnaz nei panni di Benjamin e Emir Kusturica che impersona Stojil, il guardiano notturno del grande magazzino.

Trama

“Un eroe, Malaussène, che come lavoro fa il “capro espiatorio”. Una famiglia disneyana, senza mamme e babbi, con fratellini geniali, sorelle sensitive, una “zia” maschio protettrice di vecchietti, ladri e travestiti brasiliani, una “zia” femmina super-sexy, ritratto irresistibile del giornalismo alla “Actuel”, una misteriosa guardia notturna serba, un cane epilettico. Questa esilarante banda di personaggi indaga su una serie di oscuri attentati, sull’orrore nascosto nel Tempio del benessere, un Grande Magazzino dove scoppiano bombe tra i giocattoli e un Babbo Natale assassino aspetta la prossima vittima. Un’altalena tra divertimento e suspence, tra una Parigi da Misteri di Sue e una Parigi post-moderna dove proliferano i piccoli e grandi “orchi” che qualcuno crede estinti. Degli orchi si può ridere o si può tremare. Uno scrittore d’invenzione, un talento fuori delle scuole come Pennac, non ha certo paura di affrontarli con l’arma che lui stesso così definisce nel libro: ‘l’umorismo, irriducibile espressione dell’etica’.” (Stefano Benni)

Recensione a cura di Manuela Baldi

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O TU O LUI – GIUSEPPE DI PIAZZA

TRAMA:

Rosario De Luca, detto Sari, non ha conosciuto la sua famiglia. I suoi genitori sono morti in un incidente, ed è stato adottato da una famiglia lombarda che l’ha amato, cresciuto, regalandogli una vita felice, ottimi studi grazie ai quali è diventato un importante manager editoriale. Ma il passato l’ha seguito. Suo nonno era un boss della mafia: i nuovi padroni avevano bisogno dell’aiuto di Sari e contavano di ottenerlo, con il richiamo del sangue o con le minacce.

Sari, però, è riuscito a sconfiggere il suo persecutore e lo ha ucciso. Ma con il boss è morta Valeria, il grande amore di Sari. Ora che si sveglia, in ospedale, protetto dalle forze dell’ordine ma senza più la sua vita, sa che la mafia è pronta a fargli pagare il prezzo della vendetta.

Per scongiurarla intraprenderà un viaggio verso Palermo, prima, e poi verso New York, alla ricerca delle proprie radici e della propria salvezza, accompagnato da Stella, misteriosa e bellissima fotografa conosciuta in Sicilia.

RECENSIONE a cura di Edoardo Todaro

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Torino. La chiusura del cerchio. Una nuova indagine di Vivaldi e Meucci – Maurizio Blini

Trama

Nel corso di lavori all’interno di un’area gioco bimbi nel quartiere di Lucento, periferia nord di Torino, vengono rinvenute delle ossa umane. Di chi sono, ma soprattutto, da quanto sono sotterrate, è il primo interrogativo che si pone la sezione omicidi della Questura. Di contro, la DIGOS torinese, sembra finalmente essere sulle tracce di un terrorista che pare averla fatta franca per decenni. Il passato torna a bussare in due indagini particolari, per certi versi speculari, incredibili, paradossali, che sapranno incontrarsi, intersecarsi, intrecciarsi fatalmente in un assurdo gioco del destino. Sullo sfondo la vita di Mario, pensionato, e i suoi conflitti familiari che lo indurranno a scelte drastiche e inaspettate. Peccato che anche lui abbia qualcosa da nascondere. Un terribile segreto prigioniero anch’esso del passato. Come in una partita a scacchi, l’attesa e la strategia incolleranno il lettore fino all’ultima pagina attraverso emozioni forti, empatia e commozione. Storie malate, che arrivano da molto lontano.

Recensione a cura di Dario Brunetti

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Oggi parliamo con… Mauro Marcialis

Intervista a cura di Dario Brunetti ed Edoardo Todaro

Diamo un caloroso benvenuto su Giallo e Cucina a Mauro Marcialis, in libreria col suo ultimo romanzo Roma calibro zerouscito per la Sem editore. Partiamo subito con la prima domanda

ET Quanto le contraddizioni di una città, Roma in questo caso, sono elemento di ispirazione per un noir?

Moltissimo, proprio perché è proprio nei contrasti che l’occhiataccia nera può scavare con più incisività. Roma è una città dagli estremi dilatatissimi e, di riflesso, la migliore location possibile. Di contro, però, è più facile scivolare nel patetico, nel cliché e nella ridondanza, senza considerare che, essendo la “capitale” del romanzo crime italiano per eccellenza (Romanzo Criminale di De Cataldo) ogni storia qui ambientata può essere in qualche modo ridimensionata.

ET Nel romanzo hai tratto ispirazione da fatti di cronaca realmente accaduti?

Ci sono richiami a dinamiche criminali tipicamente romane (ove sul territorio operano mafie autoctone e quelle tradizionali si limitano al brokeraggio) con riferimenti all’indagine Mafia-Capitale nella quale si fa riferimento al famigerato “mondo di mezzo”, ovvero quel mondo dove gregari e boss della criminalità interagiscono con personaggi appartenenti alle istituzioni, alla politica e alla finanza. Ci sono delle analogie con l’omicidio di una ragazza avvenuto qualche anno fa proprio nel quartiere di San Lorenzo. Ci sono, inoltre, molti dettagli riferibili al quotidiano della città, con inquadrature che passano dalla periferia più degradata al “centro” più esclusivo. In tale ambito, Dagospia rappresenta un riferimento imprescindibile.

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IL COMPLOTTO DEI CALAFATIMI – FRANCESCO ABETE

Trama

Una coppia di nobili e il loro autista sono assassinati in un agguato. Il delitto rischia di avere gravi conseguenze politiche: tutto porta verso la pista socialista. Eppure qualcosa non torna. In particolare a Clara Simon, collaboratrice senza firma de «L’Unione». Clara è giovane, bella e ricca. Quello che non le perdonano a Cagliari è di essere per metà cinese e di voler diventare la prima giornalista investigativa italiana. Un sontuoso galà di beneficenza ha riunito tutta la buona società cagliaritana allo scopo di raccogliere fondi per i terremotati della Calabria. Vi prende parte anche Clara, la nipote del più importante armatore dell’isola, per incontrare un funzionario dell’ambasciata italiana di rientro dalla Cina che potrebbe darle notizie di suo padre, disperso durante la rivolta dei Boxer. Tra gli ospiti, i chiacchierati Cabras, che tornando dalla festa sono assaliti e ammazzati. Si sospetta un omicidio politico: il barone era odiato per aver sempre trattato i suoi numerosi lavoratori con il pugno di ferro. Ma allora perché è stato ucciso pure l’autista? Sempre pronta a occuparsi dei più deboli, e in pena anche per la sorte del giovane nipote dei baroni, verso cui prova un’immediata empatia (o forse qualcosa di più), Clara non può evitare di indagare sul caso. Nell’atmosfera esotica della Cagliari del 1905, tra la necropoli punica e il porto, tra la comunità cinese della Marina e la malavita locale, scoprirà una verità sconcertante. «L’ambientazione è originale e molto peculiare, i personaggi sono tanti e ognuno in possesso di una realistica e riconoscibile personalità. La storia si svolge in una Cagliari mai raccontata così» (Maurizio de Giovanni).

Recensione di Mary Basirico’

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I cannoli di Marites – Catena Fiorello Galeano

Sinossi

L’estate è appena finita e le cinque instancabili signore di Monte Pepe si godono il successo della loro rosticceria “Il Regno degli arancini”. Dopo aver partecipato alla celebre trasmissione della giornalista e talent scout Octavia Cooper sono diventate delle vere e proprie star, sia in America che in Italia, ma la notorietà non è quello che cercano. Grazie alla profonda passione letteraria di Nunziatina, per cui ogni momento è buono per declamare versi, Monte Pepe sta infatti per trasformarsi nel “Borgo della Poesia e dell’Incanto” e per ospitare un grande scrittore. Ma le citazioni e le letture da

Neruda, Pasolini, Dickinson e molti altri, non fermano il lavoro di Rosa, Nunziatina, Maria, Giuseppa e Sarina, anzi, stare dietro alle richieste degli ormai numerosi aficionados sembra una missione impossibile. L’aiuto della sola Cettina, che si è aggregata in seguito, non basta. Ecco che il gruppo si trova costretto a mettere un annuncio per cercare qualcuno che dia loro una mano ai fornelli. Sarà l’occasione per accogliere in squadra una nuova cuoca, Marites, che viene da un paese lontano – le Filippine – eppure rivela un singolare talento per uno dei dolci siciliani più amati: il cannolo… Tra amori inattesi, misteriose lettere minatorie e spiazzanti colpi di scena, le indimenticabili protagoniste di Cinque donne e un arancino tornano a regalarci le emozioni ordinarie ed eccezionali delle loro vite, esistenze che rispecchiano quelle di

qualsiasi donna, anche se nelle pagine di Catena Fiorello c’è sempre qualcosa di più. Nelle sue protagoniste vibra la volontà di non nascondersi, di affrontare, prima o poi, le sfide della vita. Con una passione generosa, con un istinto solidale, inclusivo, tanto più necessario quanto più si avvicina la minaccia di tempi ostili.

Recensione a cura di Marika Mendolia

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SOUND CRIME- BRIAN JONES

GIANLUCA MOROZZI

Il 21 giugno, ancora una volta, si è ripetuto il miracolo del rock. I Rolling Stones hanno fatto ballare ed emozionare tutto San Siro: Mick Jagger, a quasi ottant’anni e reduce dal Covid, ha danzato e cantato e parlato in italiano col pubblico.

Keith Richards ha sferragliato i suoi riff come fa da sei decenni. Loro due, Mick e Keith, gli immortali del rock, sono gli unici fondatori rimasti della leggendaria band.

Non è un fondatore il terzo membro del gruppo, Ron Wood, che è arrivato nel 1974. E di certo non lo sono tutti i vari coristi e pianisti e tastieristi sul palco con loro, non lo è Darryl Jones, che ha rimpiazzato al basso Bill Wyman a inizio anni Novanta, e certo non lo è il batterista Steve Jordan, che aveva il compito più difficile: rimpiazzare l’illustre scomparso. Già, perché i Rolling Stones erano in quattro, fino a dieci mesi fa. Quando l’impeccabile Charlie Watts, il batterista con l’aria da jazzista, l’uomo dal tocco inconfondibile sui suoi tamburi, non è andato a suonare in un raffinato jazz club ultraterreno. L’illustre scomparso che è stato ricordato a inizio concerto con un commovente video.

Per essere una band in attività dal 1962, e con una vita decisamente sopra le righe, i Rolling Stones hanno avuto poche vittime. I Ramones originali sono tutti morti, per dire, e nemmeno nominiamo i Lynyrd Skynyrd. Gli Who sono rimasti in due (su quattro).  E invece gli Stones, prima della morte di Charlie nel 2021, avevano contato solo un altro caduto, peraltro giù uscito dalla band. Ma quell’altra vittima, quella croce sulla formazione originaria degli Stones, rappresenta qualcosa di importante. Perché prima di Ron Wood, prima di Mick Taylor, rimasto per cinque straordinari anni, con Keith e Mick c’era Brian Jones.    

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Che cose emozionanti accadono in campagna! Uno studio su Agatha Christie – Paola Rocco

Trama

Un’escursione tra i capolavori della Christie visti attraverso il loro tema dominante, il filo rosso che li percorre in filigrana: le vecchie zitelle, il tè delle cinque, i weekend in villa, le sedute spiritiche, gli amori tra cugini, le governanti di mezz’età, il teatro e la casa, la città e la campagna, i vecchi e i giovani, i bravi soldati e i cattivi mariti. E poi le grandi case immerse nella campagna inglese di fine estate o del principio dell’autunno, con i boschi di aceri rossi che avvampano nella fredda luce dell’alba, il fuoco acceso nel caminetto, le vaste stanze gelide e il buio che si addensa fuori dalle finestre a ghigliottina, favorendo il compiersi dei più atroci delitti. Con i disegni di Alice Vecchi e un’intervista alla nipote di Miss Marple, Che cose emozionanti accadono in campagna! è un dizionario agathiano che non può mancare nella collezione degli amanti della regina del giallo… e non solo.

Recensione a cura di Paola Varalli

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UNA TRAPPOLA D’ARIA – GIUSEPPE FESTA

TRAMA

Isole Lofoten, Norvegia, 1995. Marcus Morgen ha una pistola in mano. È ora di farla finita. In fondo, che cosa gli è rimasto? Ha perso sua madre troppo presto. Ha perso l’amore della sua vita. Ha perso una gamba e nello stesso incidente ha perso anche il suo amato lavoro di ispettore della polizia criminale di Oslo. Lì, in quell’arcipelago remoto, tra montagne antiche e fiordi artici, Marcus non ha nessun obiettivo, nessuna piccola speranza che lo convinca a vivere un solo giorno in più. Sta per premere il grilletto quando Ailo, collega e amico, irrompe in casa sua: c’è stato un omicidio e le modalità con cui è stato commesso sono tanto inusuali quanto crudeli. La mente brillante di Marcus si rimette in moto. E presto l’intuito gli suggerisce che quella morte non è un caso isolato. Che quella è soltanto la prima vittima. Ma non appena la sua ipotesi trova conferma e nelle isole avvengono nuovi omicidi, comprende di dover dare la caccia non a un semplice assassino seriale, bensì a un autentico enigma vivente. Un latore di morte che sembra emanazione della natura selvaggia. E che giustizia chi la ferisce. Per identificare e fermare quelle mani assassine, Marcus ha bisogno di qualcuno che conosca l’arcipelago alla perfezione: Valentina Santi, ricercatrice italiana esperta di animali marini che si trova sulle Lofoten per studiare le balene. Tuttavia, per porre fine alla scia di sangue, non basta seguire degli indizi. Marcus e Valentina devono fare i conti con il proprio passato e soprattutto con quello di un assassino che è stato anche una vittima, un predestinato del male.

RECENSIONE  a cura di Edoardo Todaro

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