Intervista a cura di Dario Brunetti
Speciale Maggio in Giallo 2022

Diamo un caloroso benvenuto su Giallo e Cucina al poliedrico Mirko Giacchetti, in libreria col suo ultimo romanzo Buoni da mangiareuscito per la Fratelli Frilli Editori e partiamo subito con la prima domanda, come nasce l’idea di questo romanzo noir e del suo protagonista Davide Spelletti ?
Ciao Dario e grazie a Giallo e Cucina per l’opportunità. Allora, L’idea per Buoni da mangiare è nata da un fatto di cronaca avvenuto qualche anno fa e mi è venuta voglia di scrivere per vestire i panni di chi attraversa la periferia della città, dell’anima e della dignità. La distanza che ci separa da Davide è la stessa che c’è tra una vita e la necessità di un riscatto.
La parabola discendente di un uomo sconfitto dalla vita, un personaggio credibile agli occhi dei lettori, quanti uomini al giorno d’oggi sono prigionieri della loro stessa vita, con questa storia hai dato voce agli ultimi, persone che si trovano ai margini della società. Quale sensazione hai provato nello scrivere questo noir crudo e potente?
Siamo tutti prigionieri della nostra vita, bella o brutta che sia. C’è chi è curioso, chi si fa qualche domanda – magari di troppo – e nell’orizzonte non vede un confine della propria comfort zone, ma l’inizio di un domani che è un luogo più spazioso e arieggiato. Davide l’orizzonte non lo vede nemmeno, si è nascosto dietro un muro per difendersi e tentare di avere una vita, ma quando anche l’ultimo mattone si sgretola è obbligato a cercare il proprio posto al mondo e, purtroppo, “solo nella trappola per topi il formaggio e gratis”.
In questo romanzo c’è molta musica, Marilyn Manson, Pink Floyd, Placebo, se tu dovessi trovare la colonna sonora di questo romanzo quale sarebbe e ci motiveresti la tua scelta?
Amo la musica, non posso stare troppo a lungo senza ascoltarla ma mai come un sottofondo, un accompagnamento, ma un’arte che da un ritmo alle mie giornate. La mia attenzione è sempre in prima battuta verso il testo, se una musica gradevole è accompagnata da un testo ridicolo o impegnato a sbavare le solite rime sull’amore, la nostalgia e bla, bla, bla, la evito. La voce sarà anche uno strumento, ma a differenza di una chitarra elettrica o di un pianoforte, che lavorano sulle emozioni, la voce è anche veicolo per un significato, quindi cerco di non inquinare il cervello con contenuti spazzatura.
Nel romanzo ho inserito dei brani, non come sottofondo, qualcosa per accompagnare qualche descrizione o per chiudere un capitolo, ma sono la colonna sonora di stati d’animo o momenti precisi. The Nobodies di Manson parla dei Nessuno, quegli invisibili che vivono negli angoli ciechi della nostra vista, della nostra “carità” cristiana e non. Hey You dei Pink Floyd è una disperata ricerca di aiuto, ma anche di contatto e di umanità, di chi è dalla parte “sbagliata” del muro. In Song to say goodbye i Placebo iniziano come un addio rivolgendosi a un tu che è “un errore di dio, un tragico spreco di pelle”. E tra le altre presenti, vorrei ricordare The Man who sold the world di David Bowie perché tutti un giorno dobbiamo fare i conti con l’uomo che ha venduto il nostro mondo.
Nella storia viene trattato anche il tema della famiglia, in questo caso non si può assistere niente meno che al suo sgretolamento proprio a causa di Davide. Quante famiglie vivono in una situazione precaria, questo noir non è che l’esatta fotografia della società in cui viviamo?
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