
Dalla quarta di copertina:
Pubblicato per la prima volta nel 1975 su Epoca in forma di duplice articolo, più tardi confluito nella raccolta Cruciverba edita da Adelphi, il breve saggio riproposto in questo volume consente una preziosa visuale su come apparisse il cosiddetto “giallo” all’interpretazione di uno straordinario scrittore come Leonardo Sciascia. Non che quest’ultimo si riconoscesse come appartenente a tale genere letterario, per alcuni aspetti del quale non risparmia anzi le critiche; eppure i lettori appassionati della sua opera si rendono certo conto di come Sciascia abbia sfiorato e talvolta percorso – a suo modo – le strutture del noir e del poliziesco, e troveranno estremamente interessanti le parole che egli spende sul tema. La presente edizione è arricchita dalla curatela di Eleonora Carta, che firma la corposa prefazione.
Recensione a cura di Rosario Russo
Il verbo leggere non si addice alla letteratura poliziesca. La lettura è un esercizio che nobilita la mente, rafforza la memoria e induce a profonde riflessioni. Qualità che non sembrano appartenere in alcun modo al romanzo giallo (sebbene tale accezione venga utilizzata solamente entro i confini italici).
Il poliziesco è passatempo e riposo intellettuale. Genera al consumatore una fuga di pensieri, la sua mente diviene tabula rasa proprio perché non è richiesto alcun sforzo cognitivo, dato che per quello c’è già l’investigatore.
Con questa sorprendente premessa (presa in prestito da Chartier e il suo Sistema delle arti) Leonardo Sciascia apre la Breve storia del romanzo poliziesco, saggio in cui il maestro di Racalmuto analizza fin dalle sue origini un genere amato e bistrattato allo stesso tempo.
Ci sarebbe da chiedersi il perché di tali affermazioni, sicuramente poco lusinghiere nei confronti di un prodotto che lo stesso autore è riuscito a sublimare nel corso della sua carriera, reinterpretandone i canoni e aprendo strade verso nuove connotazioni.
Eleonora Carta, che di gialli se ne intende parecchio, ci introduce alla lettura della Breve storia con una doverosa premessa: il mondo culturale in cui si muoveva Sciascia guardava al genere poliziesco come una produzione proveniente dal basso, al di fuori dei circuiti editoriali nobili. Nient’altro che paraletteratura dunque, qualcosa che si pone accanto alla letteratura ma che letteratura non è, assolvendo una funzione meramente gregaria.
E qui si torna al punto di partenza. Sciascia indicava il verbo consumare quale termine più adatto per i romanzi polizieschi. Lo stesso Camilleri si definiva con malcelata ironia uno scrittore di genere di consumo, tant’è vero che i suoi libri si potevano trovare macari nei supermercati. Consumare significa, nel caso specifico della lettura, leggere per divertirsi, senza fatica e, soprattutto, senza apprendere in misura significativa.
E allora bisogna credere che lo scrittore racalmutese concordasse con simili affermazioni?
La risposta è no.
Secondo Eleonora Carta, la Breve storia si pone come obiettivo quello di segnare un punto di confine. Codificare gli stilemi per sovvertirli e rovesciarli, decretando il romanzo giallo quale strumento privilegiato per raccontare i mali di una società. Sciascia ripercorre il percorso evolutivo del genere partendo dalle origini. Dai metodi deduttivi di Edgar Allan Poe e Conan Doyle, passando per i virtuosismi di Agatha Christie per poi virare sull’hard boiled di Chandler e Spillane, giungendo infine all’amato Simenon, capace di creare l’investigatore più umano di tutti, Jules Maigret.
Il saggio offre una preziosa chiave interpretativa per analizzare al meglio un genere dalle sconfinate potenzialità, perché come sottolinea giustamente Eleonora Carta, con la stagione del poliziesco sciasciano nasce il concetto di responsabilità dello scrittore. Un concetto che si concentra non tanto sui particolari criminali che permeano l’opera, quanto su inediti risvolti; uno su tutti il (mancato) raggiungimento della verità, attraverso un lavoro d’analisi e denuncia che quasi sempre trascina l’investigatore sull’orlo del precipizio. I romanzi di Sciascia scuotono il lettore dal sua comfort zone per condurlo verso un’inquietudine dai risvolti frustranti, in quanto ci si attende un trionfo della giustizia che non arriverà mai.
Nessun passatempo, dunque.
Si potrebbe persino azzardare un’ultima riflessione: se da un lato le opere di Sciascia non presentano quasi mai un lieto fine, dall’altro la Breve storia rappresenta una delle pochissime eccezioni. Il genere poliziesco esce vittorioso, ribaltando ogni giudizio spietato per affermarsi come vera e propria letteratura sociale.
Dettagli
- Editore: Graphe.it (9 febbraio 2022)
- Lingua: Italiano
- Copertina flessibile: 48 pagine
- ISBN-10: 8893721546
- ISBN-13: 978-8893721547