Nelle Scarpe dello Scrittore – Viaggio 9.0 Joe R. Lansdale

a cura di Roberto Gassi

«Adesso vi spiego. Da ragazzo ero un lettore vorace. I miei coetanei andavano pazzi per il baseball, le macchine truccate e roba del genere, io per i libri. Ma anche per come erano scritti e per chi li scriveva. Più tardi, a undici anni, la stessa passione mi è scattata per le arti marziali; passione che, come quella per i libri, mi porto dietro ancora oggi. Ma quella dei libri mi è arrivata prima. A quei tempi, per me la parola scritta era un’entità vivente, e continuavo a divorare instancabile volumi su volumi come un formichiere che divora formiche, e come un cannibale che spera di catturare l’anima delle sue vittime io facevo altrettanto con le parole, pensando così di riuscire ad impadronirmi del metodo di chi le aveva scritte».

J. R. Lansdale.

Mi cito dall’articolo 8.0: se pensate di poter chiudere la fantasia, l’ironia, lo stile, in un barattolo di vetro sigillandolo con un tappo ermetico come fosse confettura, con Lansdale non vi riuscirà.

Dal Texas Lansdale ci descrive l’America con le sue contraddizioni e storture ma afferma di credere ancora nel sogno americano inteso come offerta di opportunità. I suoi libri sono una mescolanza di generi frutto di una dieta letteraria molto variegata infatti in un’intervista, quando gli si chiede proprio di questo, cita Hemingway, London, Chandler, Steinbeck, Faulkner, Burroughs. Quando poi gli si chiede della questione della differenza tra generi bassi e generi alti risponde: “ Io non ho mai fatto simili distinzioni. Ho sempre scritto quello che mi piaceva scrivere e, di conseguenza, ho sempre letto quello che volevo leggere”; e ancora quando gli si domanda dell’etichetta di splutterpunk attribuita ai suoi primi lavori: “Voglio essere etichettato come lansdaliano, non splatterpunk né cowpunk come ha proposto qualcuno o qualcosa di ancora più assurdo!”.

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