Oggi parliamo con… Giovanni Lucchese

Intervista a cura di Marika Campeti

Buongiorno Giovanni, e grazie di averci concesso un po’ del tuo tempo. Noi di Giallo e Cucina abbiamo saputo che è uscito il tuo nuovo romanzo e volevamo farti qualche domanda per far conoscere al pubblico la tua scrittura.

“La sete” un titolo che richiama l’esigenza di colmare un bisogno primordiale legato alla sopravvivenza, parlaci delle trama e dell’idea ispiratrice di questo romanzo.

La sete è il nome che il protagonista del romanzo dà alla sua ossessione per il sesso occasionale. E’ una rabbia cieca che lo assale a qualsiasi ora del giorno e della notte, ne è completamente schiavo e, proprio come la vera sete, è un bisogno primordiale che può uccidere se non viene soddisfatto prontamente.

Stiamo vivendo da marzo un periodo di estrema difficoltà, in qualche modo la tua scrittura è stata influenzata dall’isolamento che si sta vivendo?

In tempi come questi avere un’inclinazione artistica, un progetto creativo, è un  salvagente al quale aggrapparsi per non annegare in un oceano di pensieri cupi. Una benedizione, in poche parole. E’ anche vero che il processo creativo, nascendo da dentro di noi, non può non venire inquinato dall’atmosfera emotiva che ci circonda. Tutto è più difficile, anche le azioni più semplici e benefiche. E’ stato come se i pensieri fossero rivestiti da un guscio rigido che ha richiesto un’energia maggiore per essere infranto. La tentazione di abbandonarsi alla pigrizia e trascorrere un’ora dopo l’altra sdraiato sul divano a fagocitare qualsiasi cosa passasse in tv è stata forte, e in alcuni momenti ha prevalso. Ma bisogna avere spalle larghe e braccia forti, soprattutto in periodi difficili, e imporsi dei ritmi di lavoro.

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