Articolo di Giusy Giulianini
LA CUOCA-INVESTIGATRICE E IL GOTICO PADANO
Giuseppe Pederiali e la sua Matilde Messi: ricette, leggende e delitti
Nella tradizione contadina di molte regioni italiane il termine “fola” indicava un racconto fantastico che, nelle lunghe serate invernali, gli anziani narravano ai bambini seduti in cerchio accanto al focolare, l’unico luogo in cui il calore della fiamma riusciva a vincere gli spifferi dei gelidi casolari. Erano racconti popolati di streghe e animali fantastici, nei quali miti e leggende si fondevano con le ballate popolari che i cantastorie portavano di paese in paese, spesso colorati di elementi orrorifici, allo scopo di incutere ai più piccoli un educativo terrore che li mettesse in guardia contro ogni sorta di pericoli.
Anche la nostra Bassa emiliana, quel lembo di Pianura Padana steso lungo il corso del Po, è ricca di fole, bagaglio culturale cui molti scrittori e qualche regista hanno attinto con mano generosa. Basti pensare a Pupi Avati, maestro del gotico padano, per sua stessa ammissione fortemente suggestionato dai racconti paurosi della nonna, mai dimenticati e anzi tradotti nel suo cinema più apprezzato, da La casa dalle finestre che ridono (1976) a Il Signor Diavolo (2019), a dimostrazione del fatto che la campagna più profonda custodisce una dimensione magica e lugubre al tempo stesso e che “nella cultura contadina il diverso, il deforme vengono associati al demonio”, come afferma appunto uno dei personaggi del suo più recente lungometraggio.
E di quel gotico padano anche Giuseppe Pederiali, il versatile scrittore finalese scomparso nel 2013, mostra di aver assorbito tutti gli umori, soprattutto nella raccolta di sei racconti de L’Osteria della fola (Garzanti, 2003) e nel romanzo postumo La setta dei golosi (Garzanti, 2016), che in quell’osteria ha il suo epicentro narrativo
(Fig.1 – La serie dell’Osteria della fola). Negli uni e nell’altro la Bassa tra le province di Modena, Reggio, Bologna e Ferrara si svela contrada lunatica e terragna che ben si addice a una stirpe di uomini che sa «tenere i piedi bene dentro la propria terra e la testa tra le nuvole, magari fino a sfiorare la luna». Uomini, donne e animali, bizzarri tutti, grotteschi e carnali, irriverenti e teneri, nostalgici e perfidi, danno voce a un coro inusuale ma veritiero, fantastico eppure riconoscibilissimo. E godibile, a ogni pagina di Pederiali che ne è appassionato cantore.