Il delitto di via Crispi n. 21 – Lidia Del Gaudio

Trama

1938

A pochi giorni dall’attesa visita del Fùhrer, il commissario Alberto Sorrentino viene richiamato con urgenza a Napoli, per indagare sulla morte di tre ragazze vittime di un tagliagole, che ha lasciato sui loro corpi incisioni incomprensibili e sulla scena del crimine un messaggio altrettanto misterioso. Sei anni prima, Sorrentino aveva risolto dei casi simili e il questore Massari spera che possa dare una svolta anche a questa indagine che sta mettendo a dura prova la questura. Le pressioni degli apparati di regime sono forti: una delle vittime era tedesca e lavorava in una rivista legata alla Gioventù hitleriana. Dopo qualche giorno, alla serie di delitti se ne aggiunge un quarto con le stesse modalità, ai danni di un giovane universitario. La situazione peggiora e, mentre la polizia politica cerca di inserirsi nell’indagine e un agente dell’OVRA di nascondere l’identità di una delle vittime, Sorrentino si troverà a fare i conti anche con il proprio passato…

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I MAESTRI DEL GIALLO a cura di Luigi Guicciardi – MIGNON G. EBERHART

Nata a Lincoln nel Nebraska il 6 luglio 1899, la giallista statunitense Mignonette Good Eberhart – che abbreviò le proprie generalità nei futuri romanzi – frequentò la Nebraska Wesleyan University dal 1917 al 1920, senza tuttavia conseguire la laurea. Nel 1923 sposò Alanson C. Eberhart, un ingegnere civile, da cui divorziò nel 1946 per sposare John Hazen Perry (da cui però, per la cronaca, divorziò una seconda volta nel 1948 per risposare il primo marito). Viaggiando moltissimo, a causa del lavoro del coniuge, la Eberhart iniziò a scrivere nel tempo libero, ispirandosi ai popolarissimi romanzi di Mary Roberts Rinehart, su cui rinviamo al nostro ultimo ritratto nei MAESTRI DEL GIALLO del mese scorso.

 

Così, nel 1925, pubblicò il suo primo lavoro, un racconto lungo dal titolo The Dark Corridor (inedito da noi), e nel 1929 il suo primo romanzo giallo, The Patient in the Room 18 (La stanza n. 18, Classici del Giallo Mondadori 222, 1975), mentre con il terzo, The Mystery of Hunting’s End, del 1930, ottenne nel 1931 lo Scotland Yard Prize – primo di una lunga serie di riconoscimenti pubblici – cui seguì quattro anni dopo una laurea honoris causa dalla sua ex università del Nebraska.

 

Come s’è detto, l’attività letteraria della Eberhart iniziò nel 1929, proprio alla vigilia della Grande Crisi americana, e analogamente a quanto era accaduto ventisei anni prima all’amata Rinehart, la scelta di scrivere si rivelò provvidenziale per la famiglia della scrittrice, che il tracollo del ’29 aveva ridotto in condizioni economiche precarie.

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Il vampiro di Venezia – Giada Trebeschi

Trama

Venezia, Natale 1576

La peste ha già messo in ginocchio la città quando, in una chiesa, avviene il primo di una serie di efferati omicidi e, come se non bastasse, sull’isola del Lazzaretto Nuovo viene scoperta una masticatrice di sudari, un mostro che torna dai morti cibandosi di sangue umano. Il negromante Nane Zenon rende il vampiro inoffensivo eppure sono in molti a credere che gli omicidi e la peste abbiano a che fare con i masticatori e così, per volere del Doge in persona, Nane affianca le indagini del Signore di notte al Criminàl Orso Pisani. Orso è però un magistrato pragmatico che non crede ai succhia sangue né alle superstizioni e risolverà il caso minando le certezze di Nane e mettendolo di fronte a una realtà ben più terrificante di qualsiasi mostro immaginario.Sullo sfondo di questo thriller fosco e angoscioso la città dei mercanti, degli ebrei e degli arabi che non disdegnano di fare affari insieme; la Serenissima delle spie e delle cortigiane, dei segreti e degli intrighi, la meravigliosa e struggente Venezia dei ricami di pietra e degli amori impossibili.

Il romanzo s’ispira al ritrovamento del cosiddetto vampiro di Venezia cioè lo scheletro di una donna con un mattone in bocca, risalente agli anni della grande peste di fine ‘500 e rinvenuto sull’isola del Lazzaretto Nuovo durante gli scavi archeologici del 2006.

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A un passo dalla follia – Gianluca Arrighi

Trama

Elia Preziosi, ex procuratore capace di penetrare nella mente degli assassini fino a prevederne mosse e comportamenti, si è trasferito a Kumasi, in Ghana, dopo le atroci uccisioni commesse da Orco, il più feroce serial killer della storia criminale italiana. Il mostro, prima di morire, era riuscito a compiere l’ultima mossa del suo piano terrificante: uccidere Silvia, l’unica donna che Elia avesse mai amato. Adesso, in Africa, Preziosi si occupa di diritti umani e fornisce supporto legale a chi ne ha bisogno. Un lavoro impegnativo, che lo gratifica, ma non lo rasserena: Preziosi è ormai contagiato dall’odio che lo ha ferito e devastato, spingendolo al limite della follia. Quando riceve la visita di un agente dei servizi segreti che lo invita a rientrare in Italia per fermare un serial killer che uccide poliziotti e giudici, Preziosi decide di accettare l’incarico ritrovandosi coinvolto in una indagine che presto rivelerà retroscena sconcertanti, collegati a un macabro disegno che evoca i dogmi e gli insegnamenti della religione cattolica.

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L’assassino – Federico Fabbri

Trama

Può un uomo comune trasformarsi da un giorno all’altro in un mostro? Schivo e solitario, Federico Ansaldi conduce una vita tranquilla nel paesino di Santa Sofia, fino al giorno in cui, preso da una furia mai conosciuta, uccide il suo vecchio amico Alessandro. Inizialmente tormentato dal rimorso e dal terrore di essere scoperto, Federico precipiterà ben presto in una spirale di follia, fino a convincersi di avere una missione divina: epurare il mondo da tutti coloro che sono indegni di vivere. Da quel momento in poi il suo progetto si allargherà a macchia d’olio, finendo per coinvolgere persone la cui vita non sarà più la stessa e cambiando per sempre il loro destino.
Chi vincerà, alla fine, nell’eterna lotta fra il bene e il male? E, soprattutto, dove si trova il confine fra giusto e sbagliato, fra normalità e follia, fra il lecito e l’illecito? Il male dimora nel mondo, oppure si annida in ognuno di noi, pronto a venire a galla e a ingoiarci se solo allentiamo la guardia?
Domande inquietanti, a cui questo romanzo cerca di fornire una risposta che vada al di là del contingente per farsi universale.

 

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Oggi parliamo con… Paolo Di Orazio

Intervista a cura di Marika Campeti

 

Buongiorno Paolo, e grazie di averci concesso un po’ del tuo tempo. Noi di Giallo e Cucina abbiamo letto alcuni dei tuoi racconti e siamo curiosi di conoscere più a fondo uno dei più importanti esponenti dell’horror italiano. Trent’anni di carriera, un’esperienza pari ad una vita.

Sei anche musicista e fumettista, parlaci di come queste tue passioni si intersecano con la scrittura.

Grazie a te, Marika, e a voi per l’opportunità, ovviamente. Se parliamo di tempo da dedicare a queste tre discipline, personalmente mi è necessario un tipo di impegno alternato. Non riesco a prendere un progetto di disegno e uno di scrittura contemporaneamente: ovvero, quando mi è capitato, lo stress mi va alle stelle. Come avere uno switch. Non mi è possibile fare due cose diverse nello stesso giorno, perché ognuna richiede uno stato mentale. Chiamatelo monotasking zen, se vi piace (a me sì). Quando devo sviluppare un progetto disegnato, mi occorre essere disegnatore fino a opera riuscita e azzerare il resto. Non posso disegnare e scrivere prosa nella stessa giornata, mi viene male. Sono tre aspetti differenti della mia stessa personalità, se penso anche alla musica. Quando scrivo, non posso ascoltare musica perché il ritmo è legato alle mie emozioni profonde e le cattura distogliendo la mente. Quando suono, il mio corpo è completamente immerso nella mente e nelle emozioni, quindi mi dimentico del resto e vivo la musica come se io fossi solo musica. Per i dieci anni on the road con i Latte e i Suoi Derivati, andando al sodo, ho scritto pochissimo. La mole infinita di impegni mi obbligava a tenere allo zenit il mio mood musicale. Perché così come non ti puoi improvvisare scrittore di fronte a una pagina vuota, non puoi fare musica di fronte a 500.000 persone su un palco o qualche milione davanti alle telecamere di Sanremo e stare sulle spine per l’urgenza di tornare a casa e scrivere. Ogni tipo di performance manda in apnea l’altra. Ciò significa che io mi sento di appartenere alle tre arti, sì, amandole tutte, ma non preferendo nessuna rispetto all’altra.

 

Hai al tuo attivo un corposo numero di pubblicazioni, raccontaci da dove trai ispirazione per i tuoi romanzi e tuoi racconti, se nei tuoi personaggi ti rispecchi attraverso le sfaccettature del tuo carattere e della tua creatività.

In trent’anni ho prodotto tanto, ma non abbastanza, per le mie ambizioni. Ho pubblicato racconti, fumetti e romanzi con i maggiori editori d’Italia: Acme, Granata Press, Castelvecchi, Mondadori, Aurea, Rizzoli, Cosmo, Cut-Up Publishing, Independent Legions, Kipple, e l’americana «Heavy Metal». L’ispirazione mi viene da circostanze che mi colgono di sorpresa o immagini spontanee pop-up nella testa, specialmente quando sono distratto. Le cose più potenti mi sono nate nella testa puntualmente fuori casa e senza un taccuino su cui appuntarle. Prendere annotazioni vocali e scritti sul telefono mi ripugna. La saga di Debbi mi è venuta in mente prendendo in braccio per la prima volta un coniglio. Ho provato una sensazione inedita, di dolcezza assoluta. Questa sensazione profonda mi ha ispirato in un istante un mondo alla Lewis Caroll ovviamente infernale. Il fumetto Cadaveri & Polpette (Cut-Up Publishing) da una mia vecchia storia sentimentale un po’ difficile, naturalmente rielaborata in chiave zombi-humour. Sì, nei miei personaggi, in tutti, c’è sempre alla fine un pezzo di me che io dono, ma non mi dico quale così che io lo dimentichi e loro lo facciano proprio. Negli ultimi romanzi sto riversando molta della mia carica ironica, satirica e erotica. Non è tutto horror quello che cola.

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In principio erano le mutande – Rossana Campo

Trama

L’eroina di questo romanzo vive una vita di peripezie e di grandi passioni tragiche, o almeno questo è ciò che dice. Sempre al verde e in fuga dai creditori, abita con il gatto Ulisse in un appartamento scalcinato dei vicoli di Genova, si mantiene con qualche lavoretto ma più volentieri mangiando a sbafo alle feste. Ammira oltremodo la scrittrice Gertrude Stein e il suo ideale maschile è Luciano Pavarotti. Nonostante si dedichi “alla ricerca dei piaceri edonistici sfrenati di vera lussuria”, la sua vita sentimentale è disseminata di “infami”: panettieri un po’ porci e ginecologi donnaioli, psicologi mammoni e archeologi depressi. La sua unica consolazione sono gli amici, soprattutto Giovanna, che ha la passione per i maschi neri e ama raccontare i dettagli delle sue avventure. Ma quando nella sua esistenza compare “l’infame numero tre” le cose prenderanno una piega imprevista, in un susseguirsi di evoluzioni tragicomiche dall’Italia fino alla Spagna e ritorno.

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Ah l’amore l’amore – Antonio Manzini

Trama

Una nuova indagine per Rocco Schiavone costretto ad indagare da un letto di un ospedale per un caso di malasanità. E intanto il vicequestore ha quasi cinquant’anni, certe durezze si attenuano, forse un amore si affaccia. Sullo sfondo prendono più rilievo le vicende private della squadra. E immancabilmente un’ombra, di quell’oscurità che mai lo lascia, osserva da un angolo della strada lì fuori.

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Mariani e le giuste scelte – Maria Masella

Trama

L’ennesima alluvione autunnale ha sconvolto la città lasciando vittime e danni. Sotto un arco della massicciata a pochi metri dallo scoglio dei Mille, viene ritrovato un corpo mutilato dai gabbiani. Per il commissario Antonio Mariani sarà difficile stabilire l’identità della vittima che non ha documenti e non corrisponde a persona di cui sia stata denunciata la scomparsa. L’autopsia stabilisce che si tratta di un uomo impegnato nel transito per cambiare sesso, ma neppure questa informazione permette di stabilirne l’identità. Non sono giorni facili per Mariani: da poco ho concluso l’indagine a quattro mani con Crema, un collega torinese, ma soprattutto da un anno non ha notizie dell’ispettore Iachino. Sì, sa che il suo incidente era una messa in scena per permettergli di portare a termine un incarico pericoloso, ma il non sapere gli logora i nervi. Antonio si sente strano, oppresso dalla sensazione che qualcosa stia per accadere, forse troppe persone del suo passato stanno ritornando e lo rendono consapevole del tempo che passa. Ma forse tutto dipende dalla continua pioggia.

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GHIACCIO E ARGENTO – STINA JACKSON

Trama

Sono ormai tre estati che Lelle, insegnante di liceo e padre di un’adolescente, trascorre ogni notte alla guida della sua auto. Conosce ogni metro degli oltre cinquecento chilometri della Via dell’Argento, la strada che serpeggia tra gli alberi dell’antica foresta nel Nord della Svezia, al confine con la Norvegia. Quella che il sole di mezzanotte non riesce a illuminare. Lelle conosce ogni paesino isolato, ogni insediamento, ogni specchio d’acqua. Sono tre anni che sua figlia è scomparsa, da qualche parte fra il ghiaccio e l’argento, lungo quell’autostrada che d’estate, sotto il sole di mezzanotte, sembra un nastro d’asfalto sulla luna. Lelle ha soltanto l’estate per cercare sua figlia, perché in autunno inizia l’anno scolastico e deve interrompersi. Lelle non ha speranze, eppure la speranza è l’ultima cosa che gli resta. Meja ha diciassette anni e viene dalla città, ma sua madre l’ha costretta a trasferirsi a Glimmersträsk: un puntino sconosciuto lungo la Via dell’Argento. Lontana da tutto ciò che amava, Meja è sola e disperata. Finché non incontra qualcuno che può darle più di quanto abbia mai avuto: una nuova famiglia. Con l’arrivo dell’autunno e la sparizione di un’altra ragazza, i destini di Lelle e Meja iniziano a intrecciarsi in modo indissolubile. E sconvolgente.

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