Articolo di Enrico Luceri

Figura 1
L’americana Patricia Daniels, conosciuta dai lettori come Patricia Cornwell (il cognome dell’ex-marito, conservato come un marchio, un brand, secondo l’esempio di Agatha Christie) è la creatrice dell’anatomopatologa e detective di chiare ascendenze italiane Kay Scarpetta (Fig.1). Una donna, quest’ultima, tosta e intelligente come la sua autrice. Studia medicina legale e giurisprudenza prima di diventare la più prolifica dispensatrice di autopsie della narrativa thriller contemporanea.
Elegante (indossa con naturalezza abiti di buon taglio), raffinata ma non altezzosa, sensibile e sicura di sé, ovviamente coraggiosa (a volte fino all’imprudenza) e ostinata, la dottoressa Scarpetta interpreta in maniera molto elastica il suo ruolo di medico legale, non esitando a indagare sui misteri nascosti nei cadaveri che disseziona sul tavolo del proprio laboratorio. Da sola, o in compagnia del rude poliziotto Pete Marino o dell’intellettuale profiler dell’FBI Benton Wesley, questa signora delle autopsie affronta i più spietati e paranoici assassini del Nord America, e non solo.
Protagonista di una saga editoriale iniziata nel 1990 e tuttora molto apprezzata dai lettori, la Scarpetta è una dottoressa affascinante e intuitiva, esperta delle tecniche mediche e scientifiche più moderne e allo stesso tempo una donna che custodisce tenacemente le tradizioni di una tipica famiglia italoamericana, privata degli aspetti più folkloristici e attaccata ai valori e ai principi morali. Fra queste tradizioni non manca l’arte culinaria, perché Kay Scarpetta si disimpegna ai fornelli con la stessa disinvoltura che mostra nel suo laboratorio di medicina legale.
Una dimostrazione pratica del talento culinario della dottoressa è rappresentata dal racconto lungo La cena di Natale (opportunamente sottotitolato A tavola con Kay Scarpetta), pubblicato in Italia da Mondadori nel 1999 (Fig. 2).

Figura 2 – La cena di Natale
Il filo conduttore della trama è l’itinerario gastronomico dell’anatomopatologa, della sua intraprendente nipote Lucy, agente dell’FBI, e dell’amico e collega Pete Marino. L’ambientazione prevalente è la confortevole abitazione di Kay a Richmond, con saltuari sconfinamenti in casa di Marino e della famiglia Scarpetta a Miami. Con i prevedibili salti climatici, dalla neve della Virginia al sole della Florida.
Malgrado il titolo, si cucina e si mangia tutti i giorni festivi meno che il 25 dicembre. La vicenda comincia infatti la sera di Santo Stefano e si conclude i primi giorni dell’anno nuovo.
Kay Scarpetta prepara una pizza talmente farcita da sopportare a stento il peso di ingredienti stravaganti come le cozze affumicate; il detective Marino si esibisce nel ruolo di alchimista e artificiere con uno zabaione detto Eggnog, che le quantità industriali di uova, zucchero e whisky rendono più micidiale di una bomba Molotov; Lucy impasta e sforna biscotti criminosi di nome e di fatto, dove le vittime designate sono glicemia e colesterolo. Le esibizioni culinarie della dottoressa Scarpetta prevedono anche zuppe e stufati annegati in litri di vino generoso, mentre Lucy e alcune sue giovani colleghe dell’FBI bivaccano nella villetta di Richmond. Accanto al camino scoppiettante, alternando spuntini e cocktail.
La cena di Natale è una breve vacanza, visto il periodo natalizio, nella lunga saga dell’anatomopatologa della Cornwell, che ne svela l’umanità, l’altruismo e in fondo alcune fragilità, conservate più che nascoste dietro l’algida apparenza di medico dall’indole razionale, equilibrata e prudente. Un carattere in fondo simile a quello di Marino, che per lunga consuetudine professionale si mostra spigoloso e sbrigativo, ma in realtà soffre evidenti carenze affettive, come dimostra l’asciutto altruismo con il quale si prende cura di una giovane madre e del figliolo, dapprima teppistello e poi timido e introverso.

Figura 3
Una vacanza meritata, se vogliamo, con il sottile piacere di concedersi una trasgressione gastronomica. Una vacanza per svelare qualche contraddizione di carattere. Di svelarsi, infine, personaggi letterari e comunque di umanità disarmante. Alle prese con una realtà diversamente impegnativa e affascinante rispetto alla nostra. La realtà della narrativa che noi lettori cerchiamo nelle storie di fantasia: un’evasione innocente e artificiale, come quella cucinata da Patricia Cornwell secondo le ricette di Kay Scarpetta.
Patricia Cornwell ha scritto anche un ricettario dal titolo quanto mai esplicito Food to die for, più o meno cibo per uccidere (Fig. 3 , che rappresenta uno sguardo indiscreto fra i Secrets from Kay Scarpetta kitchen.
Un prontuario singolare con le informazioni per cucinare le pietanze citate nei romanzi dell’anatomopatologa con l’hobby della buona cucina.
E delle indagini pericolose.
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