a cura di LUIGI GUICCIARDI
Capita non proprio raramente che un giallista divida il suo impegno di scrittore con un’attività – anche prestigiosa – di ricerca, didattica e saggistica di carattere scientifico. Alfred Walter Stewart, che da autore di romanzi polizieschi si scelse lo pseudonimo di J. J. Connington, fu proprio uno di questi. Nato a Glasgow nel settembre del 1880, si segnalò infatti negli anni Trenta come uno studioso di fama nel campo della chimica. Suo padre era preside dell’università di Glasgow, che il figlio Alfred frequentò prima di proseguire gli studi e laurearsi in chimica nel 1907 alla University College di Londra. Subito dopo, nel 1909, gli fu affidata la docenza di chimica organica presso il Queen’s College di Belfast, e nel 1914 fu docente di chimica fisica e radioattività presso l’università di Glasgow. Durante questi laboriosi anni di studio pubblicò alcuni saggi scientifici, come Stereochemistry (1907), Recent advances in organic Chemistry (1908) e Some Physico-chemical Themes (1922). Nel corso della seconda guerra mondiale, infine, attirò l’attenzione della comunità scientifica europea per il cambiamento nella particella β di un elemento radioattivo e suggerì il termine isobaro come complementare a isotopo, finché, nel 1944, si ritirò dall’insegnamento accademico a causa di ricorrenti problemi cardiaci.
Il suo esordio nella narrativa fu con il romanzo di fantascienza Nordenholt’s Million (1923), pubblicato già con il nome di J.J. Connington. E dopo un romanzo dell’anno successivo, stavolta non di genere (Almighty Gold), finalmente nel 1926 Connington diede alle stampe i suoi due primi romanzi polizieschi, Death at Swaythling Court, inedito da noi, e The Dangerfield Talisman, edito in Italia da Mondadori nel 1930 col titolo fedele Il talismano dei Dangerfield. Il buon favore di pubblico incontrato da questi primi “esperimenti” sorprese non poco l’austero scienziato, che aveva cominciato a scriverli di notte (confessò) un po’ per diletto e un po’ per riposarsi dalle fatiche dell’insegnamento e della ricerca, e lo indusse così a proseguire.
Con il suo terzo Giallo, Murder in the Maze, del 1927, Connington presentò l’investigatore sir Clinton Driffield, destinato a diventare il protagonista della maggioranza delle sue opere successive. E con l’assunzione di questo personaggio fisso, si avviò a modellare un tipo di mystery poliziesco in cui l’indagine è largamente debitrice di molti espedienti assunti da discipline scientifiche che lo stesso Stewart praticava, come la chimica, la balistica, la fotografia, la dattiloscopia e altre ancora.