Trama
Guardatevi bene intorno alle riunioni di condominio. Fissate bene le facce. Non sottovalutate le discussioni, neppure quelle insignificanti. L’odio potrebbe cristallizzarsi in qualsiasi banalità.
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Guardatevi bene intorno alle riunioni di condominio. Fissate bene le facce. Non sottovalutate le discussioni, neppure quelle insignificanti. L’odio potrebbe cristallizzarsi in qualsiasi banalità.
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Un’assenza ha un corpo ben definito, organi interni pulsanti che la fanno vivere e rivivere, quotidianamente e nel ricordo. Ha una pelle e un odore, vasi sanguigni e terminazioni nervose. Essenza è un dialogo: assenza di senso, di significato, di comprensione. È una comunicazione che non si da tra due presenti, ma solo tra un presente e un assente. C’è un “tu” detto solo in sua assenza.
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Tortona. Nel cortile di un palazzo di via (Franceschino da) Baxilio viene ritrovato il cadavere di un uomo sui quarant’anni. Si tratta dell’inquilino del quarto piano. Il corpo semi nudo riverso sulla neve. L’esame autoptico riscontrerà fratture da caduta ma nessuna ferita o tracce di colluttazione. Tutto lo classificherebbe come un caso di suicidio, ma Ferrero non la vede così, a differenza dell’Arma che lo ha archiviato in fretta come tale, forse distratta da un caso ben più eclatante: l’olandese liquidato con le modalità tipiche della criminalità organizzata. Improvvisamente la città sembra tornare al centro di affari malavitosi e brutali regolamenti di conti, così come lo era stata anni prima, ai tempi dell’affare “Nove corto”. Un piatto appetitoso per la bulimia poliziesca di Dante Ferrero, che fortunosamente scoprirà come le due morti si riconducono ad un unico copione, nel quale circostanze all’apparenza irrilevanti sveleranno un disegno dai riscontri internazionali. Una miscela sofisticata e intrigante per una storia complessa dove indizi, tracce e deduzioni si ribalteranno ad ogni pagina. Un’indagine difficile immersa nella quotidianità di una città anonima e a prima vista imperturbabile. Tortona torna ad essere protagonista, assieme alla sua scalcinata coppia di investigatori, in un noir singolare e drammatico.
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Chiaia, centro di Napoli. Dopo una tranquilla cena in famiglia con la moglie e i figli, che si è conclusa con una partita a burraco, Temistocle Serra, distinto professore universitario di Teoria dei giochi e delle decisioni, muore. Omicidio, suicidio o morte naturale? Stabilirlo spetta alla polizia, ma c’è una cosa che le forze dell’ordine proprio non riescono a fare: interpretare una sequenza di carte da gioco che l’uomo ha lasciato sul tavolo prima di morire, in un ordine che non può essere certo casuale. Un messaggio in codice, forse, come nei romanzi di Agatha Christie e di Ellery Queen. E chi meglio di Malù, archeologa col vizio della letteratura gialla, può aiutare a risolvere l’enigma? E così il commissario De Iuliis la coinvolge nel caso in qualità di consulente investigativo («Proprio come Sherlock Holmes!» esulta lei). E Malù a sua volta trascina nell’indagine la sua famiglia d’elezione, gli amici con cui condivide il caotico appartamento di via Atri 36, a due passi da Spaccanapoli: Ariel, traduttrice di atroci romanzetti rosa nonché esperta giocatrice di burraco; Samuel, rappresentante di articoli per gelaterie di origini sardo-nigeriane; Kobe, talentuoso quanto sgrammaticato pianista giapponese; e ovviamente il gatto nero Mycroft con il suo fiuto infallibile. Cosa voleva indicare Temistocle Serra con quel codice: il nome del suo assassino? La localizzazione di un tesoro? Una misteriosa formula? E soprattutto: chi era davvero il professore, e quali segreti nascondeva? I quattro coinquilini proveranno a scoprirlo, e anche Mycroft avrà modo di miagolare la sua.
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“Il guardiano della collina dei ciliegi”, ispirato a una storia vera, ripercorre le vicende di Shizo Kanakuri, il maratoneta olimpico che, dopo una serie di vicissitudini e incredibili avventure, ottenne il tempo eccezionale di gara di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 20 secondi. Nato a Tamana, nel Sud del Giappone, Shizo venne notato giovanissimo per l’estrema abilità nella corsa. Grazie al sostegno dell’Università di Tokyo e agli allenamenti con Jigoro Kano, futuro fondatore del judo, Shizo ebbe modo di partecipare alle Olimpiadi svedesi del 1912 dove l’imperatore alla guida del Paese, desideroso di rinforzare i rapporti diplomatici con l’Occidente, inviò per la prima volta una delegazione di atleti. Dopo un movimentato e quasi interminabile viaggio per raggiungere Stoccolma, Shizo, già dato come favorito e in buona posizione nella maratona, a meno di sette chilometri dal traguardo, mancò il suo obiettivo e, per ragioni misteriose anche a se stesso, sparì nel nulla dandosi alla fuga. Da qui ha inizio la storia travagliata di espiazione e conoscenza che porterà il protagonista di questo libro dapprima a nascondersi per la vergogna e il disonore dopo aver deluso le aspettative dell’imperatore, poi a trovare la pace come guardiano di una collina di ciliegi. Intrecciando realtà e fantasia, il romanzo di Franco Faggiani descrive la parabola esistenziale di un uomo che, forte di una rinnovata identità, sarà pronto a ricongiungersi con il proprio destino saldando i conti con il passato.
Erano i Favolosi Anni Sessanta, ed il Cinema British cucinava per le platee di tutto il mondo una formidabile selezione di ottimo cinema di genere e straordinarie serie tv: dallo 007 di Connery alle prime avventure spaziotemporali del Dr Who, dagli horror Hammer ed Amicus alle catodiche imprese di John Steed e della Signora Peel. Niente era impossibile in quegli anni. Anche vedere la celebre Miss Marple di Agatha Christie, interpretata da un’attrice molto distante dal personaggio originale, per caratteristiche fisiche e psicologiche.
Ciononostante “Assassinio sul Treno” del britannico George Pollock (1961) riscuoterà un successo strepitoso e la sua interprete femminile, la corpulenta e simpaticissima Margareth Rutherford, la consacrazione ad icona del cinema giallo mystery del periodo.
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Un’indagine scomoda, impegnativa, sofferta, per chi, come il Maresciallo De Scalzi, va alla ricerca del colpevole di un crimine spesso sottovalutato…
“Il bullismo è molto di più: è doversi guardare sempre alle spalle, è sentirsi braccato da tutti anche e soprattutto da chi guarda, ma fa finta di non vedere”.
La giovane età non preserva dal male: la scomparsa di un ragazzo di soli sedici anni svela uno scenario di violenza nascosta tra i banchi di un Liceo scientifico genovese; in un luogo dove la cultura dovrebbe condurre alle più alte virtù e insegnare un modo per diventare grandi, Federico si è scontrato con tutt’altro destino.
In questa terza indagine Massimo De Scalzi, affiancato dal giovane Maresciallo Mancini e dalla psicologa dell’Arma Elisa Valeri, dà prova di grande empatia, pur essendo lui stesso tormentato da situazioni personali in sospeso.
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È la vigilia del palio di San Jacopo nella cittadina toscana di Valdenza, ma il commissario Casabona non è in vena di festeggiamenti: mentre sui tetti del centro storico esplodono i fuochi d’artificio, la moglie gli annuncia che sta per andarsene di casa. Un duro colpo per il commissario, che nonostante i problemi con Francesca non aveva mai pensato che il loro legame potesse davvero spezzarsi. Nemmeno il tempo di piangere la fine del suo matrimonio, che una telefonata lo richiama immediatamente al dovere: un uomo è stato ucciso da un treno in corsa. Un fatale incidente? Tutt’altro, visto che la vittima è stata legata a una sedia a rotelle e lasciata sui binari. Chi è quell’uomo che nessuno riesce a identificare? Perché l’assassino ha scelto un’esecuzione così plateale? Ed è solo una coincidenza che qualche anno prima, nello stesso luogo, un ragazzo sia stato travolto da un treno? Nella solitudine della sua casa ormai vuota, Casabona è tormentato dai dubbi. E mentre i primi indizi portano sulla strada della pedofilia, nuove morti inspiegabili arrivano a spazzare via ogni certezza. Come se ci fosse una regia occulta a spostare le pedine in campo. Qualcuno assetato di sangue e di vendetta. Qualcuno che viene dal passato, per regolare tutti i conti in sospeso..
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