9, la rabbia del rivale – Domenico Notari

 

Recensione a cura di Adriana Rezzonico

I reggimenti di fanteria del Molise e dell’Aquila, rispettando un invisibile disegno, si dispongono lentamente lungo linee immaginarie.

Mi addentro con questa frase in uno dei romanzi più affascinanti che ho avuto il piacere di leggere ultimamente. La magia scorre sotto i miei occhi. L’autore riveste la preziosa tavola: velluti, broccati e tessuti pregiati danno il giusto tono a questo noir storico in una Napoli del 1976. L’architetto Mario Gioffredo è all’apice della sua carriera e molto invidiato. La penna dell’autore verga la carta con eleganza, usa una scrittura eccelsa, attinge nozioni storiche da una città ricca di fascino quale Napoli e circonda il lettore di rara bellezza. La reggia di Caserta, la maestosa eleganza di Palazzo Doria d’Angri, imponenti architetture che suggestionano. Un viaggio che Notari intraprende per far luce sulla scomparsa misteriosa dei disegni del dimenticato architetto Gioffredo. Nasce così la figura di Donnarumma, ci si smarrisce volentieri tra le descrizioni a ritroso. L’autore trasferisce le sue competenze professionali (è architetto) in un periodo storico definito, mostrandoci l’eleganza di alcuni edifici d’epoca. Incontriamo personaggi come Canevari, chiamato a progettare la reggia di Capodimonte, che preferisce non esporsi con il popolo che non lo ama, anzi lo odia. Oppure Carasale che con movenze eleganti, ammirato a corte, è l’artefice del teatro San Carlo, il più grande d’Europa, e gode di una fama prestigiosa.

Sono gli intrecci di queste indoli geniali che fanno insorgere rivalità e una rabbia repressa che cova lentamente e che viene alimentata dallo sfarzo di Corte. Gli eccessi del re, l’enorme smania di potere e l’arte che scalpita ovunque cercando di imporsi tra cospirazioni e screzi. Il livore non viene arginato ma smorzato dalle scene di vita quotidiana: resto affascinata dalla descrizione de “Lo pilo”, un trucco tipicamente partenopeo. Un equilibrio perfetto che l’autore gestisce tra le nozioni storiche e la narrazione fluida, mai appesantita, ricca di fascino: il nostro sapere ne esce rafforzato, scopriremo scorci rari ammantati di mistero.

Sono scatti nitidi, fotogrammi di vita, vascelli che solcano le acque del Golfo, barili di polvere e la vista mozzafiato di Castel dell’Ovo a farmi immedesimare nella trama. Un tripudio di anime a cui non mi sottraggo, una scialuppa che mi traghetta in una sorta di Paradiso. Donnarumma ricopre un ruolo fondamentale, la brezza che dal mare raggiunge i vicoli di una Napoli borbonica, allieta la lettura e spira con il profumo dei fiori di gelsomino, distendendo l’ira dei cittadini. Una collera inutile, esternata solo per leggerezza da un popolo senza carattere, cita l’autore. Una Napoli che si atteggia come una vajassa, una meretrice perennemente in vendita. Un dipinto perfetto che l’autore si prodiga a regalarci, un incedere della storia nelle increspature dei sentimenti in continua mutazione, come le maree.
Voce di Roberto Roganti

 

Trama

 Napoli, 1976. In un clima claustrofobico in cui si sovrappongono violenza e ideologia politica estremista, il giovane Silvestro Donnarumma decide di partecipare al concorso per assistente ordinario presso la Facoltà di Architettura. Da cane sciolto qual è, intraprende una ricerca sull’architetto settecentesco Mario Gioffredo, prima famoso e poi dimenticato in seguito alla misteriosa scomparsa dei suoi disegni. Tra questi, quello della reggia di Caserta, attribuita ingiustamente al suo nemico, Luigi Vanvitelli. La ricerca diventa un vero e proprio romanzo che suscita le ire del professor Scarpati, il quale estromette il giovane. Questi decide di vendicarsi, elaborando un piano astuto che coinvolge il fantasma di E. A. Mario e un sedicente gruppo eversivo. Vent’anni dopo, Donnarumma svelerà il mistero dei disegni scomparsi.

 

Dettagli

  • Genere: Noir storico.
  • Copertina flessibile:240 pagine
  • Editore:Castelvecchi (31 luglio 2018)
  • Collana:Emersioni
  • Lingua:Italiano
  • ISBN-10:8832822342
  • ISBN-13:978-8832822342

Dop on the road: Il Friuli

Frico friulano.jpg

Il Friuli Venezia Giulia è una regione con molteplici influssi dall’est e dal nord Europa.

La produzione casearia si esprime tra il Montasio DOP e il CUINCIR, antica ricotta mescolata con finocchio e lasciata inacidire a lungo.

I prosciutti d’oca sono molto in voga ma sua maestà il prosciutto compare come Consorzio San Daniele. Leggermente più affumicati SAURIS E CORMONS dove  – l’aria fredda delle Alpi Giulie e quella calda dell’Adriatico – creano una condizione perfetta. Sul confine il Collio, Brda in sloveno, tra una vigna e l’altra c’è una vasta produzione di ciliegie e albicocche che in estate regalano preziose conserve e scatti affascinanti, regalando al paesaggio molteplici colori. In montagna il Radic di Mont  presidio Slow Food, viene raccolto a mano (radicchio selvatico) mentre qualcuno inverte la rotta e si prodiga nella produzione di aceto d’uva. Prodotti da forno come la Buiadnik (dolce tipico della provincia di Udine e natalizio), la pinza triestina , la putizza e la Gubana (squisito dolce simile ad una ciambella) si alternano sulla tavola tra frattaglie e carni. L’agnello istriano, la marcundela, il prosciutto cotto di Praga.

Tra le bevande, il distillato di pere, lo sciroppo di sambuco ,lo  Sliwowitz famoso distillato di prugne.

 

Frico per 4 persone

  • 250 gr di patate a pasta gialla
  • 30 gr di burro
  • 260 gr di formaggio (metà freschi e metà stagionati come il Montasio, la Latteria di Malga, la crescenza fresca)
  • 50 gr di cipolle bianche, sale, pepe

Far sciogliere il burro in una padella facendo appassire la cipolla tagliata a julienne. Affettate le patate in maniera sottile. Aggiungere il tubero nella padella e farle cuocere, aggiustate di sale e pepe, unire il formaggio a dadini e abbassare il fuoco. Girare il frico con cura e lasciarlo dorare (si dovrà creare una crosticina dorata).

Servirlo caldo accompagnandolo con un ottimo vino, tipo CABERNET FRANC