Matematiche certezze: Un’indagine di Mariani e Crema – M. Masella e R. Ballacchino

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Trama

Una serie di delitti insanguina Torino nei giorni intorno a Ferragosto, rovinando giornate che il commissario Crema sperava tranquille e senza complicazioni. Tutti gli omicidi sembrano opera di un serial killer e si verificano in giorni sempre più ravvicinati: il commissario torinese e la sua squadra si impegnano in una lotta contro il tempo per individuare il colpevole o, almeno, per evitare nuovi delitti. L’obiettivo sembra raggiunto ma quattro anni dopo, a Genova, il commissario Mariani si trova a indagare su un omicidio che presenta singolari analogie con i casi torinesi. Ed è immediata la domanda se le somiglianze sono casuali o nascondono altro. Risolvere il caso genovese aiuterà Crema a raggiungere la matematica certezza di aver individuato correttamente il “suo” assassino?

Voce di Eleonora Zaffino

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Un’esclusiva di GeC: Intervista a Camilla Läckberg (a cura di Manuela Fontenova)

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Milano, 12/05/2019

Con un romanzo che in breve tempo ha scalato le vette delle classifiche mondiali, Camilla Läckberg torna a stupire i lettori regalando loro un nuovo e imperdibile successo: “La gabbia dorata. Dopo averci stregato con la serie di Fjällbacka, in Italia il primo romanzo La principessa di ghiaccio” è stato pubblicato nel 2010 dalla Marsilio, la Läckberg si è presentata nella rinnovata veste di scrittrice noir raccontando una storia di donne e di vendetta, di sesso e di tradimenti, con la sensibilità che da sempre caratterizza la sua scrittura.

Il 9 aprile il libro ha fatto il suo debutto in società con uno sfavillante party organizzato a Stoccolma per il lancio e poco dopo l’autrice svedese ha inaugurato Il Golden Cage World Tour: il tour promozionale che l’ha portata finalmente in Italia.

Domenica 12 maggio Camilla  Läckberg è a Milano e noi di GialloeCucina siamo pronti a incontrarla.

L’appuntamento è alle 16 nella hall di un noto hotel del quadrato della moda milanese. Arrivo con un po’ di anticipo e quando la vedo il mio cuore fa sei o sette capriole, sono nove anni che sogno questo momento e lei è lì, bellissima nella sua innata eleganza. Poi il cuore riprende il suo ritmo e mi preparo a vivere una delle esperienze più emozionanti della mia vita. Abbandono le vesti della fan per indossare quelli della blogger, un bel respiro e che la magia abbia inizio.

Mezz’ora di chiacchiere e dopo mi ritrovo a stringere la mano a una delle migliori scrittrici del panorama letterario: una donna meravigliosa e piacevolissima, che durante l’intervista ha sorriso, si è raccontata ed è riuscita a trasmettermi la passione che riversa nei suoi libri.

Saluto Milano con il cuore gonfio di gioia, consapevole del privilegio vissuto oggi: una grandissima opportunità per GialloeCucina, per la quale  ringraziamo la casa editrice Marsilio e soprattutto Anna Chiara De Stefani, che ha trasformato un sogno in realtà.

Un ringraziamento speciale a Camilla Läckberg, la regina del thriller nordico, che non smetterà mai di emozionare i suoi lettori.

E adesso tutti a leggere l’intervista!

 

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1) A due anni dalla pubblicazione dell’ultimo romanzo della serie di  Fjällbacka (La strega) torni in libreria con un libro completamente differente dal genere al quale eravamo abituati: dalle tematiche ai personaggi, dallo stile alle ambientazioni. A me non ha sorpreso particolarmente per un motivo: Donne che non perdonano mi aveva preparato all’eventualità di una tale innovazione, forse è stato una sorta di anteprima di quello che sarebbe stato il tuo nuovo lavoro. Cosa ti ha spinto verso questo cambiamento? E’ stata una sfida o un’esigenza?

Il motivo principale per cui ho voluto indirizzarmi verso qualcosa di diverso è che da un po’ di tempo mi stavo adagiando in una comfort zone dal punto di vista creativo, in particolare per quanto riguarda la serie di Fjällbacka, e questa è una delle cose più pericolose che possa accadere a uno scrittore. Avevo bisogno di fare qualcosa di differente, di sentirmi di nuovo agitata e nervosa all’idea di scrivere, di sentire ancora le farfalle nella pancia, perché credo che sia proprio così che si evolva uno scrittore. C’è poi stato un altro pensiero che ha iniziato a occupare molto la mia mente, soprattutto dopo aver compiuto i 40 anni, che riguarda il tema delle pari opportunità fra uomo e donna. Ho una figlia che di anni ne ha appena compiuti 15 e che sta per entrare nel mondo degli adulti: io ho iniziato a guardare questo mondo con i suoi occhi e ho provato molta rabbia, rabbia che è poi confluita nel libro.

 

2) Considerando il grande cambiamento che caratterizza i tuoi nuovi lavori, ritieni che sia possibile per uno scrittore continuare a mantenere negli anni lo stesso stile, lo stesso standard, o inevitabilmente le esperienze di vita determinano una svolta nella sua vena creativa? Pensi che quindici anni fa avresti potuto scrivere La gabbia dorata?

Assolutamente si, io credo di essere molto influenzata dalle esperienze che vivo nella mia vita e che determinano la persona che divento via via. Se dovessi paragonare la donna che sono oggi a quella che ero diciassette anni fa, quando ho creato il personaggio di Erica, sento di essere molto diversa. A quell’epoca ero molto più simile a Erica, ma dopo quindici anni e la pubblicazione dei successivi libri, credo di essere diventata più simile a Faye, anche se non sono esattamente come lei, (è molto più pazza di me). Penso di essere a metà strada tra i due personaggi, ho in me elementi di entrambe. E per rispondere alla tua domanda, no, non avrei potuto né scrivere né creare questo personaggio quindici anni fa perché c’era una parte di esperienza che mi mancava, non indossavo ancora gli occhiali con cui guardo il mondo oggi.

 

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3) Faye è un personaggio dalle molteplici sfaccettature, è difficile da definire: vive nell’eccesso, sia nella sottomissione che nella rivalsa. Mi piacerebbe chiederti, al di là di tutto ciò che si è letto nelle recensioni e negli articoli a riguardo, cosa vorresti raccontare tu di Faye ai tuoi lettori e soprattutto qual è il messaggio che hai voluto trasmettere loro attraverso la sua storia?

 – C’è un aspetto nel personaggio di Faye che trovo molto interessante e con il quale mi sono divertita a giocare: in un mondo in cui esistono regole completamente diverse per gli uomini e per le donne, io le ho consentito di comportarsi come farebbe un uomo. Vi faccio un paio di esempi: una donna non chiede mai a un uomo di ballare, si siede ad aspettare che un cavaliere si avvicini e, se è fortunata, che sia lui a invitarla. Quante volte da piccole, se un compagno ci tirava i capelli, ci siamo sentite dire “Non ti preoccupare ti sta solo facendo vedere quanto bene ti vuole”? E il messaggio veicolato era “non fare scenate, ti sta solo dimostrando il suo amore”. Sembrano dettagli, ma rispecchiano la realtà: le donne non dovrebbero essere aggressive, dovrebbero essere gentili, perdonare, porgere l’altra guancia ed è una cosa che impariamo fin dall’asilo.

Proviamo a riportare quello che fa Faye su un personaggio maschile: i libri e il cinema sono pieni di storie di uomini ai quali è stata sterminata la famiglia e che meditano terribili vendette, mentre noi siamo lì a guardarli e a fare il tifo per loro. La mia provocazione è che stavolta l’artefice della vendetta è una donna, una donna aggressiva anche dal punto di vista sessuale, che va a letto con uomini più giovani e appena conosciuti: insomma fa tutto il contrario di ciò che le è stato insegnato.

Il messaggio è proprio questo: le regole sono sì differenti, ma spesso siamo noi donne a cedere il controllo agli uomini, abbiamo una grande responsabilità in questo senso. Diventiamo mogli, poi madri, iniziamo a compiere sacrifici un giorno dopo l’altro: “non preoccuparti caro, vai tu in palestra oggi, non rinunciare alla tua riunione, se il bambino sta male prendo io un permesso o passo a un part-time”, ma non sempre è quello che ci viene espressamente richiesto. Questo non solo ci spersonalizza, ma ci mette anche in una situazione economica rischiosa. Se dopo quindici anni il nostro partner ci abbandona, che fine facciamo? Ci ritroviamo amareggiate, ci abbandoniamo all’autocommiserazione. Il messaggio che vuole trasmettere Faye è di riprenderci la nostra autonomia lavorativa, finanziaria e intellettuale, non si tratta di odiare gli uomini ma di prenderci le nostre responsabilità. Non è sbagliato decidere di rimanere a casa, va benissimo, ma il nostro partner deve assicurarci una garanzia per il futuro ed è quello che dico sempre a mia figlia.

Relativamente al tuo discorso infatti Faye non è un personaggio che suscita empatia, questa sua passività dà quasi fastidio, questo suo essere una vittima consapevole...

– Esatto, è una vittima ma voglio sottolineare che è anche una donna molto intelligente, è brillante, ed è importante ricordarlo perché spesso si pensa che solo le persone fragili e deboli si caccino in tali situazioni, e non è vero, accade anche a quelle più forti. Non è una cosa immediata ma un lento processo che avviene anno dopo anno, finché una mattina queste donne si guardano allo specchio e non sanno più chi sono.

 

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4) Ho letto che non hai abbandonato il progetto di continuare a scrivere di Erica e Patrick: pensi che un futuro capitolo della serie potrebbe essere influenzato da questo nuovo stile più “aggressivo” e crudo? Inoltre Faye vive a Stoccolma ma in realtà nasce a Fjällbacka, dove vive più o meno fino ai diciannove anni: si potrebbe sperare in un incontro con Erica? Magari un ritorno a casa e un’indagine sul suo passato?

 – In realtà per me sono due universi completamente separati, ognuno con un linguaggio e un ritmo proprio. Forse alcune delle idee e dei pensieri che sono emersi ne La Gabbia dorata potranno influenzare Erica e Patrick, perché sono tematiche che mi occupano molto la mente in questo momento, ed è già accaduto con La Strega, ma comunque sono due mondi ben distinti. Sì è una curiosità che siano entrambe di Fjällbacka e dovrò studiare per vedere se sono magari andate a scuola insieme, anche se non credo che abbiano frequentato gli stessi ambienti. Non è così probabile, ma non escludo un incontro, magari un piccolo cammeo.

 

5) In GialloeCucina ci piace salutare gli scrittori che intervistiamo con una domanda sul cibo. Restando in tema con Faye ci racconti una tua “perversione culinaria”? Un po’ come Patrick che spalma la pasta di acciughe sul pane e poi lo inzuppa nella cioccolata calda…

 – Sì, mi piacciono le perversioni culinarie… Ci sono molte cose strane che amo mangiare, anche in questi giorni le mie amiche mi prendono in giro perché metto l’aceto balsamico sulla pasta. Poi adoro le aringhe fritte con la salsa bernese, sono fantastiche. Un’altra cosa particolare che mi piace sono i biscotti di pan di spagna svedesi con formaggio tipo Roquefort, il blue cheese, fantastiche, il miglior cibo di sempre, le mangio ogni Natale! E non dimentichiamo la cosa migliore: le patatine fritte nel gelato alla vaniglia!! (Lo dice ridendo consigliandomi di provarle, tra le risa e il “disappunto” dei presenti).

 

6) Una tipica ricetta svedese da provare almeno una volta nella vita?

– Cercando su Google ne troverete tantissime ma le polpette di carne alla svedese fatte in casa sono la cosa migliore che potrete mangiare.

 

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