La fragilità degli angeli – Gigi Paoli

Trama

Sono giorni di angoscia per Firenze dopo la misteriosa scomparsa di un bambino di quattro anni che stava giocando nel giardino della sua casa in collina: di lui rimane solo la piccola bicicletta grigia, appoggiata a un albero. Mano a mano che passano i giorni, le speranze di ritrovare Stefano in vita si affievoliscono, e in città si torna a respirare lo stesso terrore dei tempi del “Mostro”, il famigerato serial killer che uccideva e mutilava le coppiette appartate in campagna.

Per il giornalista di cronaca giudiziaria Carlo Alberto Marchi e il suo collega della “nera”, l’Artista, sono ore di ansia e lavoro frenetico fra la redazione, i luoghi del delitto e un Palazzo di Giustizia sempre più cupo, proprio come il suo soprannome: Gotham. Un’inchiesta serrata che non dà tregua agli inquirenti, la tenace pm Simonetta Vignali, grande amica di Marchi, e il capo della Mobile Settesanti, segnato da un passato violento che non gli concede sconti.

A dare una svolta alle indagini sarà l’inaspettata confessione di uno studente di psicologia: è stato lui a uccidere Stefano, per poi abbandonarne il corpo sulle rive dell’Arno. Sta dicendo la verità? O si tratta solo di un mitomane? E mentre le sponde del fiume vengono battute a tappeto, un altro colpo di scena riaccende la paura. In una celebre basilica sulle oscure colline di Firenze viene ritrovata una lettera anonima che annuncia nuovi orrori: Stefano è stato il primo, ma non sarà l’ultimo…

Poi, il caos si trasforma in silenzio, finché un’intuizione ribalta tutto, anche le storie personali, anche quella di Carlo Alberto Marchi, che si ritrova davanti a qualcosa che mai aveva visto prima.

Voce di Rino Casazza

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Oggi parliamo con… Paolo Spagnuolo

Intervista a cura di Massimo Ghigi

 

Ho il piacere di intervistare Paolo Spagnuolo, giornalista e autore dello splendido libro Milano odia. La polizia non può sparare. Storia di un cult nell’Italia degli anni settanta (Milieu edizioni), dedicato ai protagonisti di quello che è senza dubbio uno dei capisaldi del cinema ‘poliziottesco’ (così venivano talvolta chiamati i polizieschi italiani) degli anni ’70.

Ti ringrazio per essere qui con gli amici del blog Giallo e Cucina e comincio subito con il chiederti come nasce la tua passione questo genere di film?

Più che di una passione per i polizieschi italiani la mia è una vera attrazione per “i generi” che negli ultimi venticinque anni si è trasformata in studio e, in parte, lavoro. Il cinema di genere (incluso il poliziesco), principalmente quello italiano degli anni d’oro, corrisponde esattamente alla mia idea di Cinema come fonte d’intrattenimento, senza i vecchi e forzati obblighi legati al c.d. impegno. La realtà che mi circonda la vivo tramite esperienze umane dirette, troppo spesso tristi e stressanti… altro che neo-realismo! Nello scegliere un film – anche quando curo le mie rassegne o cineforum – il mio obiettivo per quei cento minuti è di far evadere me e gli spettatori dalla realtà. Alcuni generi come la fantascienza o gli horror, dove l’incredibile può essere spinto ai massimi livelli, sono perfetti sotto questo punto di vista. Se poi una pellicola oltre a intrattenere contiene un messaggio, magari socio-politico, non c’è nulla di male; quello che molti indicano come impegno è un ottimo optional della settima arte se usato in modo appropriato, ma sempre un accessorio resta. Molti polizieschi italiani degli anni settanta puntavano alla spettacolarità esasperando alcune situazioni della durissima realtà italiana degli anni di piombo. In questo modo gli sceneggiatori, registi e produttori avevano la possibilità di attirare gli spettatori in sala con delle storie e immagini “estreme” ma sempre pertinenti alla realtà. Spesso erano presenti anche delle sotto tracce di denuncia sociale, ma di certo si puntava quasi sempre al più semplice e diretto effetto catartico della vendetta e della violenza. E qui si ritorna al discorso di prima… Detto questo voglio precisare che non disprezzo l’autorialità per partito preso, spesso e volentieri frequento anche quel tipo di visioni.

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