Non è colpa mia – Valeria Bianchi Mian

Trama

“Le colpe del padre non ricadranno sul figlio” afferma Arturo Colzi in un raro momento di lucidità, ma è forse troppo tardi? Nell’arido regno della demenza che gli sta cancellando le parole, l’imprenditore scorge un nesso, una via di uscita e la offre al giovane Riccardo, affinché questi possa cogliere barlumi di coscienza e trovare il coraggio di vivere la propria omosessualità. “Non è colpa mia” è un romanzo di formazione affettiva “nonostante” le ombre della tradizione, un’educazione all’indipendenza di spirito al di là del conflitto con se stessi e con le figure genitoriali. È una strada che si snoda a ritroso partendo dal presunto suicidio del patriarca per condurre l’erede, e una rosa di personaggi, in un gioco di memorie nel quale soltanto la fine del tiranno può liberare tutti dal giogo. Una bella moglie erotomane, una badante rumena, una fanciulla italo-tunisina, una tossicomane votata alla vendetta, un giocatore d’azzardo, un macho albanese, una vecchia piemontese con velleità da Masca, un affascinante mulatto: ogni attore di questo libro svela un aspetto della storia facendosi portavoce della memoria perduta dal vecchio re. “Non è colpa mia” è un ritratto di famiglia in nero con Morte.

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Trama

Los Angeles, marzo 1928: un piacevole sabato mattina in un quartiere popolare alla periferia della città; una madre nubile, Christine Collins (il premio Oscar Angelina Jolie) saluta il figlioletto Walter di nove anni e si incammina verso la società telefonica dove lavora come centralinista. Rientrata nella modesta abitazione dove vive con il figlio, si trova davanti al peggior incubo di qualunque genitore: la scomparsa del figlio. Le lunghe ed estenuanti ricerche di Walter, che sembra sparito senza aver lasciato traccia, non portano a nulla finché, cinque mesi dopo, un bambino, che afferma di essere Walter, viene riconsegnato alla polizia che non vede l’ora di sfruttare l’ondata di popolarità che seguirà al ricongiungimento della madre col figlio. Stordita dalla confusione di poliziotti, reporter e fotografi e sopraffatta da un insieme di emozioni contrastanti, Christine accetta di riprendersi il ragazzo pur sapendo che quel bambino non ha nulla a che fare con il piccolo Walter. Nei vari tentativi per convincere la polizia a riprendere le ricerche del figlio, Christine si rende conto che, nella Los Angeles dell’era del Proibizionismo, le donne non devono sfidare il sistema. Tacciata di paranoia e infermità mentale fino ad essere internata, trova un alleato nel reverendo Gustav Briegleb (John Malkovich), attivista della comunità presbiteriana locale, che la aiuta a trovare risposte alla scomparsa del figlio. Basato su fatti realmente accaduti.

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