I MAESTRI DEL GIALLO a cura di Luigi Guicciardi – GASTON LEROUX

 

“Eppure, signore, è l’unico modo di spiegare le cose! La Camera Gialla era chiusa come una cassaforte. Per usare le vostre espressioni, era impossibile all’assassino uscirne normalmente o anormalmente.”

È questo uno dei passaggi-chiave de Il mistero della camera gialla (Le Mystère de la chambre jaune), il romanzo che rivelò al grosso pubblico, nel 1907, lo scrittore francese Gaston Leroux, nato a Parigi nel 1868 e morto a Nizza nel 1927. È indubbio infatti che questo Giallo può esser considerato ancor oggi uno dei più brillanti enigmi della “camera chiusa”, la cui trama, cioè, risulta imperniata su una stanza ermeticamente chiusa, e dove le sorprese che attendono il lettore creano una vera sfida alla logica. In questo Giallo, insomma, che piacque molto a Chesterton e che Dickson Carr definì “il più bel mystery mai scritto”, Leroux si cimenta con quello che fu per decenni uno dei problemi per eccellenza dei romanzi polizieschi, come un assaggio della trama (senza alcun spoiler) sta chiaramente a dimostrare.

La giovane Mathilde Stangerson, figlia di un noto scienziato, viene aggredita di notte mentre dorme nella propria stanza, la camera gialla. Allarmati dalle sue urla, il padre e i domestici del castello accorrono, sfondano la porta ed entrano: la ragazza giace a terra in fin di vita, ma nella camera non c’è nessuno. Eppure la porta è saldamente chiusa dall’interno, l’unica finestra ha ancora le persiane chiuse, le inferriate che la sbarrano sono intatte, e nella stanza non c’è alcun nascondiglio o passaggio segreto… Eppure l’assassino è sparito!

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L’assemblea dei morti – Tomás Bárbulo

Trama

Il Guapo e i suoi compari sono quattro infami canaglie, un gruppo di derelitti schiacciati dalla crisi economica, con lavori sottopagati e una montagna di debiti. Non c’è da stupirsi che gli brillino gli occhi quando un losco commerciante di gioielli francese, ben introdotto nel jet set internazionale, gli offre l’occasione della vita: una rapina in una banca di Marrakech nei giorni della fiera dell’oreficeria. La posta in gioco è di due milioni di euro e, per averli, basta arrivare in Marocco e strisciare un po’ nei condotti delle fogne. Magari ci sarà da sudare per un paio d’ore, ma poi è fatta. Per mimetizzarsi tra i turisti, meglio portare con sé – a bordo del pulmino bianco con cui viaggeranno da Madrid a Gibilterra e poi oltre lo Stretto – anche mogli e fidanzate. Il committente ha organizzato una spalla, un misterioso arabo saharawi esperto della zona, che ha il compito di fare da interprete e di guidarli a destinazione. E che forse non è quello che sembra. Presto però cominciano i guai: una serie di imprevisti mette a rischio quello che doveva essere un lavoro rapido e pulito ma che, chilometro dopo chilometro, tra battute, insulti e continui colpi di scena, rivela ben altri scopi.

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