Lacci – Domenico Starnone

Trama

“Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie”. Si apre cosi la lettera che Vanda scrive al marito che se n’è andato di casa, lasciandola in preda a una tempesta di rabbia impotente e domande che non trovano risposta. Si sono sposati giovani all’inizio degli anni Sessanta, per desiderio di indipendenza, ma poi attorno a loro il mondo è cambiato, e ritrovarsi a trent’anni con una famiglia a carico è diventato un segno di arretratezza più che di autonomia. Perciò adesso lui se ne sta a Roma, innamorato della grazia lieve di una sconosciuta con cui i giorni sono sempre gioiosi, e lei a Napoli con i figli, a misurare l’estensione del silenzio e il crescere dell’estraneità. Che cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo, quando scegliamo di tornare sui nostri passi? Perché niente è più radicale dell’abbandono, ma niente è più tenace di quei lacci invisibili che legano le persone le une alle altre. E a volte basta un gesto minimo per far riaffiorare quello che abbiamo provato a mettere da parte. Domenico Starnone ci regala una storia emozionante e fortissima, il racconto di una fuga, di un ritorno, di tutti i fallimenti, quelli che ci sembrano insuperabili e quelli che ci fanno compagnia per una vita intera.

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Oggi parliamo con… Ivan Brentari

Intervista a cura di Massimo Ghigi

 

Abbiamo il piacere di fare due chiacchiere con Ivan Brentari, autore del libro Nel fuoco si fanno gli uomini edito da Piemme. Innanzi tutto grazie per la tua disponibilità, come hai iniziato la tua attività di scrittore?

Ho cominciato a scrivere con intenzioni serie alla fine del liceo. Il primo libro mi tenne occupato per cinque anni e adesso non so nemmeno più dove sia in casa, dovrei guardare. Non lo pubblicherò mai, comunque. Però è stato una palestra. Da lì, quattro libri, tutti diversi e tutti negli ultimi quattro anni. Mesi fa su Repubblica è uscito un articolo che trattava di alcuni giovani autori, fra cui c’ero anch’io. Il capoverso che mi introduceva recitava: “Tanta gavetta per Brentari…”. Ecco, la storia più o meno è quella.

 

Nel fuoco si fanno gli uomini è il tuo primo libro di genere noir ma non è la tua prima pubblicazione assoluta, come è nata l’esigenza di cimentarti in questo genere e come ti sei trovato in questa nuova veste di scrittore pulp?

La veste, in realtà, è quella vecchia. La stesura originale di Nel fuoco si fanno gli uomini risale al 2011-2012, prima che pubblicassi qualsiasi altra cosa. È anche quello che mi piace davvero scrivere, oltre che leggere. Il noir permette di frugare la realtà come un medico legale fruga un cadavere. È un genere letterario funzionale e onesto, che non ti prende in giro e ti racconta le cose per come sono.

 

Uno degli aspetti che più ho apprezzato nel tuo libro è stata la cura con cui hai definito i tuoi personaggi, principali o comprimari che fossero, la psicologia di ognuno di loro è veramente ben tratteggiata; cosa ti ha ispirato?

Grazie, intanto. Il centro del romanzo è la Colpa. Nello specifico, la colpa del protagonista, che si sente responsabile per la morte di alcune persone cha amava. Ho assegnato a ciascuno un carattere specifico e una storia personale. Ognuno ha il suo dolore alle spalle, e il dolore rende profondi i personaggi, così come le persone. A un certo punto si sono alzati dalla pagina. Così ho detto loro: “Okay, fratelli, adesso siete pronti”.

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