Nerogolfo – Mattia Bernardo Bagnoli e Roberto Lamma

Trama

Spezia, 1996. Osvaldo Bava, potente imprenditore locale e boss assoluto nel campo dello smaltimento dei rifiuti, viene arrestato. La discarica di Belvedere, piccola frazione che domina il porto cittadino, viene sequestrata. Con Bava finiscono in carcere alcune personalità-chiave della Pubblica Amministrazione spezzina – da anni saldamente controllata dal Partito Riformista di Sinistra. Il gotha del partito e in subbuglio: i magistrati di Arquata Po, il piccolo centro del Nord dove ha origine l’inchiesta, con le loro indagini rischiano di portare a galla decenni d’inconfessabili accordi e malepratiche di governo del territorio. Cosa si nasconde realmente nella pancia della discarica di Belvedere? Chi trae vantaggio dal losco commercio dei rifiuti tossico-nocivi d’origine industriale? Lorenzo Arra, non più giovane avvocato di Spezia che ha l’hobby di far le pulci ai signorotti della zona, vede d’improvviso confermate le sue peggiori ipotesi. E decide di non restare con le mani in mano. Contemporaneamente, il colonnello dei Servizi Segreti Tazio Ambrosi rientra da una lunga missione in Somalia. Ufficiale onesto e fedele alla Costituzione, nel Corno d’Africa ha dovuto assistere allo sgretolamento del Paese un tempo colonia dell’Impero italiano. La Somalia è infatti allo sbando. La missione Restore Hope dell’Onu è fallita e a dominare sono i signori della guerra. Che per avere accesso alle armi sono pronti a spalancare le porte del Paese allo smaltimento dei peggiori rifiuti, anche radioattivi, prodotti in Italia e in Europa. E la città di Spezia, in tutto questo, c’entra eccome. Tazio torna a Roma sconvolto. E contatta il suo vecchio amico Oscar De Vincentis, incaricato delle indagini sulla discarica di Belvedere. Non può accettare ciò che il suo capo, e per estensione, lo Stato, gli ordina: tacere e obbedire. Dieci anni dopo Mauro Pilger, reporter italo-britannico di una rivista di viaggi e turismo, viene invitato a Spezia per un tour organizzato dalla Provincia. Ben presto, però, capisce che qualcosa non quadra: dietro alle bellezze naturali del golfo si cela in realtà una guerra silenziosa tra due diverse concezioni di sviluppo economico. Mauro, che può vantare origini spezzine da parte di madre, sceglie quindi di restare e indagare, in barba a stipendio e stabilità. Le sue ricerche lo porteranno a confrontarsi con l’arroganza dei potenti, la disperazione dei più deboli nonché una verità familiare molto diversa da quella in cui ha sempre creduto. Ma, soprattutto, farà la conoscenza di Lorenzo Arra: i due uniscono le forze e, insieme, riescono a dare un senso al perché Bava e soci di fatto sono degli intoccabili. Sullo sfondo, quello che assume i connotati di un vero e proprio intrigo internazionale: il porto di Spezia, oltre che uno dei terminali delle navi a perdere, le carrette affondate nel Mediterraneo pur di far sparire il loro carico di veleni a costo zero, si scopre essere il teatro di un inconfessabile patto tra Russia e Stati Uniti.

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Oggi parliamo con… Stefano Cassini

Intervista a cura di Caterina Pezzi Melchiorre

 

Eccoci nella nostra cucina con Stefano Cassini autore de “L’enigma del turco”. Allora Stefano, cominciamo col darti il benvenuto in questo spazio dedicato alla letteratura ma anche – come si evince dal nome del blog – alla cucina. La prima cosa che vorrei chiederti è chi è lo Stefano Cassini scrittore?

Una persona che ha unito due passioni: ciclismo e natura. Nei miei giri in bicicletta ho sempre amato osservare i luoghi e, a un certo punto, mi sono accorto che mi piaceva l’idea di raccontarli. Ho pensato che sarebbe stato bello farlo facendoli diventare la cornice di una storia.

 

Leggendo il titolo del tuo romanzo viene da chiedersi: “chi è il turco?”, puoi dirci se si tratta di uno dei protagonisti della storia?

Possiamo dire che il turco ha, effettivamente, un suo ruolo che però è un po’ particolare. Ora non fatemi dire troppo.

 

Come nasce l’idea di ambientare la storia nelle valli di Fiemme e Fassa?

Frequento quelle zone fin dagli anni novanta. Mi hanno sempre affascinato sia per i luoghi che per la cultura. Mi è venuto naturale sceglierli come scenario per il mio romanzo.

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