A colazione da… Tiffany! Con Alessia Gazzola. (di Paola Varalli)

Perché da Tiffany? Solo leggendo il suo ultimo libro “Il ladro gentiluomo” edito da Longanesi lo scopriremo!

La vena ironica e le metafore divertenti di Alessia Gazzola ci accompagnano, con una scrittura dal ritmo serrato, in una storia che si snoda tra il rosa, il noir, il giallo e il thriller medico-legale più classico.

Questa mattina alle ore nove, un manipolo di blogger e giornalisti scalpitanti attendevano l’arrivo della simpatica scrittrice in una bella location in via Turati a Milano. A detta sua (ma anche nostra) fare colazione insieme è più amichevole, meno ufficiale della solita presentazione, è un modo per stemperare le distanze scrittore-lettore per mettere tutti sullo stesso piano, intorno a un tavolo con il caffè e i cornetti.

Va detto che questo ad Alessia riesce benissimo, per usare un termine un po’ slang, potremmo dire che “non se la tira per niente”, nonostante il successo dei suoi libri e della fiction televisiva tratta dai suoi romanzi.

La domanda di rigore è: “Quanto i tuoi personaggi hanno via via subito influenze dall’interpretazione della fiction da parte degli attori?”

Alessia ci dice che mentre la brava Alessandra Mastronardi ha aderito pienamente al personaggio di Alice, Lino Guanciale lo ha in qualche modo modificato, forse nobilitandolo, per cui, nonostante il dottor Conforti fosse inizialmente un elemento dispotico e negativo, con il tempo e grazie alla fiction, ha rivelato di avere anche un cuore, faccenda piuttosto insospettabile.

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Il giro giusto – Carlo Picca

Trama

Se credete che nel mondo dei libri tutto sia perfetto ed entusiasmante e non mancate ai suoi grandi appuntamenti mondani, tocca anche chiedersi cosa si nasconda spesso dietro tutto ciò, non credete? Qual è l’ombra che, guardinga, si nasconde dietro le luci dei riflettori, puntati su quegli oggetti meravigliosi chiamati “libri”? L’ennesima presentazione a cui assiste Ippolito diventa quella giusta per farlo eruttare dopo anni e anni di lavoro appassionato. Perché, lui lo sa bene, anche i libri devono fare parte del giro. Del giro giusto, però!

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L’ultimo sorriso – Alfonso Pistilli

Trama

Tutti noi cerchiamo un sorriso in ogni angolo della vita, e talvolta lo troviamo laddove è impossibile. Alessandro Cocco, giovane venditore di vacanze a porta a porta, l’ha trovato in Halina, escort lituana trasferitasi a Bari, con la quale ha una profonda amicizia. Quando, al telegiornale, Alessandro apprende della sua morte, non vuole crederci, soprattutto dopo essere venuto a sapere che per la Scientifica si è trattato di suicidio. Conosceva davvero così poco la sua amica? O c’è dell’altro?

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La stella a sei punte – Antonio Falco

Trama

Giulia Rinaldi è la poliziotta che a tratti assume il ruolo di protagonista della narrazione e che, insieme agli altri membri della squadra T, dovrà risolvere l’ingarbugliato caso della scomparsa di una giovane ventenne appartenente alla cosiddetta Torino bene. L’evolversi degli eventi porterà gli agenti verso direzioni via via sempre più inaspettate e davanti alla drammaticità di alcuni misteri relativi alla famiglia della ragazza. La città di Torino fa da sfondo alle vicende narrate contribuendo all’intenso coinvolgimento del lettore negli avvenimenti descritti.

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Fore morra – Diego Di Dio

Trama

Alisa e Buba sono due sicari. Entrambi sono professionali, spietati, ben noti nell’ambiente. Lavorano insieme, ma non potrebbero essere più diversi. Buba è un uomo possente, maniacale, una perfetta macchina di morte dal passato ambiguo e oscuro. Alisa è una sopravvissuta. Si porta dietro il fardello di un’infanzia trascorsa tra violenze e angherie, tra abusi e povertà: è cresciuta ai margini di una società feroce e impietosa. Quando viene commissionato loro l’omicidio di un piccolo camorrista, scoprono che si tratta di una trappola architettata da un uomo potente e determinato, chiamato “il boss”, e di cui si sa una cosa sola: il suo obiettivo è catturare Alisa, catturarla viva. Andando a ritroso nella memoria, esplorando i tormenti e le violenze subite nella sua vita, Alisa dovrà capire chi si nasconde dietro la grande macchinazione congegnata ai suoi danni. Lei e Buba dovranno addentrarsi tra i quartieri di Napoli e negli antri bui della mente umana, per scoprire quanto profondo e devastante possa essere l’odio di un uomo tradito. Fore morra: fuori dalla camorra. Come proiettili impazziti, con tutti e con nessuno.

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Il canto dell’upupa – Roberto Mistretta

Trama

In Sicilia il rosso la fa da padrone. Rosso delle arance che crescono rigogliose, rosso dei fichi d’india maturi, rosso del sole che la infuoca, delle passioni che infiammano i suoi abitanti. Anche il rosso del sangue che ne macchia la terra. Come quello del cadavere con cui deve fare i conti Saverio Bonanno, maresciallo dell’Arma dei Carabinieri, animo sanguigno e qualche chilo di troppo. Il pestaggio sospetto d’un noto pappone sa di lezione, ma in Sicilia nulla è come appare e a complicare la vita al maresciallo ci si mette quel cadavere con la testa fracassata. Troppo amico dei bambini, sussurrano i bene informati. Lo sbirrume pizzicantino di Bonanno però dice altro, fiuta l’aria, percepisce a pelle carrettate di rogne. E lui ha imparato a fidarsi del suo istinto. Quando poi entrano in scena l’upupa, col suo canto cupo e lugubre, e Salomone, che invade la rete con la promessa della venuta di un nuovo millennio, e nomi altisonanti, di gente intoccabile, le domande si moltiplicano. Tra false piste, bambini dagli occhi tristi, una focosa assistente sociale e diversi ricatti, Bonanno si farà largo tra le fitte trame di un crimine che poco ha che fare con lupare e pistole, e più col buio dietro i nostri occhi. E cercherà di far luce anche lì dove l’oscurità predomina. Con “Il canto dell’upupa”, l’irascibile protagonista in uniforme uscito dalla penna di Roberto Mistretta, conferma la sua indole bonaria e indomita. L’autore riesce a compiere il miracolo di guardare con ironia anche le vicende più crude, innestando su una trama abilmente costruita nel segno della denuncia civile, situazioni in cui i personaggi si muovono con originale e spiazzante leggerezza. Nella migliore tradizione del giallo siciliano.

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Wormhole: La materia oscura – Alexandra Nemes

Trama

Chicago 2010.

Un segreto, sepolto nella loro adolescenza, lega i ragazzi dell’Atomo: Reda Valente, Julian Emerson e i fratelli Roger e Paul Richardson.

Non li uniscono solo la passione per la Fisica e i viaggi nel tempo, ma anche un legame erotico, contorto e paranoico. I tre uomini del gruppo amano morbosamente Reda e, pur di averla, accettano di condividerla tra loro.

Il legame, che sembrava indissolubile, verrà invece spezzato dalla fine tragica di Roger, precipitato da una scogliera durante un rave party.

Da questa morte prenderà il via una folle ricerca scientifica che ha come fine il ritorno al passato per scoprire com’è morto Roger. In questa corsa all’indietro nel tempo saranno coinvolte molte persone, in primis il generale Aaron Berger che si troverà trascinato in una sorta di ispirata pazzia.

Un thriller avvincente, con continui colpi di scena da action movie.

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Blu Room Hotel – Roberto Monti

Trama

Con l’emendamento del sindaco Brune, a Tap Town, viene proibito l’utilizzo di carta e inchiostro, autorizzando come unico mezzo di distribuzione di qualsiasi tipo di testo scritto, quello digitale. Gore, il capo della polizia, organizza continui rastrellamenti per le vie, nelle case e nei locali con l’unico scopo di sequestrare tutti i libri cartacei presenti in città e, grazie ad attenti posti di blocco posizionati lungo tutto il confine cittadino, riesce a inibirne in pochissimo tempo l’importazione dagli altri centri abitati. L’editoria si trova quindi a dover completamente rivoluzionare il modo di concepire e di distribuire i propri libri. L’era digitale è iniziata. Nonostante questo divieto però, a Tap Town appaiono alcuni scrittori clandestini di cartacei. Il più famoso e il più astuto nel non farsi catturare dagli uomini di Gore è Billy Ray.Intanto in città gli scrittori clandestini di cartacei vengono ritrovati senza vita poche ore dopo essere stati visti uscire dal Blu Room Hotel.

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Oggi parliamo con… Mirko Zilahy

Intervista a cura di Dario Brunetti

 

Abbiamo il piacere d’incontrare per giallo e cucina Mirko Zilahy in libreria con il suo romanzo ‘’Così crudele è la fine” e il suo protagonista Enrico Mancini.

Benvenuto!!! Tanto per iniziare parlaci, per chi ancora non lo conoscesse, di questo personaggio, da dove è venuta l’ispirazione e inoltre quali sono  suoi pregi e i suoi difetti?

Enrico Mancini è il frutto di un disegno su un’agendina e un’idea che mi portavo dietro da anni. Avevo insegnato all’università di Dublino, fatto l’editor e il traduttore, scritto centinaia di recensioni ma confrontarmi con la forma del romanzo non era nei miei progetti. E invece… quando ho iniziato a mettere insieme i pezzi della mia Roma e del commissario mi sono reso conto che poteva venire fuori qualcosa di nuovo. Un thriller sui generis ma, secondo me, necessario.

Enrico Mancini è un profiler nato a Roma ma istruito a Quantico (Mindhunterdocet). Nella mia trilogia si trova a che fare, prima ancora che con i serial killer, con la scomparsa della moglie e con le nevrosi scatenate dal mancato ultimo saluto sul letto di morte. Il commissario è infatti in America quando Marisa tira l’ultimo sospiro, e da allora lui indossa di continuo un paio di guanti di pelle per non avere più contatto con gli altri, con il mondo. È il suo modo di dire “no”. Ma, in È così che si uccide la caccia a uno spietato seriale, che si fa chiamare l’Ombra, lo tira dentro l’indagine.

 

Inoltre come mai hai scelto un personaggio che nasconde bene la sua fragilità interiore e i suoi lati deboli? Possiamo affermare che Enrico Mancini può essere simile a tanti di noi, magari che nascondono dentro se stessi le loro sofferenze e i loro stati emotivi e affrontano la giornata come se indossassero una maschera?

Non parlerei di maschere. Ognuno di noi ha un proprio sistema di difesa dal dolore che viene da dentro (memoria, solitudine, lutti) o dall’esterno, dal mondo, dalla cosiddetta realtà. Mancini indossa i suoi guanti di pelle, che piano piano, di romanzo in romanzo, si trasformano in altre nevrosi. Ma i guanti sono un simbolo fisico che ricorda a lui e al lettore che c’è stata un’interruzione, una cesura che va rimarcata. I guanti sono il segno tangibile della fine di una vita e dell’inizio di un’altra. Li sceglie per mettere un ostacolo, un muro tra sé e il mondo, tra il sé di prima e quello di adesso. Tutti abbiamo oggetti a cui siamo legati, e a volte li usiamo per difenderci, nasconderci o semplicemente per urlare silenziosamente i nostri dolori al mondo.

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Il gioco bugiardo – Ruth Ware

Trama

Il messaggio arriva in piena notte. Solo quattro parole: «Ho bisogno di voi». Isa saluta il marito, prende con sé la figlia di sei mesi e si precipita nella cittadina costiera di Salten, sulla Manica, dove aveva trascorso gli anni del liceo. A scuola Isa e le sue tre migliori amiche giocavano al gioco delle bugie: vinceva chi di loro avesse inventato la storia più assurda rendendola credibile agli occhi degli altri. Ora, dopo diciassette anni di segreti, sulla spiaggia viene scoperto qualcosa di agghiacciante. Qualcosa che costringe Isa a confrontarsi con il proprio passato e con le tre amiche che non vede da allora, ma che non ha mai dimenticato. Hanno preso strade diverse, non si riconoscono più nelle adolescenti di un tempo, ma è sufficiente tornare nella casa di Kate, il vecchio mulino vicino al collegio dove tutto è cominciato, perché ogni distanza venga annullata e perché le quattro donne di adesso tornino a essere le ragazze di allora. Ma la loro non è un’allegra e nostalgica riunione di ex compagne di classe: Salten non è un posto sicuro, non dopo quello che hanno fatto. E se avevano creduto che il tempo potesse cancellare ogni traccia, adesso capiscono che era solo l’ennesima menzogna: una menzogna che in questo caso avevano raccontato a se stesse…

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