Bugiardo – Phoebe Morgan

Trama

Il padre di Corinne e Ashley è morto un anno fa, ma le due sorelle, che gli erano entrambe molto legate, avrebbero davvero bisogno del suo supporto. Ashley infatti vede il marito tornare ogni giorno più tardi dall’ufficio, la figlia di pochi mesi sembra incapace di dormire e quella adolescente, Lucy, quasi non le rivolge la parola. A Corinne, invece, piacerebbe avere i problemi della sorella, frustrata com’è dalle difficoltà che sta incontrando nel rimanere incinta. Un quadro familiare apparentemente normale viene turbato dal misterioso ritrovamento da parte di Corinne, prima in casa e poi in ufficio, di alcune parti della sua vecchia casa delle bambole, costruitale proprio dal padre. Chi le sta lasciando, e come se le è procurate? Quando scopre che la casa giocattolo è sparita dalla soffitta della vecchia villa dei suoi, Corinne comincia a vedere minacce ovunque. Dovrà riuscire a distinguere il vero dal falso per scoprire chi sta attentando al benessere della sua famiglia.

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Io non mi chiamo Miriam – Majgull Axelsson

Trama

“Io non mi chiamo Miriam”, dice di colpo un’elegante signora svedese il giorno del suo ottantacinquesimo compleanno, di fronte al bracciale con il nome inciso che le regala la famiglia. Quella che le sfugge è una verità tenuta nascosta per settant’anni, ma che ora sente il bisogno e il dovere di confessare alla sua giovane nipote: la storia di una ragazzina rom di nome Malika che sopravvisse ai campi di concentramento fingendosi ebrea, infilando i vestiti di una coetanea morta durante il viaggio da Auschwitz a Ravensbrück. Così Malika diventò Miriam, e per paura di essere esclusa, abbandonata a se stessa, o per un disperato desiderio di appartenenza continuò sempre a mentire, anche quando fu accolta calorosamente nella Svezia del dopoguerra, dove i rom, malgrado tutto, erano ancora perseguitati. Dando voce e corpo a una donna non ebrea che ha vissuto sulla propria pelle l’Olocausto, Majgull Axelsson affronta con rara delicatezza e profonda empatia uno dei capitoli più dolorosi della storia d’Europa e il destino poco noto del fiero popolo rom, che osò ribellarsi con ogni mezzo alle SS di Auschwitz. Io non mi chiamo Miriam parla ai nostri giorni di crescente sospetto verso l'”altro” interrogandosi sull’identità – etnica, culturale, ma soprattutto personale – e riuscendo a trasmettere la paura e la forza di una persona sola al mondo, costretta nel lager come per il resto della vita a tacere, fingere e stare all’erta, a soppesare ogni sguardo senza mai potersi fidare di nessuno.

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