Intervista a cura di Alessandro Noseda
Abbiamo il piacere di ospitare tra pentole e fornelli Franco Faggiani, ora in libreria con La manutenzione dei sensi (Fazi Editore).
Benvenuto! Ci dai una mano con la cena mentre chiacchieriamo? Cosa prepariamo? Hai una ricetta preferita?
Se preparate voi, punterei su un aperitivo composto da una frittatina di cipolle alle erbe e un bicchiere di Villa Bucci, un verdicchio Riserva superlativo. Io con la frittata di cipolle ho sempre avuto difficoltà a farla come si deve. Le cose all’apparenza più facili sono spesso quelle più complicate da realizzare bene.
Cominciamo con una breve biografia. Chi è Franco?
Chi è Franco ancora non l’ho capito. Per restare in tema biografico, sono nato a Roma nel 1948 (dico spesso: nella prima metà del secolo scorso; fa molta scena, mi dà un’aurea da grande vecchio), faccio il giornalista freelance, ho viaggiato, a iniziare dai 19 anni, come reporter nelle zone calde del mondo quando questa prerogativa era riservata soli ai super inviati dei grandi giornali, ho il campo base a Milano. “Campo base” perché da qui, appena posso, parto per esplorare le terre di mezzo, ovvero quella parte di montagne che non sono appoggiate sui fondovalle ma nemmeno si inerpicano fino ai ghiacciai estremi. Sono montagne spopolate o dove il turismo limitato a poche settimane l’anno lascia scarsi segni, disseminate di piccoli borghi dove qualche giovane sta cercando di tornare a vivere. Montagne non di rocce e ghiacciai impervi ma di boschi e pascoli. Un mondo defilato, da esplorare, anche senza una meta precisa da raggiungere.
Scegli pure un vino in cantina. Hai preferenze?
Laccento, un rosso da uve ruchè, prodotto nella ristretta aerea di Castagnole Monferrato dall’azienda Montalbera. Oppure A’ Puddara, un bianco siciliano da uva carricante, creato sull’Etna dalla Tenuta di Fessina. A’ Puddara vuol dire la chioccia e si riferisce alle Pleiadi, stelle che sembrano accovacciate sulla testa del vulcano. Dei vini mi piacciono anche le storie che sanno raccontare. Non sono sofisticato negli abbinamenti. Se un vino mi intriga davvero lo bevo con tutto, un bianco corposo con la carne, un rosso leggero con il pesce. Non mi piace la definizione vini da meditazione. Cosa vuoi meditare, bevi moderatamente in compagnia e goditi il momento. Bevi meno ma bevi bene.