L’uomo del bosco – Francesca Panzacchi

Trama

Tre amiche si preparano a trascorrere l’attesa vacanza in montagna, nel Tirolo italiano. A causa di un piccolo incidente, la bella Sofia incontrerà Reinhard, un uomo misterioso che pare sbucato dal nulla e che cambierà per sempre le loro vite. Gentile e attraente, l’uomo del bosco nasconde un macabro segreto.

Un romanzo rosa-noir, perennemente in bilico tra normalità e lucida follia. Un amore emozionante e struggente, con finale a sorpresa.

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Vi consiglio un film (tra un libro e l’altro) – STOP

 

STOP (2016) di Kim Ki-duk.

A cura di Emanuele Marchetto.

Il discusso regista sudcoreano torna a provocare con una pellicola ambientata nel Giappone post Fukushima, con un chiaro intento di denuncia verso l’energia nucleare.
La vicenda coinvolge una giovane coppia, Miki e Sabu, esposta alle radiazioni e subito evacuata a Tokyo. Lei scopre di essere incinta e viene contattata da un portavoce del governo che la esorta ad abortire; il bambino potrebbe infatti nascere deforme. I dubbi e le implicazioni etiche si moltiplicheranno, distruggendo così l’equilibrio della coppia.
Il film parte da un incipit lineare e coerente, ma andando avanti moltiplica le domande, dando pochissime risposte. Come spesso accade nelle sue opere, Kim Ki-duk racconta le dinamiche umane partendo da pochissimi personaggi. In questo caso la coppia, sempre più in conflitto, vorrebbe mostrarci le molteplici sfaccettature di un tema più che mai attuale, ovvero lo spreco dell’energia, che trova in Tokyo la location ideale, visto l’enorme utilizzo dell’illuminazione notturna. Oltre a questo troviamo il dilemma etico di un genitore nel prendersi la responsabilità di far nascere un figlio, pur sapendo che potrebbe avere dei problemi fisici. Questo tema è affrontato con estrema crudezza e diventa rappresentazione dell’incoscienza umana che prima provoca disastri e poi cerca la strada più semplice e cinica per risolverli.

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Oggi parliamo con… Matteo Ferrario

Intervista per Gialloecucina a cura di Massimo Padua

 

Non mi lascio certo sfuggire l’opportunità di fare qualche domanda a Matteo Ferrario, a mio parere uno degli autori più interessanti e promettenti degli ultimi tempi. Dopo alcuni racconti editi in antologie, ha esordito nel 2014 con il romanzo Buia per Fernandel e, sempre con lo stesso editore ravennate, ha poi pubblicato Il mostro dell’hinterland nel 2015.

 

Il personaggio di Buia non è nato con il romanzo edito da Fernandel, ma da un racconto più breve con il quale ti sei distinto al concorso Subway-Letteratura. Cosa ti ha ispirato l’idea e come sei arrivato a pensare di ampliare la storia?

Il primo elemento che ho avuto a disposizione è stato il nome della protagonista, circa otto anni fa. Una sera mia moglie, che è un’insegnante, mi stava raccontando qualcosa di divertente capitato a scuola a una bambina di nome Guia, ma mentre me ne parlava, non so bene per quale motivo, a me è parso di sentire una b al posto della g. Buia, ho pensato: un nome assurdo, ma anche evocativo. Quale personaggio potrebbe portare un nome simile? La prima risposta me la sono data qualche mese più tardi, quando ho iniziato a scrivere di una bambina che viene concepita per sbaglio da genitori giovanissimi, e per un errore dell’impiegata dell’ufficio anagrafe si ritrova questo nome in cui è racchiuso già il suo destino, ma anche il fascino che le sue ferite eserciteranno sul narratore: un timido coetaneo che la conosce sui banchi di scuola e poi la ritrova intorno ai trent’anni. Questi elementi erano già contenuti nel racconto, poi pubblicato in volumetto e distribuito nelle stazioni della metro italiane in grandi tirature, come quelli degli altri vincitori di Subway. Ma il personaggio di Buia aveva ancora qualcosa da dirmi. Me ne sono accorto a cinque anni di distanza, quando, al termine del lungo lavoro su un altro romanzo poi rimasto inedito, ho ripreso a scrivere di lei. Più che ampliare la storia le ho dato respiro, e ho anche assaporato il piacere di restare più a lungo in sua compagnia. Per tutte queste ragioni era inevitabile, credo, che Buia fosse il mio libro d’esordio.

 

Leggendo i tuoi romanzi, la sensazione che si percepisce è che per te siano molto importanti l’ambientazione e, soprattutto, l’aderenza alla realtà. È una tua precisa scelta?

Più che nel realismo e nell’ambientazione, credo nel rapporto di fiducia che si crea tra il testo e il lettore. È un aspetto a cui sono particolarmente sensibile quando leggo: mi capita a volte di imbattermi in storie dall’impianto totalmente realistico, a cui tuttavia non credo, e viceversa di fidarmi senza riserve di un narratore che mi sta raccontando una vicenda surreale, fantascientifica o di magia.

Credo che tutto passi dalla voce narrante: è quella che decide se il lettore ti crederà o meno, e la parte più importante del processo è trovarla, e poi lavorarci finché non diventa l’unico modo possibile in cui raccontare quella storia, il suo battito naturale, per così dire. Il mondo narrativo dei miei romanzi, almeno in partenza, si potrebbe definire realistico, ma il primo è anche una sorta di fiaba nera, mentre il secondo è la versione dei fatti data da un uomo che si trova in carcere per un delitto di quelli da prima pagina, e in entrambi i casi è la voce narrante a decidere se sia vero o meno ciò che viene raccontato.

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Cinque indagini romane per Rocco Schiavone – Antonio Manzini

Trama

Questo volume riunisce i racconti pubblicati in diverse antologie di questa casa editrice, a partire da “Capodanno in giallo”. Raccolti assieme, permettono di ricostruire quello che può chiamarsi l’antefatto del vicequestore Rocco Schiavone. Un poliziotto tutt’altro che buonista, piuttosto eccentrico nei panni del nemico del crimine. Di mattina, per darsi lo slancio si accende uno spinello; quando capita, non disdegna qualche affaruccio con la refurtiva di un colpo sventato; è rozzo con tutti, brutale con i cattivi, impaziente con le donne. Ciononostante chi legge le sue avventure lo vorrebbe amico. Per punizione, i comandi lo trasferiranno in mezzo alla neve di Aosta, dove sono ambientati i romanzi che gli hanno dato tanta notorietà. Intanto, nelle storie di questo volume, lo incontriamo prima del forzato trasloco. Sa che sta per dire addio alla città amata, ma non sa quale sia il suo destino. In questa incertezza, il passato lo stringe da ogni parte scolpendo il suo pessimismo, nutrendo la sua malinconia. Percorre Roma, luoghi familiari, vecchie conoscenze, mentre nel suo modo sfaticato intuisce soluzioni impensate agli enigmi criminali. E questi hanno sempre sfondi di oscura umanità. Tanto che i suoi difetti appaiono l’altra faccia, necessariamente antiretorica, della medaglia della viva pietà per i derelitti e del grande dolore che una volta gli ha straziato il cuore. Insomma, sembra una specie di angelo caduto.

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Il confessore – Jo Nesbo

Trama

Il mondo di Sonny Lofthus è crollato il giorno in cui, tornando a casa, ha trovato il padre, un poliziotto, morto suicida. Ha cominciato a drogarsi. Ora non ha neanche trent’anni ed è in prigione da dodici per duplice omicidio. Eppure c’è qualcosa in lui che ispira fiducia, perché nel carcere di massima sicurezza di Staten i compagni lo considerano una specie di confessore; gli raccontano le loro storie. La sua esistenza è ormai tutta lí, non ha piú sogni né un’idea del futuro. Finché un detenuto gli rivela che in realtà suo padre è stato ucciso. In quel preciso istante Sonny riscopre una ragione per vivere e riacquistare la libertà: ha deciso di punire i colpevoli, uno alla volta.

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Segnalazione in libreria – Il RISVEGLIO DELLA NOTTE di F. Lugli

 “Il debutto di Manzo irrompe nel mattatoio omologato del noir. Finalmente carne fresca!”

(Andrea G. Pinketts)

Francesco G. Lugli

Il RISVEGLIO DELLA NOTTE

Collana “Calibro 9”

Novecento Editore

Pagine 360; Prezzo euro  12,90

Uscita: giugno 2016

 

Un noir metropolitano venato di ironia, serrato e coinvolgente, che ci porterà a scoprire i segreti di una Milano corrotta e grigia, dove ormai non vige solo la legge del più forte, ma soprattutto quella del più criminale. Una parabola dissacratoria e incalzante di come la crisi possa trasformare un insospettabile cittadino modello in un sicario senza scrupoli. Una scrittura fluida e tagliente che non lesina colpi di scena.

TRAMA

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Oggi parliamo con… Angelo Marenzana

Intervista a cura di Stefania Ghelfi Tani

 

Buongiorno Angelo e grazie per averci concesso un po’ del tuo tempo! Raccontaci di te. Chi sei? Quando è nato il tuo amore per la scrittura?

Alessandrino da sempre, doganiere da quarant’anni. Ed è stata la mia professione (consumata per 22 anni in un classico posto di confine con tanto di sbarra) a risvegliare un mio desiderio di adolescente. Ovvero, la voglia di saltare il fosso da lettore a scrittore. Mi ha dato la spinta giusta a raccogliere i miei primi tre racconti su Frontiere, un volume pubblicato con Mobydick Editore nel 1999.

 

 

Oltre alla scrittura hai altri interessi, passioni, hobbies?

Viaggiare appena si può. Un interesse spesso in contrasto con l’avere due cani in famiglia. E per loro, magari si rinuncia. Ma va bene comunque. Tolto lavoro e scrittura, di tempo ne resta poco. In parte lo dedico anche ai serial tv.

 

 

Dove scrivi? Hai un posto preferito dove trovi ispirazione?

Non ho un luogo. Ho un portatile che mi accompagna nei posti dove spero di trovare la tranquillità per riuscire a concentrarmi. Con i cani accucciati sui piedi. Invidio molto quegli studi da “scrittore” con libri, riviste, oggetti, foto alle pareti, ricordi. Disordine. Ma al momento, dove abito, non me lo posso permettere.

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Ti suggerisco un film (tra un libro e l’altro)

Recensione del film The Dressmaker – Il Diavolo è Tornato di Joicelyn Moorhouse

A cura di Stefania Ghlefi Tani

 

Trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Rosalie Ham.

Un film stravagante, sicuramente non per tutti, dai toni vivaci e drammatici, ambientato in uno strano mondo dove la comunità è un campione eccentrico che la sociologia potrebbe studiare…

Anni ’50, Australia, ritratta come terra inospitale, arida. Alberi senza foglie che rapiscono lo sguardo, pochi possenti e inquietanti rami come grosse braccia protese al cielo. Un paesaggio western brullo e polveroso è il palcoscenico sul quale si svolge un melodramma che rivela e al tempo stesso nasconde i segreti di famiglia e di una comunità ottusa e cattiva.

Il microcosmo di un paese di poche anime, fatiscente e minuscolo nel deserto della vita dove regnano omertà, vendetta, calunnia e follia.

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I riceracconti di Marilù

“Pàvana è un ricordo lasciata tra i castagni dell’Appennino” mentre Panama è un sogno, un paradiso  soprattutto… fiscale.
Dalla montagna pistoiese, d’accento emiliano, terra di socialismo antico al canale che unisce i due oceani americani, terra del socialismo “del commercialista”.
Potrebbe essere la storia di un viaggio ma invece è cronaca dei giorni nostri, l’ennesimo scandalo , stavolta mondiale, di evasioni non poetiche e sognanti ma fiscali.  800, forse 1.000, forse di più sono gli italiani accreditati di essere titolari di società di comodo off-shore.
Tutti accomunati , pare, dall’esotismo di un’avventura nei caraibi  o più prosaicamente dal desiderio di occultare ricchezze al fisco. Poi vai a leggere la lista , capi di stato di superpotenze mondiali e … soubrette italiche. Soubrette??? Si , e anche attori comici e manager pensionandi con grande cotonatura grigia di capelli. E poi , infine, anonimi personaggi della provincia emiliana che scopriamo amministratori improvvidi di società al sole di Panama.

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L’angolo di Dolcepentolina

LASAGNE DI  PANE CARASAU  per 4 persone

100 gr di pane CARASAU(tipico pane sardo molto gustoso),300 gr di fagiolini,250 gr di crescenza,2 scalogni,40 gr di pinoli,40 gr di parmigiano,maggiorana, noce moscata, 30 gr di burro, sale,pepe
Pulire i fagiolini e tagliarli per la lunghezza, sbucciate gli scalogni e tritarli poi stufarli in padella con il burro per 5 min, unire i pinoli, salare pepare e cuocere per altri 5 min..Condire con noce moscata.Ammorbidire il pane in poca acqua quindi sgocciolarla. ungere una pirofila con il burro e foderarla con il pane.Distribuire sul fondo la crescenza, i fagiolini la maggiorana e il parmigiano, continuare a finire gli strati.Per ultimo finire con i fagiolini e i pinoli, quindi infornare a 200° per 15 min

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